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Matteo Renzi e, sullo sfondo, Giuseppe Conte

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Questa volta a gridare “Fate presto” sono i soccorritori. Siamo la solita Italia. Al posto di fare partire gli investimenti pubblici facciamo partire il mercato delle vacche in Parlamento. Serve una squadra all’altezza per disincagliare il Titanic Italia dalle secche della nostra politichetta. Serve una società civile che dimostri di esistere. Tutto deve avvenire molto presto. Consigliamo di ripartire dalla tesi di dottorato del ministro dell’Economia Gualtieri sul Piano Marshall dove si riconosce il ruolo della Banca d’Italia di Menichella e della Cassa per il Mezzogiorno. Se si fosse ripartiti da lì non saremmo in queste condizioni

Al posto di combattere il virus combattiamo tra di noi. Al posto di fare partire gli investimenti pubblici facciamo partire il mercato delle vacche in Parlamento. Ritorna nel mondo la solita Italia. Questa volta a gridare Fate presto sono i soccorritori. Perché è l’Europa che ha paura di essere travolta dal Titanic Italia. A fine anno la Banca centrale europea avrà in pancia il 30% del nostro debito e la Commissione europea ci ha posto in testa ai beneficiari del Fondo Next Generation Eu finanziato per la prima volta con debito comune europeo.

Pensate che la Bce e la Commissione si aspettino qualcosa di molto differente dal fatto che l’Italia sia la prima a fare i progetti, la prima a presentare un disegno organico di riforme esecutive e di missione italiana di sviluppo? Che colga questa irripetibile occasione per destinare l’intero fondo pubblico in investimenti sociali e infrastrutturali che consentano di risolvere lo storico problema di riequilibrio territoriale? Se ritenete che pensino qualcosa di differente da ciò vi sbagliate di molto perché vorrebbe dire che hanno sbagliato tutto loro.

Purtroppo, con la ciliegina finale di una crisi politica al buio hanno la prova provata che stiamo facendo l’esatto contrario di ciò che a noi conviene e di ciò che loro ci chiedono. Il governo Conte non ha fatto una unità centralizzata all’interno del Consiglio dei ministri per fissare le linee sulle quali procedere, mettere a terra i dati e i paletti e dire, insomma, dove andare per fare che cosa. Non era nemmeno così difficile. Visto che il mandato è vincolato abbastanza al green, al digitale e, nel caso dell’Italia, trasversalmente alla coesione interna e al recupero del Mezzogiorno.

Invece no. Ha fatto l’esatto contrario. In linea con una folle propaganda che parla solo di centinaia di miliardi in arrivo dall’Europa e mai dei debiti che galoppano disperdendosi in monopattini e water ecologici, si sono aperte le porte di un forziere che non esiste e si è detto a tutti di mandare progetti. Ne sono arrivati 600 senza né capo né coda. Si è dovuta fare una scrematura a un certo numero di progetti. Alcune delle caselle erano vuote. Altre erano piene di troppa roba e, in alcuni casi come per l’energia, non si sono nemmeno create occasioni di incontri tra le strutture coinvolte perché discutessero insieme dei singoli progetti e provassero a fare una mediazione tra tutta questa gente più o meno titolata a occuparsi della materia.

Bisogna fare debito buono, certo, che vuol dire sostenere investimenti produttivi ma anche preservare la fiducia delle imprese sane che hanno visto chiudere le attività per colpe non loro e farsi carico di ridurre il disagio dei poveri vecchi e nuovi.

Fare ciò – di cui non siamo stati capaci – non significa fare debito che pagheranno i nostri figli per riempire le città vuote di monopattini o per soddisfare le pretese da Politburo dei Capi dei carrozzoni regionali della Destra e della Sinistra per consentire alle Regioni di lucrare sulla pandemia foraggiando il trasporto pubblico e, di fatto, bloccando attraverso il contagio la riapertura delle scuole. Purtroppo, anche questo è avvenuto.

Non sappiamo più cosa dire. Abbiamo ri-scoperto che Renzi non sa vincere per cui la sua autostima ha bisogno di vedersela riconosciuta a ogni ora del giorno e della notte. Abbiamo dovuto constatare che un Conte che ha fatto molto bene in Europa non è riuscito a andare in casa oltre la mediazione. Siamo diventati il Titanic Italia pur avendo un ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ha fatto una tesi di dottorato sul piano Marshall dove si riconosce il ruolo della Banca d’Italia di Menichella e della Cassa per il Mezzogiorno. Se si fosse ripartiti da lì non saremmo nelle condizioni in cui siamo.

Questa è la vera crisi italiana. La pervicace (ottusa) volontà di non riprendere il cammino interrotto di una macchina del fare che riunifichi la rete dei porti italiani, che faccia i treni veloci dove non ci sono, e che porti la banda larga ultra veloce nel Sud e nelle aree interne del Nord. Che torni a investire sulla scuola e sul capitale umano. Questo Paese non può più permettersi un governo di basso profilo. Serve una squadra all’altezza per disincagliare il Titanic Italia dalle secche della nostra politichetta. Serve una società civile che dimostri di esistere. Tutto deve avvenire molto presto.


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