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Dopo molti anni e in piena pandemia globale, cioè nel momento storicamente più difficile, avremo la prima manovra di finanza pubblica che non richiederà uno scostamento di bilancio. Il dito è l’Italia di prima che continua a guardare al suo dito e non alla luna di un Paese che sta cambiando alla velocità della luce e vuole diventare in fretta un Paese normale. Il dito è la difficoltà a rendersi conto che gli italiani capiranno se sono salvi non oggi né tra qualche giorno con il risultato delle amministrative, ma nel 2023 e nel 2024 quando capiranno se quella crescita che fa abbassare oggi il rapporto debito Pil rispetto alle previsioni di appena cinque mesi fa è diventata strutturale, sostenibile e, soprattutto, equa che vuol dire assolutamente inclusiva. Soprattutto lo capiranno le donne e gli uomini del Mezzogiorno perché o avremo risolto il problema della macchina pubblica degli investimenti e avremo fortemente riavvicinato le due Italie o non ce la avremo fatta

Il dito e la luna. La luna è il prodotto di un tasso di crescita più alto. La luna è che tutto quello che viene fatto per tirare su la crescita in modo sano è in coerenza con la discesa del debito. La luna è che per la prima volta le previsioni del documento di economia e finanza (Def) sono smentite dalla Nota di aggiornamento del Def che prende il nome di Nadef, non perché peggiorative, ma perché molto migliorative. La luna è che abbiamo la conferma quantitativa che dal problema del debito pubblico si esce prima di tutto con la crescita (6% invece del 4,5% previsto) e che dobbiamo stare attenti a quali misure adotteremo in futuro e che, per queste stesse ragioni, la stella polare dovrà essere se queste misure contribuiscono o no a una crescita equa, sostenibile, duratura.

La luna è che avevamo previsto un deficit rispetto al prodotto interno lordo (Pil) dell’11,8% e lo abbiamo del 9,4% addirittura in calo rispetto al 2020. La luna è che il debito pubblico sempre in rapporto al Pil scende già quest’anno: era 155,8 nel 2020, doveva diventare 159,8, si ferma già nel 2021 al 153,5, memorizzate i numeri per piacere; se si continua così arriverà intorno al 140 in quattro anni.

La luna è una Nadef che ci racconta che, dopo molti anni e in piena pandemia globale, cioè, nel momento storicamente più difficile, avremo la prima manovra di finanza pubblica che non richiederà uno scostamento di bilancio. La luna è che c’è fiducia tra gli italiani e da parte del resto del mondo verso l’Italia. La luna è che l’ingrediente ambientale che ha consentito il rimbalzone dell’Italia è il successo della campagna di vaccinazione che consente di lavorare in tranquillità e che ha permesso ai nostri studenti di tornare a scuola in presenza avendo lavorato il governo in silenzio un’intera estate perché ciò avvenisse. Questa è la base concreta della fiducia italiana.

La luna è che tutto ciò è possibile perché la fiducia del mondo nasce dalla reputazione internazionale del premier per quello che ha fatto prima salvando l’euro, ma in egual misura se non superiore per quello che sta facendo ora come capo del governo italiano rispettando le scadenze per il varo delle riforme già fatte e impegnandosi a rispettare il calendario anche per quelle future ancora da fare. La luna è che si fa il G 20 straordinario voluto da Draghi sull’Afghanistan e che la forza delle sue idee camminano su un tracciato obbligato per la nuova Europa e la nuova Bretton Woods a partire dalla lotta al cambiamento climatico.

Il dito è se tornerà quota cento per le pensioni. Il dito è la solita, identica, domanda su Draghi se andrà o meno al Quirinale quasi che lo decidesse lui e non il Parlamento. Il dito è la spasmodica entropia di un’informazione multimediale da Titanic Italia per ciò che accade nei Cinque stelle e per le lacerazioni della Lega con code velenose che continuano nel solito, miserabile giochetto italiano di non rispettare la dignità delle persone. Il dito è l’Italia di prima che continua a guardare al suo dito e non alla luna di un Paese che sta cambiando alla velocità della luce e vuole diventare in fretta un Paese normale.

Il dito è la difficoltà a capire la fatica che serve oggi per raggiungere l’obiettivo domani. Il dito è la difficoltà a rendersi conto che gli italiani capiranno se sono salvi non oggi né tra qualche giorno con il risultato delle amministrative, ma nel 2023 e nel 2024 quando capiranno se quella crescita che fa abbassare oggi il rapporto debito Pil rispetto alle previsioni di appena cinque mesi fa è diventata strutturale, sostenibile e, soprattutto, equa che vuol dire assolutamente inclusiva.

Soprattutto lo capiranno le donne e gli uomini del Mezzogiorno perché o avremo risolto il problema della macchina pubblica degli investimenti e avremo fortemente riavvicinato le due Italie o non ce la avremo fatta. Guardiamo, se potete, alla luna e facciamo il nostro per andare avanti perché il dito appartiene irrimediabilmente all’Italia di ieri e ci fa perdere tempo prezioso.


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