X
<
>

Persone in un bar svedese

Condividi:
4 minuti per la lettura

Il coronavirus ribalta anche le nostre più radicate convinzioni e fa saltare persino il “modello svedese” o scandinavo.

Chi in fondo non ha elogiato, invidiato o comunque attentamente considerato questo sistema che intende proteggere i propri cittadini “dalla culla alla tomba”, cioè durante l’intero arco dell’esistenza attraverso uno stato sociale equo ed efficiente che garantisce un livello elevato di qualità della vita e di protezione sociale. In questo senso, il modello svedese è considerato una sintesi di successo tra le caratteristiche dei sistemi socialdemocratici e quelle dell’economia liberista.

Ma i dati adesso ci dicono qualche cosa di diverso: quattromila morti, 33 mila contagiati e un tasso di mortalità più alto che in tutti gli altri Paesi scandinavi, superiore anche a quello inglese e italiano.

Come è stato possibile? Eppure la Svezia, secondo molti in Europa, due mesi fa era l’esempio da seguire: niente lockdown, niente quarantena, se non per i positivi da coronavirus, niente divieti, niente chiusure di scuole, uffici, ristoranti. Insomma mentre il resto d’Europa trascorreva la giornate rinchiusa in casa, la Svezia sembrava spassarsela. Ci avevano anche spiegato perché.

La strategia svedese si basava soprattutto sulla fiducia. Il governo confidava nei propri cittadini, dieci milioni di abitanti, che solitamente seguono le raccomandazioni e si astengono dai comportamenti rischiosi. Evitare l’uso della forza contro i propri cittadini fa parte della cultura svedese, come la fiducia nelle autorità. L’ultima volta che le forze armate svedesi sono state usate per controllare la folla è stato nel 1931.

Gli svedesi non reagiscono bene ai divieti, ma se un esperto gli spiega come bisogna comportarsi, allora seguono il consiglio. In questo caso l’esperto principale è stato Anders Tegnell, l’epidemiologo di stato. Di fronte alle molte critiche ricevute in patria e all’estero, aveva risposto che alla Svezia serviva una strategia adatta alla società svedese, non a quella di un altro paese. “Siamo un popolo che si conforma alle regole, l’intera società si basa sulla fiducia”, spiegava con convinzione.

Inoltre diverse caratteristiche della società svedese sembravano favorire la strategia scelta da Tegnell, per esempio l’elevatissimo numero di persone che vivono da sole, il fatto che pochissimi adulti vivono con i genitori o con i nonni, l’abitudine di salutarsi senza baci e abbracci. Nella composta Svezia c’è molta più distanza fra le persone che in paesi “calorosi” come l’Italia o la Spagna. L’epidemiologo svedese in realtà aveva anche puntato sull’immunità di gregge.

E qui il virus del Covid-19 lo ha completamente spiazzato, un evento che dovrebbe far riflettere tutti, anche per il futuro immediato. In poche parole il governo svedese, anche per tenere a galla l’economia, aveva accettato di avere un certo numero di morti puntando sull’immunità da virus. A fine aprile gli infettivologi si aspettavano che almeno un terzo degli abitanti di Stoccolma fosse entrato in contatto con il virus ma hanno costato che siamo arrivati soltanto al 7,3 per cento.

Non soltanto l’immunità di gregge è ben lontana ma anche i risultati economici sono assai poco incoraggianti. Secondo i dati della commissione europea nel 2020 il Pil svedese perderà il 6,1 per cento. Non molto se paragonato ai Paesi più colpiti dalla pandemia come l’Italia o la Spagna, ma è in linea con gli stati vicini che hanno adottato una politica completamente diversa come la Danimarca, che tra l’altro non aprirà a breve i propri confini con la Svezia proprio perché il tasso di mortalità è assai più alto di quello danese. Non solo.

La rinuncia alle quarantena all’italiana o alla spagnola non ha neppure salvato l’economia, Oltre al crollo del 6 per cento del Pil, che la caduta delle esportazioni non basta a spiegare, si sono fermati anche i consumi: meno 5,4 per cento ad aprile. Nessuno impediva agli svedesi di andare al bar o al ristorante ma non lo hanno fatto.

La spesa nei locali pubblici è crollata del 27 per cento. Quella per l’abbigliamento è affondata del 35 per cento. Quasi nulla la differenza nelle statistiche con la Danimarca che invece ha attuato la serrata come nel resto d’Europa. Il Covid-19 ha dimostrato in generale l’insipienza di molti scienziati di stato, l’incapacità di diversi governi di prendere contromisure rapide ed efficaci, ma adesso sta smontando anche un mito, quello dell’efficienza svedese.

La disciplina individuale e comunitaria è importante ma non basta: la strategia svedese per ora ha fallito. Il Covid-19 punisce ogni arroganza e presunzione.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE