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Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana con l'assessore Letizia Moratti

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Lo capisce anche un bambino che servono regole comuni e che la regia non può che essere nazionale. Sarebbe addirittura doveroso che la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali si esprima al massimo in piena pandemia condividendo le scelte e rispettando la gerarchia. Purtroppo, sarà difficile uscire dalla pandemia e imboccare la strada della rinascita senza un chiarimento che valga per l’oggi e per il domani. Perché la verità scomoda italiana sono questi, ripetuti, miopi comportamenti di piccoli e grandi feudatari regionali. Tutti insieme sono il secondo macigno che deve rotolare a valle. Prima rotola giù e prima possiamo provare a salvarci

La verità scomoda. Un Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ha il primato negativo dei vaccinati over 80, che non fa nemmeno un vaccino ai volontari, ma dice sì a tutte le lobby del territorio con avvocati, giornalisti, magistrati, professori universitari da contrattini di tre mesi e lezioni in dad, che saltano tutti insieme la fila e si guadagnano sul campo la medaglietta dei furbetti del vaccino. Una vergogna assoluta. Un Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che con il Covid 19 ha sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare, facendo sempre di testa sua, e nascondendosi come un coniglio dietro lo schermo di Aria, la società di informatica che è il simbolo del federalismo predone dell’irresponsabilità, consegue livelli di vaccinazione degli over 80 rispetto alla popolazione pari a quelli della Calabria.

Vogliamo essere molto chiari. La verità scomoda che nessuno vi dice è che queste due Regioni sono tra le più foraggiate d’Italia dalla spesa pubblica nazionale, a fare loro concorrenza a volte umiliandole sono l’Emilia Romagna e le città/Regioni a statuto speciale tipo Trento, Bolzano e Valle D’Aosta. Ciò che oggi disarma e amareggia è il comportamento ripetuto di queste amministrazioni con tratti spiccatamente clientelari e inefficienti che rallentano la lotta dell’intero Paese al virus e bloccano l’unico vaccino possibile dell’economia, seduti su un tesoro di trasferimenti pubblici indebitamente sottratti alle popolazioni meridionali.

Vi rendete conto o no che per fare la somma di pasticci che è sotto gli occhi di tutti da marzo a oggi per la pandemia la Lombardia ha potuto fare 5367 nuove assunzioni contro le 583 della Calabria e sta in alcuni casi addirittura facendo peggio? Come si può sopravvivere in un sistema dove la spesa per investimenti pubblici in sanità è di 84,5 euro pro capite in Emilia Romagna contro i 15,9 pro capite della Calabria e i poco più di 20 sempre pro capite di Campania e Puglia?

Ma che Paese è quello dove i sindaci del Veneto prendono cappello contro il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che dopo venti anni di tagli fino all’osso delle amministrazioni meridionali, prende la meritoria iniziativa di assumere 2800 figure tecniche di livello e di mandarle a rafforzare gli organici dei Comuni del Mezzogiorno? È o no la carta giusta da giocare sul territorio per recuperare la capacità di fare buoni progetti e, soprattutto, di saperli attuare? Ovviamente nella protesta del Veneto torna la solita menzogna per cui la loro situazione di organico sarebbe ancora peggiore. Per cui si ignora, come sempre, la verità che è documentata nei numeri: le amministrazioni del Nord hanno dipendenti pari all’82,7% della pianta organica contro il 73,2% di Sud e isole. Questi numeri dovrebbero fare vergognare chi ha parlato almeno quanto dovrebbero arrossire Giani e Fontana per i loro comportamenti.

Non abbiamo voglia di proseguire in questa contabilità che i lettori del nostro giornale conoscono a memoria. Ho scritto “La grande balla” perché rotolasse a valle il macigno della verità sbriciolando il luogo comune di un Sud raccontato come una specie di idrovora della spesa pubblica italiana. La coscienza nazionale oggi è informata, sa come stanno le cose, non c’è più spazio per questi balletti della vergogna anche perché i guasti civili, prima che economici, prodotti al Nord da tale abnorme flusso di spesa pubblica indebita con il marchingegno della spesa storica, sono sotto gli occhi di tutti. Oggi siamo davanti al nuovo ’29 mondiale italiano che riguarda l’emergenza sanitaria e economica, ma ne nasconde sotto una ancora più pericolosa che è quella sociale. Ci vuole lo Stato, l’azione ferma di un governo che ha una guida stimata e rispettata, che ha idee molto chiare e che fa scelte molto nette, come ha dimostrato di sapere fare Draghi con il nuovo piano vaccinazioni e con le nomine di Figliuolo e Curcio.

