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Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il premier Giuseppe Conte

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1) Spostare poteri commissariali e mezzi finanziari su un’agenzia modello prima Cassa. 2) Fare conoscere le opportunità che offre il Mezzogiorno agli investitori globali. 3) Una struttura di esperti che segua il progetto a livello alto. 4) Per la fiscalità di vantaggio in Europa con criteri oggettivi e un ministro competente. Bisogna riconoscere al premier il coraggio di fare scelte forti e segnalare il bivio che ha davanti: passare alla storia come il nuovo Saraceno o il più grande sciupatore di risorse

Giuseppe Conte può passare alla storia come il nuovo Saraceno, l’uomo che ebbe il coraggio di far rivivere la stagione della coerenza meridionalista di De Gasperi, e salvò l’economia italiana facendo l’esatto contrario di quello che si è fatto negli ultimi venti anni. Allo stesso tempo Conte può passare alla storia come il più grande sciupatore di risorse pubbliche e il più grande distruttore di debito di un’economia occidentale se non saprà spendere bene ciò che riceverà per ridurre le tasse sulle imprese che operano nel Mezzogiorno e fare le infrastrutture di sviluppo che riunifichino le due Italie. Dipenderà tutto se avremo oro o piombo, quando lo avremo e come. Se il Mezzogiorno tornerà o meno a attrarre capitali interni e esteri nel giro del prossimo anno e in misura più intensa negli anni a venire.

Vogliamo essere chiari come sempre e evitare equivoci. Bisogna riconoscere a Conte e ai ministri del Mezzogiorno e, questa volta, anche dell’Economia, rispettivamente Provenzano e Gualtieri, il coraggio di una scelta forte di politica industriale nazionale qual è la fiscalità di vantaggio e l’impegno a affiancarla con un programma integrato di investimenti pubblici nel Mezzogiorno – Alta velocità/capacità ferroviaria, porti e retroporti, Ponte sullo Stretto, rete in fibra – che gli restituisca ciò che è stato brutalmente sottratto arrivando addirittura a azzerare (0,15-% del Pil) la quota di finanziamenti pubblici in infrastrutture destinata a venti milioni di persone. Non saremmo, però, onesti se non avvertissimo tutti che il difficile per Conte viene adesso. Perché si potrà tornare a attrarre turisti e investitori industriali se si faranno le opere con procedure completamente nuove rispetto al passato evitando che le risorse finiscano al posto sbagliato e le solite mani rapaci se le mangino prima che diventino qualcosa che si possa toccare e che funzioni. Ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti.

Punto uno. Non è nemmeno ipotizzabile di attuare una terapia d’urto di questo livello senza spostare poteri commissariali e mezzi finanziari su strutture centrali innovative che ricalchino in versione moderna il modello della prima Cassa per il Mezzogiorno che fu protagonista del miracolo economico e consentì all’Italia di raddoppiare il prestito Marshall. Altrimenti si finisce in quella rete burocratica regionale e ministeriale di incompetenza, cinismo e spregiudicatezza che ruba al Nord e al Sud con la differenza che ospedali e opere al Nord si vedono e al Sud no anche perché le torte distribuite non sono nemmeno comparabili.

Punto secondo. Conte, Gualtieri e Provenzano non devono perdere neppure un giorno e devono andare in giro per fare conoscere le opportunità che offre il Mezzogiorno ai grandi investitori globali utilizzando la stampa internazionale, strutture del governo preposte e uomini di valore. Quando si discuteva se fare o meno entrare l’Italia nell’euro dal primo momento persone del calibro di Draghi e Saccomanni giravano il mondo per spiegare che il nostro Paese aveva i numeri per fare questo passo. Conte, Provenzano, Gualtieri facciano il loro e prendano tre persone brave che parlano bene l’inglese e girino il mondo anche per conto loro a raccontare la storia che stanno costruendo di un territorio dove ci sono i poteri commissariali e la burocrazia funziona, dove si fanno le infrastrutture e si pagano meno tasse, dove si invecchia bene e si mangia bene.

Terzo punto. Una struttura di esperti dedicati con dentro un prefetto, un generale dei carabinieri, un banchiere d’affari deve seguire questo progetto Mezzogiorno a livello alto. Gli scippi sistematicamente operati dalle Regioni del Nord e la acclarata mancanza di progettualità a livello locale delle Regioni del Sud indicano con chiarezza che sarebbe un suicidio ripercorrere queste strade senza un forte coordinamento centrale. L’esperienza sul campo dimostra che nella mancanza di produttività italiana pesa in modo assoluto il suo problema competitivo irrisolto, anzi aggravato, che è il Mezzogiorno. Dentro questo problema c’è di sicuro il taglio abnorme di risorse da noi denunciato e ormai certificato che hanno subito i territori meridionali, ma anche l’inevitabile approfondimento che va condotto sulle strutture tecniche e sulle capacità realizzative totalmente inadeguate.

Quarto punto. Attenzione a come ci si muove in Europa sulla fiscalità di vantaggio. Affidarsi a un ministro competente e stimato come Amendola non ci sembra una cattiva idea. Ciò che conta è l’oggettività dei criteri adottati. Tutti i territori che hanno una determinata situazione, un tasso di disoccupazione x e un tasso di infrastrutturazione y solo per fare qualche esempio, hanno diritto a questa decontribuzione. Ci mancherebbe che un’Europa che ha sbracato su tutto si permettesse di dire no a un Paese che non cresce e a una zona sottosviluppata così ampia davanti a un’oggettività evidente di criteri generali e con un’incentivazione peraltro già in atto a partire dal primo di ottobre a causa dell’esigenza inderogabile di fare fronte agli effetti pesantissimi della Pandemia. Come si presentano le cose e come si gestiscono è ovviamente decisivo. Anche perché sul Recovery Fund esistono vincoli precisi in materia di conto/capitale che sono aggirabili solo in un quadro coerente di chiarezza espositiva, di velocità nell’azione e di programma complessivo di interventi che valorizzi la realizzazione di riforme e di infrastrutture di sviluppo.

La sfida fa tremare vene e polsi. Questa non altre è la sfida di Conte e dell’Italia di oggi. Se la supera, lui passa alla storia. L’Italia si salva e l’Europa non interrompe il suo cammino. Altrimenti, sarà la catastrofe. Non sono consentite distrazioni e sottovalutazioni. Il difficile comincia ora.


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