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Antonio Misiani

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C’è l’impegno del ministero per l’Economia di recuperare l’articolo stralciato dalla legge di stabilità. L’ultimo sopruso che favoriva il federalismo fiscale dei ricchi, consentendo alle singole Regioni di trattenere quote di Irpef e di Iva che non sono loro ma del Paese intero. C’è voluto questo giornale perché un gioco così sporco venisse alla luce del sole e ci fosse l’accordo di inserire l’articolo stralciato che rinvia di due anni l’autonomia delle entrate alle Regioni all’interno del decreto Ristori quater nel giorno in cui tutto il Parlamento vota per la prima volta unitariamente il nuovo scostamento di bilancio

Anche in piena Pandemia con cinquantamila morti nelle case degli italiani e il nuovo ’29 mondiale che flagella l’economia c’è stato il solito mercato delle vacche sottobanco per cui Lega e Sinistra Padronale con un abile gioco delle parti hanno provato a mettere la bandierina del federalismo fiscale e a dare l’autonomia delle entrate alle Regioni lombardo-venete e tosco-emiliane. Nel circuito perverso del federalismo fiscale all’italiana che è quello della irresponsabilità per cui io Regione spendo con i soldi dello Stato e io Regione ricca spendo con i soldi della Regione povera ci mancava solo l’ultimo sopruso.

Quello di trattenere quote di Irpef e di Iva che non sono loro, che non sono delle singole Regioni ma del Paese intero, perché nessuno ha potuto e può ricostruire con obiettività come e dove è distribuito territorialmente il lavoro e il reddito che le ha generate. Perché nessuno può nemmeno lontanamente ipotizzare una simile manovra con destrezza se lorsignori Capi delle Regioni a undici anni esatti dall’entrata in vigore della legge Calderoli sul federalismo fiscale si sono ben guardati dal definire i livelli essenziali di prestazione e dal varare i fondi di perequazione sociale e infrastrutturale espressamente richiesti dalla medesima legge perché non possono esistere (e invece esistono) diritti di cittadinanza di serie A e diritti di cittadinanza di serie B.

Fatto sta che c’è voluto questo giornale perché un gioco così sporco venisse alla luce del sole e ci fosse l’impegno di inserire l’articolo stralciato che rinvia di due anni l’autonomia delle entrate alle Regioni all’interno del decreto Ristori quater nel giorno in cui tutto il Parlamento vota per la prima volta unitariamente il nuovo scostamento di bilancio. Carla Ruocco, presidente della Commissione Banche e ancora prima alla guida della commissione di indagine sul federalismo fiscale nata sotto la spinta delle nostre inchieste, e Vincenzo Presutto, responsabile economico dei Cinque Stelle, relatore del decreto Ristori e vicepresidente della Bicamerale sul federalismo, hanno subito raccolto la nostra denuncia.

Adesso c’è l’impegno del viceministro per l’economia del Pd, Antonio Misiani, un bergamasco che sa che cosa è la coesione sociale e di cui ci fidiamo, a recuperare l’articolo stralciato dalla legge di stabilità per ragioni fintamente formali che nascondevano l’ennesimo inciucio politico che taglia trasversalmente un po’ tutti i partiti e vede, come sempre, prevalere in modo miope l’interesse del Nord su quello del Sud. Guarda caso lo stralcio dell’articolo che spianava la strada al federalismo fiscale dei ricchi è avvenuto insieme a quello che proponeva di fare il cammino inverso per la gestione delle centrali idroelettriche. Due regali secchi alla Lega e alla Sinistra Padronale che è espressione delle sue roccaforti tosco-emiliane.

Nulla di fronte a questo sconcio hanno detto i papaveri del Pd e anche dentro i Cinque Stelle nemmeno una voce di dissenso si è sentita dai Patuanelli, dai D’Incà e dai Fraccaro. Il nostro giornale ha fatto il suo dovere e ha smascherato l’inciucio che è peraltro solo l’ultimo, oggettivamente il più grosso, di una serie perpetrata da almeno dieci anni in qua, che denuncia come meglio non si potrebbe l’inadeguatezza e la viltà delle classi dirigenti politiche meridionali. Nel giorno in cui per la prima volta anche la Lega dà un segnale di civile condivisone della crisi in Parlamento e si consuma il trionfo di Berlusconi i cui sussurri quotidiani raccoglie per i nostri lettori Paolo Guzzanti, vogliamo essere cautamente ottimisti. Proviamo a credere che la scheggia impazzita sia rientrata e che l’impegno sarà mantenuto, ma state certi che non allenteremo nemmeno per un attimo la nostra vigilanza. Purtroppo, il ritorno della Lega padana e dei territori e la pressione che un buon amministratore come Zaia esercita su Salvini non permettono di dormire sonni tranquilli. Anche perché i suoi alleati tosco-emiliani, con toni e sfumature differenti, sono della partita e combattono per la stessa squadra. Quando si tratta di fare pagare il conto al Mezzogiorno sono sempre d’accordo. Per questo la nostra vigilanza sarà massima.


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