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Giuliano Amato e Mario Draghi

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Quello che è accaduto negli ultimi due mesi con i mal di pancia dei partiti sul governo Draghi e, soprattutto, quello che è stato certificato dal voto di ieri sulla Casellati per il Quirinale è la fine della stagione della Grande Illusione del populismo e anche dell’estremo tentativo di restaurarlo. La corsa a apparire in tv di Salvini e di Conte per annunciare la scelta in rosa per il Quirinale rende anche visivamente la volontà di rimettere indietro le lancette dell’orologio della politica italiana ritornando ai tempi del governo gialloverde. Di certo Letta e gli altri non gradiranno queste fughe in avanti. Il Paese ha bisogno di chi sa farsi rispettare in Europa e è capace di fronteggiare le emergenze dell’economia. Se si continua così anche il richiamo di Mattarella sarebbe come un coperchio sopra una pentola a pressione. Prima o poi salterebbe. Basta scherzare con il fuoco

FATE PRESTO a ritornare in voi. Non vi resta che chiedere scusa ai vostri elettori e prendere l’impegno pubblico di rappresentare con onore la sovranità popolare di cui siete titolari. Care deputate cari deputati, care senatrici cari senatori, ponetevi la domanda (qual è il Capo dello Stato che serve oggi al Paese?) e arriverete alla stessa risposta di chi vi ha votato: nel nuovo ’29 mondiale dopo la breve stagione del governo di unità nazionale che ha restituito credibilità all’Italia e fatto ripartire la sua economia è bene che il cittadino europeo più stimato nel mondo, Mario Draghi, salvatore dell’euro e artefice della ripartenza italiana, succeda a Sergio Mattarella e assicuri al Paese una garanzia di sette anni di credibilità internazionale, di peso in Europa, di disciplina e di cambiamento effettivo in casa.

Questo è il vero dividendo che la politica dei partiti potrà rivendicare davanti ai suoi elettori e che risponde oggi all’interesse generale. Se non ve la sentite e resta un mistero il perché, care deputate cari deputati, care senatrici cari senatori, allora potete votare come alternativa Giuliano Amato perché ha il profilo internazionale e lo standing politico e istituzionale necessari, perché ha salvato l’Italia con il suo governo del ’92 e perché in termini generazionali è l’unica scelta possibile per una soluzione di sistema che preservi condizioni di garanzia effettiva affinché il governo Draghi di unità nazionale prosegua con l’agibilità dovuta fino alla fine della legislatura. Questo va detto anche se il vento gira da un’altra parte perché se ne tenga almeno conto e si valutino gli scenari possibili alla luce di tali considerazioni. Questo senza nulla togliere ai meriti di lungo corso parlamentare di Casini, che è stato un eccellente presidente della Camera, o a figure come Elisabetta Belloni, che ha il problema di trovarsi oggi a guidare i servizi segreti, Marta Cartabia, Paola Severino che hanno tutte e tre una storia professionale importante e hanno svolto con grande capacità ruoli istituzionali rilevanti. Tutti nomi su cui nella notte ci si confronta.

Dovete muovervi convintamente dentro questo binario non perché state facendo un piacere a qualcuno, ma perché lo fate a voi stessi e ancora di più agli italiani. Perché lo stato di salute del titolo Italia e il cammino del processo riformistico italiano appena avviato dipendono proprio dalle vostre scelte. Dovete farlo in fretta perché partite dal minimo storico di credibilità, un risultato costruito palmo palmo scavando nell’armamentario più screditato della propaganda. Arrivato fino al punto, nel caso di Salvini, di organizzare una conferenza stampa facendosi accompagnare dalla ministra per le disabilità, Erika Stefani, e dalla responsabile per le pari opportunità, Laura Ravetto, durante le votazioni per eleggere il nuovo Capo dello Stato con la candidatura della Casellati volendo evidentemente trasferire messaggi a fini puramente elettorali.

Il re della politica oggi è nudo, cortigiani e corti della politica sono nudi. La crisi strutturale combinata dei partitini italiani delle due coalizioni che maldestramente li raduna è sotto gli occhi di tutti. Questo fa franare in modo costitutivo le ragioni politiche della coalizione di unità nazionale che formalmente sostiene il governo Draghi. Questi sono i fatti. Appena è stata resa nota la designazione della presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, come candidata del centrodestra per la Presidenza della Repubblica, si sono levate voci autorevoli del Pd per dire che questa scelta avrebbe portato allo sfascio. Sbagliato, non è questa scelta a determinare lo sfascio, ma piuttosto a documentarla, e il risultato deludente nell’urna certifica che lo sfascio è in atto dalla fine del decimo mese del governo Draghi e si è nutrito proprio delle fibrillazioni in vista delle elezioni del nuovo Capo dello Stato.

Siamo all’ultima puntata di un film dell’orrore che ha sgretolato dalla fondamenta la democrazia dove la politica si riduce a propaganda e il dibattito della pubblica opinione a tutti i livelli alimenta questa situazione. Siamo davanti alla morte di questa Repubblica che è la seconda. Abbattuta di fatto da un sistema di incentivi e disincentivi propagandistici che tiene al guinzaglio capi e capetti della politica che vivono di questo o quello spazietto dentro la tv. Sono il segno più evidente di un Paese che ha perso la bussola e che in questi dieci mesi di govenro Draghi sembrava avere avuto un sussulto mettendo a segno la migliore crescita economica europea e prendendo in mano una bozza del PNRR del governo Conte 2 che il Parlamento aveva creduto e condiviso nel mese di gennaio 2021 che sicuramente non sarebbe stata né approvata ma neppure letta dagli uffici competenti della Unione Europea.

Per capirci, è arrivato Mario Draghi nel febbraio del 2021 e, senza offendere il ruolo di un Parlamento davvero mediocre, ha rivisto integralmente il Documento e ha dato una visione temporale più lunga ed articolata aggiungendo il Piano Complementare al Recovery. Così è nato il Piano Italia. Questi sono i fatti e questi sono i fatti su cui la politica dei partiti deve riflettere con serietà. Quello che è accaduto negli ultimi due mesi con i mal di pancia dei partiti sul governo Draghi e, soprattutto, quello che é stato certificato dal voto di ieri sulla Casellati per il Quirinale è la fine della stagione della Grande Illusione del populismo e anche dell’estremo tentativo di restaurarlo.

La corsa a apparire in tv di Salvini e di Conte per annunciare la scelta in rosa per il Quirinale, che prima della nottata è la Belloni, rende anche visivamente la volontà di rimettere indietro le lancette dell’orologio della politica italiana ritornando ai tempi del governo gialloverde. Di certo Letta e gli altri non gradiranno queste fughe in avanti. Siccome i fatti e la storia ci dicono che la stagione della Grande Illusione del populismo non può tornare continuiamo a chiedere ai nostri parlamentari di rendersi conto che nelle loro mani c’è il futuro del Paese e dei loro figli. Che il Paese ha bisogno di chi sa farsi rispettare in Europa e è capace di fronteggiare le emergenze delle economia. Ha bisogno della terza repubblica. Ha bisogno di questo, non di altro.


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