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Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia

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Mentre il Paese è seduto su un vulcano e la Cassa Depositi e Prestiti si deve fare carico di tutto il problema politico, ecco che sulla fibra si scende a patti con Tim, controllata dal francese Bolloré e si avalla l’ingresso di un fondo americano (Kkr) con un super rendimento a discapito proprio di Cdp. E si continuano a scambiare gli studi di fattibilità con i cantieri aperti. Così si prende in giro il Mezzogiorno e la fiducia viene meno

ASSISTIAMO a una regressiva trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti con una pubblicizzazione di tutto ciò che non va perché al di là degli innegabili sforzi di resistenza del suo management si deve giocoforza fare carico di tutto il problema politico. Quella stessa politica che quando dovrebbe imporre con la forza del suo mandato di governo e delle ragioni più nobili del proprio esercizio il ruolo guida della Cdp nella rete del futuro che è quella della fibra, va invece a patti supina con un operatore (Tim) controllato dal “pirata” francese Bolloré e avalla l’ingresso di un fondo americano (Kkr) con un super rendimento nella sua compagine proprio a discapito di Cdp che ha formulato un’offerta migliore. Pone le condizioni oggettive perché gli investimenti che l’Europa intende finanziarci perché vuole che la fibra raggiunga il più sperduto paesino del Mezzogiorno e delle aree interne del Nord di fatto non avvengano.

La stessa identica confusione che riscontriamo nelle dichiarazioni al vento della ministra De Micheli che continua a scambiare studi di fattibilità con i cantieri aperti e a prendere in giro il Mezzogiorno mettendo così le condizioni oggettive perché non si centri l’obiettivo irrinunciabile della riunificazione infrastrutturale italiana.

Siamo sconvolti davanti a tanto pressapochismo. Che è superato solo dalla leggerezza con cui il ministro dell’Economia Gualtieri, in un profluvio di singole dichiarazioni e di interviste senza contraddittorio, continua a spargere elementi di ottimismo lontani dalla realtà e dal sentimento comune delle persone.

In una situazione esplosiva con un Paese seduto sul vulcano di almeno un milione di nuovi disoccupati causa Covid, questa sì una previsione ottimista, che solo i decreti sulla cassa integrazione con sospensione incorporata dei licenziamenti permette di mimetizzare, metà Paese già in piena Depressione e l’altra metà che rischia di caderci da un momento all’altro, la politica da cartomante delle buone parole del ministro dell’Economia fa davvero paura. Anche perché non si affianca a tanto ingiustificato ottimismo un Progetto Paese certo nelle sue priorità, intellettualmente diffuso come acutamente suggerisce Pellegrino Capaldo, e fatto di azioni pragmatiche dirette non solo a tamponare – come giusto – la grave emergenza, ma a costruire quella fiducia necessaria (questa sì) perché si vede che finalmente si capisce e si opera per portare i treni veloci nel Mezzogiorno, rendere effettiva la rete della fibra dalle Alpi a Pantelleria e aprire quindi le stagioni della grande portualità e della grande logistica nei territori dell’unica crescita potenziale possibile italiana e dell’unica chance che ha l’Europa di ritrovare la sua leadership nel Mediterraneo.

Anche nella suola e nella sanità si fa finta di ignorare che veniamo da venti anni di devastante contrazione della spesa sociale nel Mezzogiorno e addirittura di abolizione di quella infrastrutturale. Si vuole cambiare, ci sono uomini rigorosi come il ministro Amendola che sa che cosa vuole l’Europa e mette i Livelli essenziali di prestazione (Lep) e equità territoriale in tutti i progetti, c’è un disegno politico generale che a parole mette insieme Conte, Boccia, Provenzano, ma il volante e il motore dell’economia sono nelle mani del ministro Gualtieri che, con nostro stupore, non appare soggetto attivo nella concretizzazione di questi obiettivi imprescindibili.

Non si percepisce nemmeno nelle parole e nelle sue numerosissime dichiarazioni, figuriamoci in atti concreti, quella regia diretta a perseguire la coesione come ragione prima del recupero di competitività del Paese. Non si percepisce la tensione morale di fare rivivere la coerenza meridionalista del trentino De Gasperi. Non si percepisce, ripeto nemmeno a parole, ciò che serve per costruire fiducia vera che è l’unico motore della possibile rinascita. I fatti ci dicono che non c’è la spesa perché chi è colpito non può spendere, chi non è colpito non spende perché spaventato. Aumentano i risparmi e aumentano i sussidi. Che l’anno prossimo non si possono ripetere e che determinano l’inevitabile significativa crescita del disavanzo e del debito. Che un bel giorno, ovviamente non subito, dovranno tornare a scendere.

Mi creda, ministro Gualtieri, ragioni per stare allegri proprio non ce ne sono e non aiutano ottimismi di maniera. Anzi, irritano.


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