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Speriamo che il pollaio della politica italiana non impedisca a Mario Draghi di ripetere in Europa il discorso di Parigi di De Gasperi del ’46 quando a breve toccherà all’Italia di essere audita sul suo Recovery Plan. Solo un capo del governo italiano al quale il mondo riconosce di avere salvato l’euro e che lo stesso mondo vede oggi come il nuovo leader della nuova Europa, potrà dire quello che deve dire e essere creduto. Perché ha la piena consapevolezza delle condizioni in cui siamo e non ha difficoltà a dire che sugli investimenti e sulla capacità di farli abbiamo sbagliato tutto. Perché ha la competenza tecnica per capire che cosa si deve fare e si presenterà con il decreto ad hoc che consentirà di fare le opere nei tempi prestabiliti. Politica del pollaio permettendo

“Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: è soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa ritenere un imputato, l’essere arrivato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione”.

Discorso di Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio italiano, alla conferenza di Pace di Parigi del 10 agosto 1946.


Si espresse così De Gasperi facendo l’esatto contrario di quello che gli chiedevano di fare in Italia gli uomini della politica di quegli anni, che erano infinitamente superiori a quelli di oggi, ma commettevano lo stesso errore dei nostri politici con il Covid 19 e lo invitavano a iniziare il discorso dicendo con fierezza “noi siamo quelli che hanno sconfitto il fascismo”.

De Gasperi invece era consapevole di rappresentare una nazione sconfitta che aveva causato la guerra. Sapeva chi era e che cosa aveva ricevuto in eredità. Sapeva che cosa doveva fare e dove voleva andare.

Speriamo che il pollaio della politica italiana dove si beccano tra di loro il gallo Salvini e i galletti ex ministri del Pd del Conte 2 e dove risuonano le ugole d’oro dei Capi delle Regioni su riaperture, bus e scuole, non impedisca a Mario Draghi di ripetere in Europa il discorso di Parigi di De Gasperi del ’46 quando a breve toccherà all’Italia di essere audita sul suo Recovery Plan.

Solo un capo del governo italiano al quale il mondo riconosce di avere salvato l’euro e che lo stesso mondo vede oggi come il nuovo leader della nuova Europa, potrà dire quello che deve dire e essere creduto. Immaginiamo un discorso conciso di questo tipo.

“Mi rendo conto che c’è tanto contro di noi, ma spero che voi capiate che siamo cambiati. Spero che voi capiate che noi non siamo più quelli che pensate. Non siamo più quelli che buttano via i soldi perché non li sanno spendere, tenetene conto e credetemi. Dovete darci fiducia”.

Perché solo Draghi potrà fare un simile discorso? Perché ha l’umiltà dei grandi che “ammettono” non la colpa degli altri, esercizio retorico prevalente della politica italiana, ma le situazioni dove si riscontrano le difficoltà. Perché ha la piena consapevolezza delle condizioni in cui siamo e non ha difficoltà a dire che sugli investimenti e sulla capacità di farli abbiamo sbagliato tutto.

Perché ha la competenza tecnica per capire che cosa si deve fare e avremo il decreto ad hoc con la commissione unica, i poteri di richiamo dello Stato e una governance chiara che permetterà di rispettare gli impegni di spesa.

Perché la parola cronoprogrammi detta da lui non sembra una barzelletta così come debito buono e crescita non suonano come parole vuote.

Aspettiamo il provvedimento più importante affinché il Paese riparta davvero per la metà della prossima settimana. Speriamo che il “concerto” della politica faccia meno danni possibili.

Perché deve capire una volta per tutte che il commissario dell’opera deve essere messo nelle condizioni di rispondere in tempo reale all’Unione europea.

Che il gruppetto di uomini grigi che lavorano con Dombrovskis gli faranno l’esame, vogliono vedere carta e contrattualistica, non chiacchiere.

La sostanza della copertura italiana e europea del nuovo debito buono e della nuova crescita è tutta qui. Questo significa giocare la carta Draghi. Questo significa dare alla politica il dividendo della credibilità.

Non è facile capirlo con il talk permanente dei San Tommaso italiani che non sanno di che parlano e pretendono di vedere in un giorno quello che non si fa da vent’anni. Vale per loro ciò che vale per gallo, galletti e ugole d’oro. Cambiare in fretta spartito.


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