Il premier sa bene che su piano vaccini con l’obiettivo di mezzo milione di dosi al giorno e sul Recovery Plan che deve riunire le due Italie consentendo a entrambe di fare un vero passo in avanti, si gioca tutto. Proprio per questo ci permettiamo di consigliare a lui e a Speranza di non abbassare mai la guardia perché il sistema dei venti capi di stato ombra, il luogo nefasto della Conferenza Stato-Regioni dove si negano i diritti di cittadinanza di venti milioni di persone, sono il punto di massima febbre della malattia competitiva italiana degli ultimi venti anni. Lo capisce anche un bambino che servono regole comuni e che la regia non può che essere nazionale. Sarebbe addirittura doveroso che la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali si esprima al massimo in piena pandemia condividendo le scelte e rispettando la gerarchia.

Purtroppo, c’è il rischio concreto che non sia così perché il patto miope, oltre che scellerato, tra Sinistra Padronale tosco-emiliana e Destra lombardo-veneta a trazione leghista sopravvive nella testa e nel portafoglio di molti dei Capetti delle Regioni. Sono fatti tutti a modo loro, Presidente Draghi, e tutti chi più chi meno in modo sbagliato. Per cui il Veneto continua a sperimentare nuovi criteri anagrafici di vaccinazione. La Toscana che si è coperta di disonore continua ostinatamente a fidarsi della sua piattaforma, non di quella di Poste italiane. La Liguria continua a fare i conti con i no vax, entrati anche nel gruppo parlamentare del presidente della Regione Toti. La Lombardia rimane nel suo caos senza mai chiedere scusa a nessuno con gli ospedali strapieni che, non bastasse tutto il resto, ora devono occuparsi anche delle prenotazioni.

Attenzione attenzione, questo lo diciamo anche alla ministra del Mezzogiorno, Mara Carfagna, con questi soggetti qui i nuovi livelli essenziali di prestazioni (Lep) si possono fare a patto che non si toccano le rendite del privilegio di chi se ne è impossessato da almeno dieci anni con il trucco della spesa storica e non intende mollare un euro. Questo vuol dire che i nuovi Lep si possono fare solo aggiungendo debito a debito e, con un’economia a pezzi da ristorare seriamente, assumersi la responsabilità di questa scelta si presta a critiche. Dalla pandemia si esce con più Italia e meno Regioni, con più investimenti pubblici a partire dal Sud che mobilitino quelli privati, ma ancora prima con più equità nella spesa sociale che vuol dire asili nido, mense scolastiche, medicina sul territorio e ospedali pubblici, mobilità e trasporti. Che vuol dire dare il giusto a tutti togliendo un pochino a chi riceve ingiustificatamente troppo e dando di più a chi riceve ingiustificatamente molto meno.

Questo disegno per essere attuato fino in fondo esige di mettere in riga piccoli e grandi feudatari regionali. Non abbiamo bisogno né di Capi indipendentisti né di sceriffi o di capipopolo. La prima trincea della frontiera italiana del riscatto è l’attuazione del piano vaccini e il governo di unità nazionale non può consentire a nessuno di continuare a scavare i fossati che hanno condannato da venti anni l’Italia alla crescita zero fino a spaccarla in due Paesi diversi. Questi signori non sono in sintonia con la paura e l’ansia comune di un popolo sfibrato e si continuano a occupare dei loro orticelli sordi a ogni richiamo. Sarà difficile uscire dalla pandemia e imboccare la strada della rinascita senza un chiarimento che valga per l’oggi e per il domani. Perché la verità scomoda italiana sono questi, ripetuti, miopi comportamenti. Tutti insieme sono il secondo macigno che deve rotolare a valle. Prima rotola giù e prima possiamo provare a salvarci.


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