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I ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli

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Dicono che faranno l’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania-Messina ma non è vero. C’è un solo cantiere già aperto: Napoli-Bari. Una vergogna che blocca le potenzialità di crescita dell’Italia intera perché senza la riunificazione infrastrutturale il Nord non riavrà il suo mercato di consumi interno e si determina una situazione di pericolosità estrema

Passano i giorni, la catastrofe economica italiana è sotto gli occhi di chiunque vuole vedere, ma non succede niente. “Parole, parole, parole” abbiamo titolato ieri. Oggi abbiamo il dovere di aggiungere che non solo, come ovvio, le parole non sono fatti, ma in molti casi sono parole pericolose. Perché creano illusioni destinate a tradursi in delusioni violente e sono benzina pura sul fuoco della polveriera sociale italiana che ha le sue “capitali” nel Mezzogiorno. Abbiamo un buco di cassa di 50 miliardi di cui abbiamo parlato per primi nel silenzio opaco dei cosiddetti giornali di qualità. Non diciamo come lo copriamo, facciamo gli spocchiosi con il Mes (tacciamo per carità di patria delle opposizioni sovraniste e dei loro anziani mentori in malafede) e passiamo le giornate a litigare su come spendere soldi che non abbiamo e che, quand’anche li avessimo, non saremmo in grado di spendere.

Questo giornale non nasconderà mai ai suoi lettori la verità, non asseconderà mai nessun potere di turno. Il Presidente Conte che gira l’Europa come una Madonna pellegrina per convincere Capi di Stato e cancellerie europee che il Paese cambierà, farà le riforme, aprirà i cantieri, deve sapere che ha in mano tanti due di picche e nessun re di cuori. Una lista di priorità di grandi opere stilata da una ministra delle infrastrutture e dei trasporti che ha conquistato il podio della Sinistra Padronale – quella sdraiata come un tappetino al servizio del capitalismo privato della rendita – e che è riuscita a bloccare una regione senza fare mai marcia indietro, è il peggiore biglietto da visita che si possa esibire in Europa e scava la fossa al governo Conte 2 che proprio grazie all’iniziativa del suo Presidente ha affrontato bene l’emergenza sanitaria.

Basta balle! Il Mezzogiorno è stato come sempre abolito dai grandi investimenti infrastrutturali e, come documenta Ercole Incalza della cui competenza nessuno può dubitare, tranne il cantiere già aperto della Napoli-Bari, nulla si muoverà di concreto per i prossimi due anni nell’Alta velocità ferroviaria del Mezzogiorno. Siamo in una situazione di pericolosità estrema perché si dice che si faranno la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania-Messina ma non è vero perché al massimo si butteranno un altro po’ di soldi pubblici per fare studi e progetti già fatti. Una vergogna assoluta che blocca per sempre le potenzialità di crescita dell’Italia intera perché senza la riunificazione infrastrutturale del Paese il Nord non riavrà il suo mercato di consumi interno e diventerà l’appendice meridionale del gigante tedesco a sua volta stretto nella tenaglia cinese-americana. Una tragedia di cui tutti coloro che hanno responsabilità politica nel Mezzogiorno saranno corresponsabili se continueranno a tacere come hanno fatto negli ultimi venti anni.

Questo giornale li stanerà uno a uno perché la situazione di oggi è molto differente da quella di ieri e dell’altro ieri perché la Grande Depressione mondiale prima non c’era. Abbiamo apprezzato il realismo di Marco Tronchetti Provera che ha messo nero su bianco una previsione del 15/20% di calo del fatturato della Pirelli avendo il coraggio di dire la verità che è proprio quello che serve. Anche qui vogliamo ricordare che nel silenzio generale, sulla base di mere analisi empiriche, ci siamo permessi di parlare di una caduta del Pil italiano di almeno il 15%. Ovviamente lo abbiamo fatto non perché siamo catastrofisti ma per spingere tutti a uno scatto fatto di cose concrete che solo la consapevolezza della situazione può dare.

Se tagliamo il Sud, apriamo i cantieri forse tra due anni, prolunghiamo le “vacanze” degli statali fino alla fine dell’anno, chiudiamo l’Italia e non la riapriamo più. Se si vuole fare davvero l’alta velocità ferroviaria nel Mezzogiorno si lanci un bando di gara internazionale, si faccia cadere il tabù del ponte di Messina, e si segua da Palazzo Chigi il modello del progetto integrato e dei consorzi con partner selezionati utilizzato per il piano strategico dell’alta velocità ferroviaria del Nord di molti anni fa. Questo significa occuparsi del Mezzogiorno e riparare ai torti che ha subito. Questo significa salvare l’Italia. Con i cento e passa decreti attuativi mai adottati del Tesoro e la ministra zerbino De Micheli ci possono anche riempire di soldi europei, ma non ce la faremo mai. Perché siamo incapaci e a dettare legge saranno sempre i Soliti Noti. Quelli che usano il bilancio pubblico per le loro porcherie e rubano il futuro ai nostri giovani.


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