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Ursula von Der Leyen e Mario Draghi a Villa Pamphili

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Sul decreto unico delle Semplificazioni si gioca la prima partita del futuro. Si passa da qui se si vuole cominciare a cambiare altrimenti facciamola finita ed evitiamo nuovi machiavellismi.  I conti con la realtà non si fanno dicendo “sì, ma…” e non sono più rinviabili. Non ci stancheremo mai di ripetere che il Pd di Letta avrà un grande futuro solo se sarà la bandiera del cambiamento del governo Draghi “senza se e senza ma” perché la bandiera del futuro può esistere a una sola condizione che è quella di fare l’opposto di ciò che si è fatto negli ultimi venti anni

C’E’ UN’ipocrisia terribile che nasconde il vizio italiano più odioso: “Sì, ma”. Cambiamo? “Sì, ma”. Cambiamo perché fino a oggi non ha funzionato nulla? “Sì, certo, ma”. Cambiamo perché tra un parere infinito dei beni culturali, il più bizantino dei codici di appalti della terra, le mille stazioni non appaltanti ma della valutazione di impatto ambientale, contabile, di trasparenza, di “aria respirata” e così via, si moltiplicano i controlli formalistici, si moltiplicano le corruzioni e si fanno brutti progetti? Soprattutto, non si fanno i lavori. Non si aprono i cantieri. Cambiamo, allora, siamo tutti d’accordo? “Sì, ma”.

Leviamo questi poteri di veto che sono poteri corruttibili personali e facciamo come si fa nel mondo dove le cose si fanno e i giovani hanno un futuro? Li mettiamo tutti insieme in una stanza questi signori che hanno negato il diritto di vivere al Paese e li obblighiamo a fare bene in tempi rapidi il loro dovere garantendo il massimo di trasparenza e di efficienza? “Sì, sì, sì certo, ma”.

Per carità, volessimo togliere a lor signori il potere di smarchettare, porre condizioni fuori dal mondo, farti camminare a vuoto come una trottola tra una stanza e l’altra della via crucis burocratica italiana? Basta: “sì, ma…” ha stufato! Sul decreto unico delle Semplificazioni si gioca la prima partita del futuro. Si passa da qui se si vuole cominciare a cambiare altrimenti facciamola finita e evitiamo nuovi machiavellismi.

Ma vi sembra possibile che in un Paese dove cinque milioni di persone rischiano di perdere il posto di lavoro, si debba ancora tenere conto dell’opinione di una ex ministra del Pd, Paola De Micheli, che è riuscita a sostenere al limite della sfrontatezza che il Covid 19 non viaggiava sugli autobus del trasporto pubblico locale e che ha raccontato favole sui cantieri da aprire nel Mezzogiorno dal primo all’ultimo giorno del suo mandato ministeriale?

Che il codice degli appalti italiano sia stato il più formidabile strumento contro la riapertura dei cantieri è un fatto assodato. Ora possiamo porci il problema di una persona, di certo di tutt’altro spessore rispetto alla De Micheli come l’ex ministro Delrio, che gode della nostra stima, per salvare qualche dignità fraintesa e dire di “cambiare senza cambiare” come se non fossimo al nuovo ’29 mondiale e potessimo sostenere all’infinito il reddito delle persone facendo debito e assistenzialismo?

Vogliamo ancora perdere tempo con i gattopardismi di questo o quel sindacato?

I conti con la realtà non sono più rinviabili e non ci stancheremo mai di ripetere che il Pd di Letta avrà un grande futuro solo se sarà la bandiera del cambiamento del governo Draghi “senza se e senza ma” perché la bandiera del futuro può esistere a una sola condizione che è quella di fare l’opposto di ciò che si è fatto negli ultimi venti anni e di farlo con una visione di insieme che tagli trasversalmente tutti i campi dell’economia.

Non è più tempo di aggiustamenti e di piccoli e grandi spot.


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