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Buona parte della classe politica di amministratori regionali e comunali intende continuare a lavorare come si faceva prima. Siamo arrivati ai bandi di gara e a un soffio dall’apertura dovuta dei cantieri e questi signori continuano a chiedere soldi che hanno già avuto invece di dire questi sono i nostri progetti, questi sono gli uomini e le donne che li attuano. Questa volta i soldi che non vengono attivati si perdono e non si possono recuperare con la clausola del “più tre” che permette al fondo di coesione e sviluppo del 2014/2020 di spenderli ai supplementari nei tre anni di recupero concessi fino al 2023. Che sono poi anche i tre anni in cui ciclicamente i capi delle regioni danno il meglio del loro marchettismo clientelare. Servono subito una task force di Cdp e assunzioni di qualità nelle amministrazioni territoriali

Sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) nel Mezzogiorno si impone un’operazione verità. Perché la gran parte degli amministratori regionali e, purtroppo, anche molti sindaci fanno orecchie da mercante. Siamo arrivati ai bandi di gara e a un soffio dall’apertura dovuta dei cantieri e questi signori continuano a chiedere soldi che hanno già avuto invece di dire “questi sono i nostri progetti, questi sono gli uomini e le donne che li attuano”, affinché quei soldi di cui tutti si riempiono la bocca non vengano sottratti all’Italia e magari trasferiti a francesi e olandesi che hanno avuto poco.

È passato più di un anno per attrezzarsi e chiedere aiuto a chi poteva e voleva darlo, noi lo abbiamo scritto un giorno sì e l’altro pure, ma gli amministratori delle regioni meridionali (non tutti) sanno solo chiedere un posto in più a tavola nella cabina di regia e se ne guardano bene dal ricordare che sono stati bocciati dai ministeri più di sessanta progetti per il Pnrr di una di loro, la Regione Sicilia, perché controfirmati da finti geometri o da periti che nello stesso giorno firmano dichiarazioni di certificazione avvenute a distanza di centinaia di chilometri tra di loro.

Sì, avete capito bene, è andata così. Non aiuta ovviamente un ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, che continua a sfornare elenchi di titoli di opere da avviare spacciandoli per cantieri già aperti. L’ultimo, in ordine cronologico, riguarda un elenco di titoli di 2,8 miliardi di opere di rigenerazione urbana alcuni dei quali, per carità, a tempo debito diventeranno cantieri effettivi, ma per molti dei quali nelle condizioni attuali l’apertura non è neppure ipotizzabile.

Diciamo le cose come stanno. Alcune organizzazioni territoriali hanno le strutture per fare le cose che dicono di volere fare, ma molte altre specie nel Mezzogiorno ne sono fortemente sprovviste né mostrano la volontà di attrezzarsi. Passano il tempo a chiedere più soldi e a dire il falso e, cioè, che sono stati fregati.

Viceversa la stagione della propaganda politica è finita per tutti e il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi, a gennaio, cioè domani, dovrà rispondere in Europa a tre o quattro domandine di rito del tipo: quali sono le procedure adottate o da adottare per l’affidamento delle opere? Quali sono gli Stati di Avanzamento Lavori (SAL) già approvati e saldati? Quali sono le WBS (Work Breakdown Structure) dei singoli interventi e, cioè, l’articolazione dettagliata dei progetti con relativa previsione degli avanzamenti e delle relative esigenze finanziarie? Quali i vincoli incontrati nell’attuazione del Pnrr e quali le azioni e le riforme attivate per superarli?

Il credito personale e la reputazione di Draghi potranno dare una mano, ma non cambiare la realtà e qui, nel Mezzogiorno, casca l’asino. La nostra evidentissima sensazione è che buona parte della classe politica di amministratori comunali del Mezzogiorno, soprattutto quelli di più lungo corso, intenda continuare a lavorare come si faceva prima. Spedire a Roma non progetti ben fatti ma un elenco di voci più o meno come si faceva quando i controlli venivano fatti in casa da Regioni e ministeri dove le negoziazioni erano di tutt’altro genere.

Qui cambia tutto perché i controlli sono di altro tipo e vengono fatti da un organismo che si trova in Europa. Dove le situazioni di cui tenere conto sono essenzialmente due. Primo: c’è chi gode se noi non spendiamo perché consente ad altri paesi di utilizzare quei soldi che noi non siamo in grado di utilizzare come ripete spesso chi ancora custodisce con professionalità l’onore dei conti pubblici italiani. Secondo: i soldi che non vengono attivati si perdono e non si possono recuperare con la clausola del “più tre” che permette di spendere i soldi del fondo di coesione e sviluppo del 2014/2020 ai supplementari nei tre anni di recupero concessi fino al 2023. Che sono poi anche i tre anni in cui ciclicamente i capi delle regioni danno il meglio del loro marchettismo clientelare riempiendo l’elenco di progetti sponda di amici degli amici che di sicuro ingrossano i portafogli dei beneficiari, ma di certo non fanno sviluppo e, tanto meno, creano lavoro di qualità per donne e giovani di talento.

A questo punto, credo che l’informazione debba fare un salto di qualità. Lo feci molto tempo fa alla direzione del Sole 24 Ore quando inventai Rating 24 e ogni mese davamo conto dello stato di avanzamento dei decreti di attuazione dei singoli provvedimenti del governo. Arrivarono a costituire una task force a palazzo Chigi per monitorare loro in prima battuta e l’azione di pungolo sortì in quella stagione qualche risultato. Oggi il governo Draghi sa bene che cosa fare e la formula della cabina di regia in termini di sostanza e di metodo di lavoro esprime proprio la volontà di monitorare i problemi in tempo reale in modo da potere sempre in tempo reale porre rimedio.

Noi, però, abbiamo evidentissima la gravità del problema progettuale e esecutivo delle amministrazioni meridionali che supera quello altrettanto rilevante che riguarda i ministeri a partire da quello degli ex Trasporti. Per tutte queste ragioni Il Quotidiano del Sud si impegna con i suoi lettori a fare ogni mese il Rating Pnrr sullo stato di attuazione degli impegni nel Mezzogiorno. Faremo questo monitoraggio sistemico per verificare a che punto sono i lotti dell’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Per capire che si sta facendo davvero sulla Palermo-Catania-Messina in Sicilia. Se è vero o no che su quasi tutti gli interventi programmati siamo fermi a uno studio di fattibilità se non addirittura a una fase preliminare allo studio di fattibilità.

Diciamo le cose come stanno. Nelle grandi aree metropolitane come Napoli e Bari abbiamo fiducia nelle capacità di Gaetano Manfredi e Antonio Decaro e sappiamo che sapranno fare gioco di squadra. Per cui è chiaro che, come sempre, avremo situazioni in chiaroscuro, ma sui piccoli comuni e in molti altri casi – in particolare quando c’è lo zampino delle Regioni – il disastro se non si interviene è scritto nelle cose. Abbiamo apprezzato l’onestà del ministro Bianchi quando ha detto con chiarezza che per gli asili nido nei comuni in difficoltà chiederà aiuto a Cassa depositi e prestiti e che hanno già impostato il problema per arrivare preparati all’appuntamento.

Noi riteniamo, e lo ripetiamo, che sarà indispensabile a tutto campo un ruolo di Cdp perché i livelli di problemi sono tanti. Attengono alla fase progettuale, finanziaria e esecutiva. Senza una task force di riferimento pienamente integrata che vigila e affianca sul piano esecutivo non se ne esce. Meglio dirselo prima che a babbo morto.


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