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Il Presidente del Consiglio Mario Draghi

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Un provvedimento di 8/9 articoli che consenta di esaurire il processo autorizzativo entro massimo 60 giorni e non come è attualmente tra 20/30 mesi. Una commissione unica perché tutto ciò che avviene dopo con lungaggini e opacità deve avvenire prima con trasparenza e efficacia. La stazione appaltante deve concludere in un arco non superiore ai 60 giorni l’affidamento delle opere e, in caso contrario, l’organo preposto verrà sostituito. Questo è un punto decisivo perché senza il richiamo dei poteri dello Stato di certo molti degli interventi diretti al Mezzogiorno non andrebbero in porto o per assenza di risorse di cofinanziamento o per inefficienza o per distrazione delle stesse risorse. Questo dovrebbero chiedere i cantastorie del Sud invece di continuare a chiedere altri soldi che non sapremmo spendere

Non abbiamo nessuna speranza che il dibattito pubblico italiano esca dalla trappola che finisce per essere l’arma di distrazione di massa dei cinque giorni prima o dopo per le riaperture. Non abbiamo nessuna speranza che Salvini la smetta di fare Salvini e che tutti gli vadano dietro o quanto meno si prestino al suo gioco. Tutto questo copione politico appartiene ai venti anni di crescita zero del Paese dove hanno prevalso le logiche della propaganda e gli egoismi miopi che hanno frazionato la catena di comando garantendo al Nord un ricco assegno assistenziale e bloccando al Nord come al Sud la capacità di fare investimenti pubblici che a loro volta mobilitano quelli privati. Se attori protagonisti, comparse, macchinisti, registi e aiuti registi di questa compagnia non perdono voce in capitolo, di sicuro a crollare sarà il palco.

Questo è il punto della sfida italiana di oggi e traspare con nettezza dalle parole del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. La scommessa del Paese è sul debito buono che consentirà di fare investimenti buoni, su interventi ben progettati, ben disegnati e ben attuati. Nel mondo post pandemico con le regole sospese del patto di stabilità e la politica espansiva della Bce che durerà ancora un bel po’, il Paese verrà giudicato dalla capacità di fare crescita che consentirà di ripagare il debito. A questo, non a altro, sin da oggi gli investitori e non solo guardano. Perché gli occhi di oggi sono diversi da quelli di ieri. Verremo giudicati sulla messa a terra di questi investimenti. Verremo giudicati sulla capacità di rispettare i cronoprogrammi.

Diciamo le cose come stanno. Serve un provvedimento di otto/nove articoli che consenta di esaurire il processo autorizzativo entro massimo sessanta giorni e non come è attualmente tra venti e trenta mesi. Serve una commissione unica che completi l’iter istruttorio delle proposte entro sessanta giorni. Tutto ciò che avviene dopo con lungaggini e opacità deve avvenire prima con trasparenza e efficacia. La stazione appaltante deve concludere in un arco non superiore ai sessanta giorni l’affidamento delle opere e, in caso contrario, l’organo preposto verrà sostituito. Questo è un punto decisivo perché senza tale richiamo dei poteri dello Stato di certo molti degli interventi diretti al Mezzogiorno non andrebbero in porto o per assenza di risorse di cofinanziamento o per inefficienza o per distrazione delle stesse risorse.

Siccome il governo giustamente, seguendo il modello francese, ha fatto un piano unico che mette insieme le risorse di Pnrr, Fondo di coesione, React Eu e fondi in conto capitale del bilancio pubblico, la proposta dei singoli interventi deve essere organica. Che vuol dire che nulla può entrare e uscire perché questa o quella forza politica, questo o quel capo di Regione, vuole qualcosa che non c’è a scapito di ciò che c’è. Nell’intero provvedimento che deve avvenire per decreto legge e in questa ultima specifica clausola di organicità ci sono le due principali garanzie che non parliamo di fantastici elenchi di cantieri ma di cantieri veri aperti finalmente anche nel Mezzogiorno.

Nelle maglie di questo decreto ci saranno o non ci saranno le condizioni per passare dalla folle e lenta azione dei venti anni di crescita zero e di rimozione del Mezzogiorno alla identificazione delle scelte e delle azioni che è l’unica possibile per riunificare le due Italie e dare al Sud ciò che è dovuto per costruire le basi di uno sviluppo sano e duraturo. Avremo così nei fatti anche il Draghi della prima ora: “Non voglio promettere nulla che non sia realizzabile”. Proprio quello che serve ai cantastorie del Mezzogiorno che continuano a chiedere soldi per il Sud senza accorgersi che sono in arrivo 100 e passa miliardi e che l’unico modo per perderli è quello di continuare a chiederne altri invece di organizzarsi per fare buoni progetti e buona attuazione di quei progetti. Questo dice chi vuole fare le cose. Questo non dice chi vuole continuare a fare propaganda e ottenere qualcosa per sé invece di fare le cose. Così è se vi pare, direbbe Pirandello.


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