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Una seduta del Consiglio dei Ministri

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Stanno lavorando tanto per non fare niente. Hanno cominciato con una manovra mai vista e sono stati perfino di parola. Nessuno ha visto un euro nemmeno per aria. Tutti hanno visto solo scartoffie. Stiamo parlando del famigerato decreto illiquidità. Per fortuna, al momento, è una scartoffia anche la bozza del Dipartimento di Politica economica che vuole cancellare la clausola del 34% degli investimenti al Sud per dare i soldi al Nord. Diciamo che è una scartoffia vergognosa. Quasi come le bufale sulle decine di miliardi che il Nord dà al Sud quando è vero l’esatto contrario, come hanno certificato le principali istituzioni economiche, statistiche e contabili della Repubblica italiana, e che in piena Pandemia senza uno straccio di fonte e senza pudore vengono rilanciate da chi non sa più cosa dire per giustificare l’ingiustificabile anomalia mondiale della sanità lombarda che è la più foraggiata d’Italia.

Sono scartoffie i fac-simile provvisori che le banche italiane distribuiscono in questi giorni a chi va allo sportello e chiede che cosa deve fare per avere i 25 mila euro. Risposte tipo: non abbiamo ancora nulla, torni la settimana prossima, magari cominci a studiare questo modulo che è quello che ci ha dato il governo. A una prima occhiata il malcapitato scoprirà che i soldi non ci sono e che quando arriveranno non saranno venticinquemila, ma molto meno tra massimali e altre clausole nascoste da rispettare. Siamo stati sommersi di formulari bancari, vi risparmiamo le tecnicalità. La sostanza è che i soldi che non ci sono non andranno a nessuno.

Che una segnalazione alla Centrale Rischi anche per una sola rata scaduta è una condanna a morte, e che lo è anche ai tempi del Coronavirus. È vero che siamo l’unico Paese al mondo che ha i populisti sia al governo che all’opposizione e che, quindi, la propaganda in casa e in Europa viene sempre prima di tutto, ma qui si parla di sopravvivenza economica del Paese e di liquidità che lo Stato deve obbligatoriamente dare a tutti quelli a cui lui Stato ha ordinato di chiudere baracca e burattini per giuste ragioni di epidemia sanitaria. Così avviene nel mondo così non avviene in Italia. Ci è voluta addirittura la Banca d’Italia per ricordare al governo italiano che servono contributi a fondo perduto, servono sussidi immediatamente esigibili, non garanzie e scartoffie che fanno scena ma non sganciano un euro. Questo giornale in assoluta solitudine ha definito dal primo giorno il decreto liquidità non un salva-imprese, ma un salva-banche mentre i cosiddetti giornali di qualità annunciavano baldanzosi che stavano piovendo 400 miliardi nelle case degli italiani.

Abbiamo l’informazione che ci meritiamo, ma la verità è che questo Paese non ha avuto nemmeno un salva-banche perché un pasticcio simile non serve a niente e a nessuno. Nemmeno alle banche.

Abbiamo detto con chiarezza che il provvedimento doveva avere la garanzia dello Stato al 100% per le banche e clausole esplicite di salvaguardia per chi ha avuto una situazione di sofferenza (Npl) o di ristrutturazione/inadempienze del credito. Al Sud praticamente tutte le piccole imprese. Perché siamo in guerra e per salvare l’economia in questi casi bisogna fare più debito e, soprattutto, bisogna farlo presto e bene. Servono sussidi a fondo perduto non prestiti irraggiungibili per pagare gli stipendi dei dipendenti di aziende che non hanno più fatturato. I prestiti con il giusto merito devono venire dopo per finanziare gli investimenti. È chiaro a chiunque che questo decreto va ritirato e buttato in un cestino, per scriverne subito un altro dove la parola prestito è sostituita con la parola bonus e dove i 400 miliardi di balle diventano 50 miliardi veri, di immediata spendibilità, per superare vivi la fase più acuta dell’emergenza. Ci si immagina che il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, Palazzo Chigi e le burocrazie riunite si dedichino solo a questo. Invece no. Fanno altro. Si occupano di poltrone.

Diciamo le cose come stanno. Non si fanno le elezioni regionali, si chiudono i bar, si chiudono le aziende, non si dà un soldo a nessuno, continuiamo a contare i morti, ma le nomine nelle aziende pubbliche si fanno presto. Non devi neanche andare, si distribuiscono da casa, gli uomini nominati da Renzi restano tutti lì, i Cinquestelle collezionano presidenze, il Pd troverà il modo di dire che non c’entra ma si prende tutto il tavolo. Di certo il partito è per la continuità.

Ovviamente dei suoi. Non mancano uomini di valore, ma il porcaio partitocratico è di tutta evidenza e fa fare un salto all’indietro di molti anni. Soprattutto impressiona nei giorni terribili della Grande Depressione Mondiale. Sappiamo bene che il problema italiano è sempre e solo per il debito pubblico, per le banche che hanno il debito in pancia, e per un’economia reale che non è cresciuta e si dubita che torni a crescere. Proprio per queste ragioni, però, hai il dovere di proteggere l’economia intervenendo con decisione, liberando persone e imprese dalle scartoffie, erogando quattrini veri e tracciando tutto perché furbi e criminalità siano individuabili e abbiano di che rendere conto. Se si vuole che il debito arrivi al 200% del Pil e non al 155/160% questo si deve fare.

SUBITO.

Quanti sanno che gli acquisti di debito fatti dalla banca d’Italia, sotto l’ombrello della Bce, valgono 400 miliardi e, di fatto, ne annullano il carico perché ne restituiscono il costo sotto forma di dividendo e di tasse? In tempi di guerra ci vogliono intelligenza e fantasia finanziarie. Soprattutto, non si deve smarrire mai la consapevolezza che tutti questi debiti andranno cancellati. Nessuno oggi ci può davvero impedire di spendere perché se no viene giù tutto. Gli europei non sono americani e neppure inglesi, ma la catastrofe mondiale costringerà anche olandesi e tedeschi a ragionare. Si passerà dall’1,2 al 2% del Pil europeo per fare investimenti (minimo altri 1000 miliardi) e il resto (subito) verrà da Mes, Bei e Cig europea. La Bce pompa liquidità e ne pomperà sempre di più. Noi italiani siamo bravi a farci del male da soli e ci stiamo riuscendo benissimo. Questa volta, però, non si scherza più. Se non vogliono che l’Italia torni a essere lo Stato da vendere come nel novembre del 2011, il ministro Gualtieri e tutto il governo Conte devono ammettere che sulla liquidità hanno sbagliato e cambiare (subito) totalmente registro. Oltre alla loro è in gioco la sopravvivenza del Paese.

RI-FATE PRESTO.


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