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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Mario Draghi

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La stabilizzazione oggi è decisiva perché le forze politiche devono agire con la testa e con il cuore di una compagine di governo tecnico-politica di unità nazionale che è capace di mobilitare unitariamente il sistema Paese e di fare funzionare la sua macchina operativa. Se le nuove decisioni sul Covid le collochi dentro questo quadro di stabilità italiana di governo che ha fatto scuola in Europa si prosegue sulla strada tracciata, altrimenti si rompe tutto. Pensateci per un momento: dentro questo logica di sistema c’è la forza liberata di un capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha saputo regalare al Paese questa stagione di salvezza nazionale e che chiede di cambiare il Consiglio superiore della magistratura prima che si elegga il nuovo. È lo stesso pragmatismo che muove Draghi in ogni passaggio che riguarda la pubblica amministrazione, la capacità di attuare gli investimenti pubblici, la coerenza meridionalista degasperiana nell’attuazione degli interventi

Contro la politica delle cornate bisogna che vinca la stabilizzazione. Bisogna rimettere in piedi il Paese e non è più tempo per i partiti di giocare a rompere il giocattolo. L’idea che si possa mettere a rischio il bene primario ritrovato della coesione sociale è assolutamente balzana perché senza questa condivisione di obiettivi comuni non c’è stabilizzazione e senza di essa non tiene più nulla. Non c’è governo di unità nazionale e si ferma la Nuova Ricostruzione. Ci può essere anche la ripresa, ma l’incertezza si mangia tutto.

I partiti devono capire che la guerra contro il Covid è una guerra lunga di posizione e per vincerla non basta la mano ferma del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Può succedere, come è successo, che faccia quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare e, cioè, un green pass anche sul lavoro e che in questo modo preservi l’Italia in sicurezza e ne riapra scuola e economia facendo la migliore crescita europea, ma per continuare a decidere oggi come ieri qualcosa che ha ovviamente dei contenuti di rischio e che apre dei conflitti sia con le parti irresponsabili sia con quelle più responsabili del Paese c’è un assoluto bisogno di stabilizzazione del quadro politico che diventi stabilizzazione di sistema. Che confermi il valore della nuova stabilità italiana.

Se le decisioni della seconda fase le collochi dentro questo quadro di stabilità italiana che ha fatto scuola in Europa si prosegue sulla strada tracciata altrimenti si rompe tutto. Se le nuove decisioni si prendono mentre tutti i Capi partito pensano che si va a votare allora anche queste decisioni diventano mezze decisioni perché prendi le decisioni ma nessuno farà i controlli e quindi tutto va a rotoli come è successo praticamente ovunque in Europa meno che in Italia e in Spagna. Sulle gambe della stabilizzazione deve camminare il messaggio fortissimo della strada maestra della vaccinazione – oggi significa terza dose e vaccino ai bambini – e dei controlli a tappeto tra chi si fa carico del bene comune e chi invece no e deve essere almeno messo nelle condizioni di non nuocere agli altri.

Questo è un discorso politico che le forze politiche dovrebbero fare tra di loro perché il nuovo ’29 mondiale impone un discorso di sistema almeno fino a quando la situazione non verrà definitivamente stabilizzata. Si può preferire a questa strada di responsabilità a nostro avviso obbligata quella della sfida all’Ok Corral, ma i partiti che scelgono questo itinerario devono almeno avere la consapevolezza che si assumono un grande rischio che riguarda certo la presidenza del consiglio ma prima ancora loro tutti e tutti noi. Questo è il punto dirimente.

Diciamocela tutta e diciamocela chiara. Abbiamo un primato che è un primato vero. Siamo noi per una volta la Germania. Siamo noi per un volta il modello. Nell’Europa che combatte il Covid siamo stati i migliori, questo risultato ci è riconosciuto dagli altri, e noi godiamo i benefici con una scuola riaperta senza essere richiusa e con un’economia che corre. Per tutte queste ragioni la stabilizzazione oggi è decisiva perché le forze politiche devono agire con la testa e con il cuore di una compagine di governo tecnico-politica di unità nazionale che è capace di mobilitare unitariamente il sistema Paese e di fare funzionare la sua macchina operativa. Questa è la sfida di oggi.

Se non c’è questo spirito di sistema il talk show politico della miseria italiana con i suoi lestofanti più o meno a gettone continuerà a sobillare i peggiori istinti del Paese e a bruciare il futuro. Se non c’è questo spirito i controlli non saranno all’altezza della situazione e rallenteranno gli effetti del super green pass. Se non c’è questo spirito molti troveranno la scusa buona per l’evasione dall’obbligo e allargare il solco nel Paese tra vaccinati e non vaccinati dando la stura a estremismi di ogni tipo per trarre i propri tornaconti.

Se viceversa terranno le posizioni lo spirito del governo di unità nazionale del Paese e la leadership di chi lo guida, Mario Draghi, che si manifesta arrivando spesso prima degli altri e gestendo sempre pragmaticamente ogni angolo di difficoltà, allora il successo della prima fase si ripeterà anche nella seconda e le ragioni di sistema prevarranno. La nuova consapevolezza manifestata dai presidenti delle Regioni e la spinta propulsiva dei sindaci va oggettivamente in tale direzione. In questo snodo decisivo per il Paese il mondo di cartapesta dei lupi dei no vax cadrà di forza sua perché i fatti sotto gli occhi di tutti convinceranno tutti coloro che in buona fede non sono ancora convinti. Gli altri sono irrecuperabili e hanno altri interessi.

Pensateci per un momento: dentro questa logica di sistema c’è la forza liberata di un capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha saputo regalare al Paese questa stagione di salvezza nazionale e che chiede di cambiare il Consiglio superiore della magistratura prima che si elegga il nuovo. È lo stesso pragmatismo che muove Draghi in ogni passaggio che riguarda la pubblica amministrazione, la capacità di attuare gli investimenti pubblici, la coerenza meridionalista degasperiana nell’attuazione degli interventi. Dietro il successo della seconda fase della lotta al Covid c’è il passaggio decisivo di quella stabilità italiana che l’Europa ci invidia e che noi non siamo ancora capaci di apprezzare a pieno.


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