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L'aula del Senato durante l'ultimo incontro col presidente del Consiglio Draghi

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Questa è l’Europa che ci piace che non è certo quella della Alta Corte tedesca che blocca la ratifica del Recovery Fund. Questo è il Parlamento italiano europeista solidale che ci piace perché dimostra di capire come e dove si deve fare la crescita. Questo è lo spirito di Draghi che si fa capire quando dice che va fatto attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene. Qui, nella transizione ecologica e nel digitale, si deve sentire e toccare per mano l’Orgoglio Sud perché dai progetti che sapremo fare e attuare dipende il moltiplicatore che serve alla crescita del Paese e alla riunificazione delle due Italie. Passa di qui il futuro

NON vogliamo spargere ottimismo di maniera perché non avrebbe senso da nessun punto di vista. Siamo nel pieno del nuovo ’29 mondiale italiano: il Covid 19 con il suo carico di lutti è entrato direttamente o indirettamente in quasi tutte le famiglie italiane, ma non abbiamo ancora conosciuto la forza dirompente del cratere sociale che cova sotto le ceneri della crisi sanitaria e economica.

Proprio per questo, però, perché abbiamo piena consapevolezza della gravità del momento, sentiamo di lodare la capacità esemplificativa del premier Draghi in economia che esprime la linearità geometrica di chi sa di che cosa parla e ha idee molto chiare: oggi il pericolo è fare troppo poco, non fare di più; serve una politica fiscale fortemente espansiva in Italia e ancora di più in Europa; il futuro post pandemia è vicino, non lontano, bisogna azzeccare una politica economica ben congegnata per i prossimi sei mesi in Italia e in Europa, bisogna azzeccare la quantità di stimolo da iniettare in economia.

Lode al Parlamento che fabbrica un mattoncino pesante con il quale tirare su il palazzo della nuova ricostruzione italiana e lo fa in un cantiere che mette insieme Europa e Italia. Aiuta il governo Draghi a fare quello che vuole, quello che sa fare e che è poi quello che serve. La proposta di risoluzione della commissione Bilancio, Tesoro Programmazione (V Permanente, presidente Fabio Melilli) sul Recovery Plan italiano che questo giornale è in grado di anticipare, sposa e fortifica la scelta strategica del governo Draghi di porre il Mezzogiorno come priorità. All’articolo 9, pagina 53, è scritto testualmente: “Dovrebbe essere applicato, con eventuali aggiustamenti, anche in ambito nazionale (tra le regioni e le macro-aree) il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, Pil pro capite e tasso di disoccupazione), superando in maniera significativa la quota del 34% di investimenti al Mezzogiorno, senza considerare in tale computo le risorse per interventi ‘in essere’, quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU”.

Tradotto: questi soldi l’Italia li ha avuti perché il Mezzogiorno ha il Pil e il tasso di disoccupazione che ha e lì facendo bene si deve intervenire secondo questi criteri e con quelle modalità. Non è finita. All’articolo 10 si dice praticamente di non giocare con le risorse del Fondo di sviluppo e di coesione: “Deve essere fornita puntuale informazione in merito al reintegro delle risorse” perché altrimenti si contraddirebbe la “finalità di coesione territoriale che è uno dei pilastri del Next Generation”.

Ancora: se vi venisse in mente (articolo 11) di fare passare avanti progetti o interventi “immediatamente cantierabili” è “necessario riprogrammare le eventuali risorse rinvenienti, garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario stabilito dalla relativa fonte di finanziamento”. Dulcis in fundo, articolo 13, non vi dimenticate di inserire “tra le riforme di contesto una definizione organica dei LEP” che vuol dire parità di diritti di cittadinanza nei servizi pubblici a partire da scuola, sanità, trasporti. Questa è l’Europa che ci piace che non è certo quella della Alta Corte tedesca che blocca la ratifica del Recovery Fund.

Questo è il Parlamento italiano europeista solidale che ci piace perché dimostra di capire come e dove si deve fare la crescita. Questo è lo spirito di Draghi che si fa capire quando dice che va fatto attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene. Qui, nella transizione ecologica e nel digitale, si deve sentire e toccare per mano l’Orgoglio Sud perché dai progetti che sapremo fare e attuare dipende il moltiplicatore che serve alla crescita del Paese e alla riunificazione delle due Italie. Passa di qui il futuro dell’Italia. Quello che manca all’euro per avere un ruolo internazionale importante come il dollaro Draghi lo sa come nessun altro. Il tragitto lungo e difficile che serve all’Europa per arrivare in modo condiviso agli eurobond Draghi lo ha tracciato mille volte prima di tutti ma questo non gli ha impedito di sottolineare oggi realisticamente che sarebbe importante un impegno politico che marcia in questa direzione.

È lo stesso realismo che ha in casa su vaccini, ruolo dello Stato e delle Regioni, Mezzogiorno e Recovery Plan.

Su questo ultimo punto il Parlamento si è mosso nella direzione giusta e favorisce l’assunzione di responsabilità comune. Che è quella del governo di fare le scelte strategiche giuste e quella del Mezzogiorno di organizzarsi e di fare buoni progetti. Oggi più che mai, come direbbe Ciampi, dipende da noi.


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