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Il ministro Roberto Gualtieri

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Fabbrichiamo debiti e non facciamo opere né di bene né di sviluppo. Ci impegniamo a distribuire mance a tutti e abbiamo sempre pochi soldi per risarcire chi ha dovuto chiudere le proprie attività per colpe non sue. Assistiamo sgomenti allo spettacolo inimmaginabile di un presidente della Camera grillino, Roberto Fico, che manda indietro una trentina di articoli della legge di stabilità firmati dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per evidente analfabetismo istituzionale in quanto si tratta di provvedimenti ordinamentali senza effetti finanziari, micro-settoriali e localistici. A memoria non ricordiamo un livello di “marchette” politiche e di bocciature così pesanti.

Abbiamo prodotto una legge di stabilità infarcita di misure a pioggia e dove le spese per investimenti sono meno di un quarto, ma rischiano addirittura di essere solo debiti nuovi e di porre le basi della crisi finanziaria italiana. Non saltate sulla sedia e continuate a leggere anche perché lo scriviamo proprio affinché questa ipotesi non si avveri. In un articolo della legge di stabilità appare il Fondo di rotazione per l’attuazione dei programmi del Fondo Next Generation Eu di 121 miliardi che non dovrebbe esserci perché mette in bilancio una disponibilità pluriennale di risorse che non esiste e che non si sa se e chissà quando arriverà. Gran parte di questa somma è legata ai contributi a fondo perduto del Next Generation Eu che se tutto va bene arriverà in una prima piccola anticipazione (10%) nella seconda metà dell’anno prossimo ma è ancora tutto nelle mani della politica europea. Al momento nulla è certo.

Questo fondo e questa voce esistono perché la Ragioneria generale dello Stato mette soldi veri in bilancio per il 2021 per un importo iniziale pari alla prima anticipazione attesa dall’Europa collocando titoli italiani sul mercato e contraendo quindi nuovo debito. Il resto dovrebbe fluire negli anni a seguire a mano a mano che i programmi avanzano sulla base di un cronoprogramma che realizza gli obiettivi concordati e rispetta le scadenze. Siamo nella seguente situazione. La Ragioneria generale dello Stato fa una rilevante anticipazione di cassa di decine di miliardi tutta in debito sulla base di una promessa che è quella delle amministrazioni centrali di realizzare nei tempi programmati i progetti approvati dall’Europa che al momento le stesse amministrazioni non hanno neppure presentato.

Vi viene un po’ di angoscia? Sì o no? Vi sale o meno questa angoscia se pensate che buona parte di questa promessa è nelle mani di una ministra dei Traporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che si è vista bocciare una a una tutte le nomine di commissari ad acta dal Ragioniere generale dello Stato perché ancora confonde l’utilizzo di poteri speciali per opere strategiche come quelle della riunificazione ferroviaria delle due Italie con le opere clientelari dei suoi amichetti e delle sue terre? Perché vuole i commissari per fare presto qualche favore, non per fare presto e bene l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria che è sempre al primo posto nell’elenco delle chiacchiere e all’ultimo nell’elenco delle cose da fare?

Parliamoci chiaro. L’anticipazione avviene dal momento in cui la Commissione approverà i progetti e, ovviamente, nella speranza che le amministrazioni titolari dei progetti li realizzino davvero. Si devono svegliare tutti e più degli altri le Infrastrutture e i Trasporti perché la macchina degli investimenti così come è oggi è praticamente inesistente. Più che fare partire opere la ministra De Micheli scrive e riceve lettere senza spostare il becco di un euro. Presidenza del Consiglio e Mef promettono di presentare a brevissimo il piano con le scelte e le amministrazioni coinvolte. Noi queste scelte ancora non le abbiamo viste. Speriamo che almeno in questo caso non si proceda con il solito annuncio di un pezzettino a tutti ma di scelte chiare con infrastrutture immateriali e materiali che pongano al centro il Mezzogiorno perché questa è la priorità di sviluppo dell’Italia e questo è il motivo per cui l’Europa ci dà questi soldi.

Qui c’è la potenziale crescita del Pil italiano ma deve essere chiaro a tutti che è una scommessa e che la nostra capacità produttiva su questo campo fino a oggi è stata debolissima. Per cui se queste opere le vogliamo fare veramente dobbiamo cambiare tutto altrimenti a crescere sarà solo il debito. Perché se vive il metodo di prima avremo un circolo vizioso con la Ragioneria che anticipa i soldi, lo Stato che si indebita emettendo titoli per attuare progetti che non siamo in grado di fare secondo il cronoprogramma che abbiamo sottoscritto. Di modo che alla fine non abbiamo l’opera e vediamo schizzare il debito della Repubblica italiana. Poniamo, cioè, le basi della crisi finanziaria post Covid. Viceversa se i progetti saranno di qualità e li realizzeremo bene arriveranno i fondi europei che annulleranno con un piccolo sforamento i nostri debiti e avremo fatto investimenti che determinano crescita vera.

La scommessa delle scommesse è la governance di questi fenomeni perché spendere bene questi soldi nella scuola e nella ricerca non significa stabilizzare tutti i supplenti ma fare la vera riforma della scuola e investire in modo cospicuo nei grandi progetti di ricerca mettendo insieme università e imprese e avendo la dotazione per fare rientrare i cervelli che ci hanno lasciato affidando loro i grandi progetti del futuro. Dobbiamo essere capaci di tornare a Giulio Natta, alle grandi università e alle grandi aziende che regalarono agli italiani il primato mondiale della plastica. Dobbiamo chiudere il becco a tutte le lobby e fare la banda larga ultra veloce partendo dal Sud e dalle aree interne del Nord con una società a capitale pubblico di mercato (vero ministro Gualtieri?) non con società a azionariato francese e americano che hanno altri interessi. Dobbiamo scegliere di investire sulla alta velocità e capacità ferroviarie da Napoli alla Sicilia e sul grande progetto della portualità Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro-Pozzallo. Vogliamo viceversa continuare a fare un pezzettino inutile di cuneo fiscale e un pezzettino inutile di assegno universale anche agli autonomi mentre dovremmo concentrarci sulla potenza di fuoco dei risarcimenti. Non abbiamo ancora capito che sulla grande illusione dei soldi europei e degli investimenti pubblici che non sappiamo fare rischiamo il crollo dell’Italia. Nel mondo nuovo non potremo procedere con i ritardi e le furbizie del mondo vecchio. Perché in assenza del fare bene non avremo contratto debito buono, ma debito cattivo. Ci saremo prenotati la crisi finanziaria.


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