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Massimiliano Fedriga e Matteo Salvini

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Se vogliono salvare davvero l’Italia i due tenutari politici in condominio del sistema regionale, il capo della Lega Salvini e il capo del Pd Letta, impongano ai loro viceré regionali di seguire scrupolosamente le indicazioni di Draghi distribuendo religiosamente i vaccini secondo il criterio nazionale e sfruttando la nuova logistica e la nuova organizzazione a livello centrale. Devono essere capaci di fare cambiare loro la musica ad horas. Altrimenti continueranno con le loro propagande e con i loro finti dibattiti in un’Italia distrutta dai loro protetti

Siamo passati dal voto di scambio al vaccino di scambio. Evitiamo che il mercimonio si ripeta con le seconde dosi. Sono gli amici degli amici dei viceré regionali. Quelli del vaccino di scambio. Hanno dato la preferenza a magistrati, giornalisti, avvocati, notai, preti e colonnelli, dipendenti comunali e dipendenti regionali. Ci spaventa il 5,5% dei vaccinati over 70 in Calabria, ma la Lombardia che fa peggio e si ferma al 3,4% nella stessa categoria riesce a toglierci la parola di bocca. Sorvoliamo per carità di patria sulla incomparabile differenza di soldi pubblici della Repubblica italiana che ricevono le due Regioni. La Toscana penultima nella lista degli over 80 vaccinati è un monumento alla prepotenza e al familismo della stessa Italia dei ricchi. Sono i numeri verità di un Paese che muore aggrappato ai suoi egoismi.

Poi ci sono i furbetti a Biella, i furbetti a Oristano, i furbetti e i salta-lista a Bari. Il trucco dei panchinari che unisce l’Italia, le cosiddette liste suppletive, dalla Sicilia alla Val d’Aosta. Si preannuncia la solita coda infinita di inchieste giudiziarie italiane. Lo sceriffo De Luca, della “Repubblica autonoma” della Campania, il giorno dopo le parole di Draghi ha già pronta la sua lista: “Dopo gli anziani toccherà a dipendenti comunali e postali e cassiere”. Vogliamo essere molto chiari. In queste parole scandalose e in questi comportamenti altrettanto scandalosi c’è tutta la malattia decisionale italiana, il tumore si spera benigno quindi curabile delle due Italie. Siamo davanti alla cancrena civile prima che economica di uno Stato che fa finta di essere organizzato in Länder come in Germania e, cioè, con una precisa e articolata autonomia gestionale, ma ha invece indossato l’abito di Arlecchino del federalismo dell’irresponsabilità sacrificando l’unità d’Italia sotto lo scettro ingiusto della spesa storica e dividendo il Paese in venti vicereami contagiosi di clientele e di assistenzialismo.

Il luogo nascosto della democrazia italiana dove si sono consumati questi misfatti è la Conferenza Stato-Regioni. Ieri la presidenza di questa Terza Camera abusiva del potere reale passa dal presidente dell’Emilia-Romagna del Pd, Stefano Bonaccini, al presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Il primo e il secondo sono assolutamente uguali. Siamo in presenza di un passaggio di potere tra esponenti apparentemente diversi ma che suonano la stessa musica che è quella della Sinistra Padronale tosco-emiliana e della Destra del Nord a trazione leghista. Lo stress test della campagna di vaccinazione ha messo a nudo i vizi e le inefficienze di questo federalismo irresponsabile all’italiana e ha reso di dominio pubblico le sperequazioni nella spesa pubblica sociale tra una parte e l’altra del Paese che i lettori di questo giornale ben conoscono.

Se vogliono salvare davvero l’Italia al posto del sostegno pelosetto al governo Draghi, i due tenutari politici in condominio del sistema regionale, il capo della Lega Salvini e il capo del Pd Letta, ovviamente in tutto differenti tra loro, impongano ai loro viceré sul territorio di seguire scrupolosamente le indicazioni di Draghi distribuendo religiosamente i vaccini secondo il criterio nazionale e sfruttando la nuova logistica e la nuova organizzazione a livello centrale. Salvini la smetta di fare propaganda sulle riaperture che sono rallentate proprio per le inefficienze evidentissime dei suoi protetti. Letta trovi la forza di misurarsi con quei suoi tenutari del potere regionale che si muovono in tutto e per tutto di comune accordo con i Capi leghisti spartendosi soldi e clientele in quel luogo nascosto della democrazia italiana dove non si è mai voluto neppure parlare dell’indice di povertà. I loro protetti hanno distrutto l’Italia e continuano a mistificare tutto per continuare a fare i fatti loro. Anche di fronte ai lutti familiari e ai morti in economia. Una vergogna assoluta. Salvini e Letta si mettano una mano sul cuore e si chiamino i finti governatori. Devono essere capaci di fare cambiare loro la musica ad horas. Altrimenti continueranno con i loro finti dibattiti in un’Italia distrutta dai loro protetti.

Letta non può non capire che senza questo cambio brutale di scenario si rischia di bruciare la carta estrema dell’Italia che è Draghi. Deve trovare la forza di imporre costi quel che costi nel suo partito la nuova logica. Salvini se ha fiuto politico e vuole ambire davvero a governare questo Paese deve rendersi conto fino in fondo che non potrà mai farlo dopo le eventuali macerie del governo Draghi. A entrambi, dunque, conviene. Lo hanno capito tutti che c’è un’Italia alternativa nei fatti a Draghi e che è quella del consociativismo territoriale di destra e di sinistra. Non basta la vetrina all’estero del salvatore dell’euro che ora anche gli italiani finalmente cominciano a conoscere meglio. Non si fa molta strada se si continua a sopravvivere come se ci fosse una facciata nuova del palazzo e dentro il condominio tutto prosegue nel solito modo. A nessuno può essere consentito di continuare a giocare con la carta estrema.


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