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Non si fa politica senza staff e gli staff non funzionano se sono popolati da amici degli amici. La Nuova Ricostruzione non si fa se nella macchina pubblica non ci sono persone competenti, indipendentemente dal loro colore politico e dalle loro amicizie. Abbiamo bisogno di voi cari burocrati centrali e regionali con una testa nuova e un nuovo metodo di lavoro. Dovete fare squadra per salvare il vostro Paese e ne dovete avvertire l’orgoglio e la responsabilità. L’insegnamento di De Gasperi: “Devono fare il loro mestiere, devono dare le loro competenze tecniche, non devono fare politica”

Abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di burocrati capaci che risolvono i problemi “protetti” dalle nuove normative con la volontà di fare squadra e cambiare registro.

Ne abbiamo assoluto bisogno perché siamo diventati un Paese senza strutture. A furia di nominare i fedeli incompetenti nei posti chiave della pubblica amministrazione regionale ancora più che nazionale siamo ridotti così.

Quando si arriva a promuovere un politico trombato che di mestiere fa l’avvocato di cause matrimoniali in un ruolo delicato come quello di capo dell’avvocatura di una provincia autonoma che è parificata alle Regioni, vuol dire che si è perso da tempo il senso della misura e si è deciso di non fare le cose. Questo è il punto finale della sfida del Recovery Plan italiano e, ancora più precisamente, del cambiamento effettivo del Paese. Che può arrivare solo dalla messa a terra delle riforme di struttura come quelle della pubblica amministrazione, della nuova governance del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), del reclutamento di nuove professionalità e della giustizia in tutte le sue declinazioni nessuna esclusa. Questo deve essere il punto finale della sfida di ammodernamento di un Paese che torna a fare con efficienza investimenti pubblici e è capace per questa ragione di attrarre e mobilitare ancora di più investimenti privati.

Parliamoci chiaro: non si fa politica senza staff e gli staff non funzionano se sono popolati da amici degli amici. La Nuova Ricostruzione non si fa se nei gangli fondamentali della macchina pubblica non ci sono persone competenti, indipendentemente dal loro colore politico e dalle loro amicizie. Una delle battaglie storiche di De Gasperi, che mi piace qui ricordare, fu quella combattuta dallo statista trentino contro chi lo incitava a sbaraccare tutti i ministeri perché pieni di fascisti. “No, hanno la competenza che ci serve in quei ministeri, sono dei burocrati e sono dei bravi burocrati. Vedrete che risponderanno con la stessa efficienza al nuovo padrone” replicò a muso duro l’uomo di Stato che aveva a cuore la rinascita del Paese, non la consumazione di vendette politiche. Fece anche di più. A chi non mollava, esortandolo senza tregua a fare piazza pulita con il passato, De Gasperi scocciato ma suadente usava poche frasi di circostanza: “Devono fare il loro mestiere, devono dare le loro competenze tecniche, non devono fare politica”.

Quando Bruno Kessler, capo della provincia autonoma di Trento della sinistra Dc, si mise in testa di fare l’università, al burocrate che poneva problemi dicendo “ci vuole una legge” mandò a dire: “Se devo fare una legge, la farò, ma io la pago per risolvere i problemi non per elencarmeli”. Siccome la provincia autonoma di Trento aveva la competenza sulla cultura, era e è un ente autonomo, si fece l’università.

Lo stesso Kessler, che fece di una delle ultime province italiane la prima per benessere, legò il suo nome a uno dei piani urbanistici nazionali più innovativi e non esitò neppure un istante a chiamare il professore Samonà che era un socialista, non un democristiano, ma ai suoi occhi era solo il più bravo degli urbanisti italiani. I tecnici, sotto la guida di Samonà, lavorarono valle per valle, rilevando uno a uno i bisogni delle persone, e fecero un Piano che rispondeva ai bisogni della gente non sulla carta attuando allora una grande rivoluzione che fu quella di fare i gabinetti dentro le abitazioni rurali, non fuori. La chiamarono la “legge dei cessi”, ma non ci furono più famiglie di serie A e di serie B e rappresentò uno dei migliori piani di sviluppo del territorio. Fece scuola in tutto il Paese.

Con l’affermazione prima del regionalismo del compromesso storico e poi del federalismo della irresponsabilità che ne è il prepotente figlio naturale e ha spaccato in due il Paese, si è totalmente smarrita la tradizione dei civil servant della prima ricostruzione e dei loro eredi. Oggi sono tutti consapevoli che il problema della burocrazia centrale italiana si moltiplica nelle burocrazie regionali che hanno ancora meno personale specializzato e competente. Anche qui sempre per quella stessa logica correntizia, elevata al cubo, che ha distrutto tutto perché ha come principio guida “io voglio avere persone di assoluta fiducia se no gli altri mi tirano fuori i segreti del sottopotere politico” non “io scelgo chi è più capace perché mi risolve i problemi”. Si è avverata, insomma, la profezia di Ugo La Malfa: queste Regioni moltiplicheranno il numero dei capi di sezione e di divisione, moltiplicheranno le clientele, e il Paese non riuscirà più a fare neppure un’opera. Tutto vero, tutto accaduto.

Abbiamo bisogno di voi, cari burocrati centrali e regionali, con una testa nuova e un nuovo metodo di lavoro. Dovete fare squadra per salvare il vostro Paese e ne dovete avvertire l’orgoglio e la responsabilità. Scommettiamo su tutti coloro molto qualificati che sono stati nascosti nelle pieghe della burocrazia, perché nella carriera dovevano lasciare campo libero alla burocrazia politica dominante. Dobbiamo valorizzare e tirare fuori queste risorse portandole al livello di cui hanno diritto perché sono eccellenze dimenticate che possono essere perfettamente integrate con quelle che si deve fare di tutto per prelevare dal mercato. Bisogna fare presto e bene. Non sono ammesse distrazioni e indulgenze verso i nuovi amici degli amici. Non ce lo possiamo più permettere.


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