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Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna

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La Regione Piemonte spende per i suoi servizi generali cinque volte di più della Regione Campania che è così bene amministrata da avere il primato europeo del rischio povertà. La Regione Emilia Romagna ha la stessa popolazione della Puglia ma spende il doppio per i suoi servizi generali. Serve una interlocuzione politica e tecnica centrale di livello e vanno messi in riga i capetti delle regioni del Nord e del Sud

MA DAVVERO credete che il futuro di questo Paese possa essere nelle mani di chi ha amministrato una regione che ha conseguito il primato europeo del rischio di povertà? Se più di uno su due dei cittadini della Campania è a rischio povertà vuol dire che questo territorio sta messo peggio delle aree più svantaggiate di Grecia, Romania, Bulgaria, Spagna! Vi rendete conto di che cosa stiamo dicendo? Dove sono finiti i 7,5 miliardi l’anno del reddito di cittadinanza e i proclami del super ministro degli Esteri grillino, Luigi di Maio, di abolizione della povertà?

Ma vi rendete conto che la Regione Piemonte spende per i suoi servizi generali cinque volte di più della Regione Campania che è ridotta così e addirittura spende da sola di più di quanto spendono tutte insieme le Regioni Campania, Puglia e Calabria? Vi rendete conto che la Regione Emilia-Romagna dell’efficientissimo Bonaccini ha la stessa popolazione della Puglia ma spende esattamente il doppio per suoi servizi generali? Vogliamo parlare poi dei miliardi al vento bruciati dai carrozzoni burocratici e dallo stuolo di municipalizzate, società in house e appendici clientelari varie delle Regioni Lombardia e Emilia-Romagna?

Lasciando per un momento da parte la vergogna di una spesa sociale e infrastrutturale che toglie indebitamente sviluppo al Sud e regala assistenzialismo al Nord, la spesa pro capite per scuola e sanità oscilla della metà da un capo all’altro del Paese, ma davvero davvero pensate che si possa affidare nelle mani dei “capi bastone” regionali del più grande sprechificio nazionale il futuro del Paese e la gestione del Recovery Fund? L’Europa si è rifatta viva ieri per chiedere ai singoli Paesi che cosa metteranno nelle loro leggi di bilancio. Per chiedere di fare bene i conti, quelli delle spese e quelli delle entrate, tenendo a mente le previsioni del Recovery Fund. Siamo al monitoraggio sistemico giorno per giorno. Questo impone all’Italia, più che altrove, di attrezzarsi con una interlocuzione politica e tecnica centrale di livello, concludente, che esprime la visione strategica del Paese e gli obiettivi operativi con il massimo della concretezza. I soldi li mette l’Europa e l’interlocutore dell’Europa non può più essere, come è stato di fatto fino a oggi, la Conferenza Stato-Regioni. A fare le riunioni, a definire il programma 2021/2027 ci vanno loro.

Ognuno per conto suo. Ognuno facendo male per conto suo. I risultati raggiunti fino ad ora sono così scadenti che dovrebbero escluderci a priori. Il punto è che se chiedi alla De Micheli che cosa è il programma 21/27 c’è il rischio concreto che ti risponda che è un ambo. Il punto è che in Italia, nella sede della Conferenza Stato-Regioni in via della Stamperia a Roma, passa tutto, si definisce o si bollina tutto. Si decide la spesa pubblica territoriale in tutte le sue voci, qui non altrove c’è la governance reale di quanto si dà e a chi per scuola, ospedali, treni, mobilità. Sempre qui si contrattano le leggi di bilancio e gli obiettivi della Nadef.

Qui si fa e si disfa tutto e ciò è inaccettabile perché fino a oggi questi poteri anomali e il modo in cui sono gestiti hanno prodotto la peggiore crescita europea in termini quantitativi e qualitativi perché non solo siamo gli ultimi ma anche i più diseguali. No, noi non crediamo in un Paese che vende il sogno della abolizione della povertà attraverso sussidi assistenziali e che affida il suo futuro nelle mani di capetti esigenti di baracconi clientelari che ragionano come se il loro territorio sia uno Stato, non un pezzo di una nazione. I governatori degli Stati americani tassano e spendono loro, hanno la responsabilità diretta del bilancio.

Questi spendono solo e non hanno nessuna responsabilità diretta. Soprattutto i capi delle cosiddette regioni ricche spendono alla grande e scavano nel bilancio di tutti per soddisfare le loro clientele mettendole sul conto di chi ha meno. Se non si spezza questa spirale perversa tutta l’Italia diventerà Sud e il mondo avrà trovato la sua capitale mondiale della povertà. Mettiamoli al loro posto i presidenti delle regioni, si occupino dei loro territori e la smettano di saccheggiare il bilancio pubblico per soddisfare le mille clientele delle mille liste che hanno sostenuto i capi dei potentati regionali. Questa è la prova decisiva del governo Conte. L’Italia deve uscire dal suo federalismo ingiusto e deve recuperare un’idea unitaria di Paese con un piano di opere materiali e immateriali definito e gestito dal centro con una sola priorità. La riunificazione infrastrutturale del Paese e almeno il 50% delle risorse europee attribuite al Mezzogiorno.

Questo serve all’Italia prima ancora che al Mezzogiorno. Questa dopo venti anni di distrazione è l’unica possibilità che ha il Paese di tornare a misurarsi con i suoi problemi reali.


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