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Donald Trump

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Il verdetto sui dazi Usa potrebbe arrivare dal 15 luglio, quando terminerà la fase di consultazione sulla nuova lista dei prodotti agroalimentari dei Paesi europei nel mirino di Donald Trump. E questa volta tra i “cattivi” l’amministrazione americana ha inserito anche olio, vino e pasta, prodotti tipici dell’agroalimentare del Mezzogiorno.

Per quanto riguarda l’olio, in particolare, tra dazi, effetti dell’emergenza Covid 19 e l’allargamento dei confini della Xylella, è in arrivo un cocktail micidiale. Nel primo elenco di prodotti tassati l’Italia era stata graziata su olio e vino (prodotti colpiti invece rispettivamente in Spagna e Francia).

GUERRA COMMERCIALE

Ora, però, la decisione dell’Italia di bloccare gli arrivi dei cittadini statunitensi ha fatto scattare una nuova fase della guerra commerciale in atto tra le due sponde dell’Atlantico.

Per l’Italia, secondo un’analisi della Coldiretti, è a rischio un valore di circa 3 miliardi di export tra formaggi, salumi, frutta, agrumi e ora anche pasta, olio e vino. Nel 2019 il Bel Paese ha venduto sul mercato a stelle e strisce generi alimentari per complessivi 4,7 miliardi e nel primo quadrimestre del 2020, nonostante il Covid 19, si è registrato un incremento del 10%.

Conto pesante per il vino con una quota di 1,5 miliardi, per l’olio (420 milioni) e per la pasta (349 milioni). Ad aggravare la bolletta 1,8 miliardi della spesa estiva dei turisti americani che rappresenta, secondo i dati della Coldiretti, il 29% della spesa totale dei vacanzieri extracomunitari.

Nel primo round, scattato come risposta di Trump al sostegno Ue all’Airbus (un progetto aeronautico dal quale il nostro Paese è escluso) i dazi erano al 25%, con l’aggiornamento salgono per tutti al 100%.

ALLARME OLIO

L’ Unaprol, la principale organizzazione di aziende olivicole, ha lanciato l’allarme sul futuro del settore. Secondo il primo bilancio dei lunghi mesi di lockdown il crack per l’olio d’oliva made in Italy è di circa 2 miliardi.

Come per il vino a pesare sono stati lo stop di bar, ristoranti, alberghi e agriturismi ( e la loro lentissima ripartenza) , il blocco delle esportazioni e la mancanza di turisti che non solo consumano, ma acquistano le bottiglie del pregiato prodotto nazionale come cadeau da riportare in patria.

Un impatto devastante a livello economico, occupazionale e ambientale per una filiera che conta oltre 400mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.

Un altro elemento di forte criticità per il settore è rappresentato dai prezzi pagati ai produttori con un crollo del 44 per cento che ha portato i listini ai valori minimi che non si vedevano dal 2014. Una situazione a cui contribuiscono gli stock di olio vecchio spagnolo venduto a prezzi concorrenziali e che alcune volte riesce a prendere il “passaporto” tricolore nonostante l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima.

PACCHETTO SALVA-OLIO

Ma sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile – denuncia Coldiretti – nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte piccolissime e spesso posizionate in modo da renderle invisibili che indicano “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” .

Per contrastare la crisi di un settore che, quasi per ironia della sorte, proprio quest’anno registra una ripresa produttiva trainata dalle regioni del Sud, in particolare Calabria e Puglia, la Coldiretti ha presentato un pacchetto “salva olio” che fa leva sullo sblocco immediato delle risorse già stanziate per l’ammodernamento della filiera olivicola, su sostegni a fondo perduto per le aziende che producono 100% italiano e aiuti integrativi per l’olio certificato, su meccanismi di flessibilità per la certificazione delle produzioni di qualità, sull’acquisto di extravergine italiano al 100% da destinare alle famiglie più bisognose.

GARANZIA CREDITIZIA

L’Unaprol ha poi proposto di estendere all’olio la garanzie creditizia del pegno rotativo (per ottenere finanziamenti dando in pegno l’oro giallo) che vale attualmente per prosciutti e formaggi.

«Mettere a disposizione di tutte le imprese che producono olio italiano il meccanismo del pegno rotativo – dice il presidente David Granieri – significa dotare olivicoltori e frantoiani di un valido strumento di liquidità e facilitare un miglior controllo del mercato da parte della filiera produttiva, Contribuendo anche a riequilibrare eventuali fluttuazioni produttive mediante l’immissione scaglionata del prodotto sul mercato».

Dall’Unaprol, infine, un gesto per ridare speranza all’oliveto del Salento martoriato dalla Xylella: la donazione di 55 mila piantine di ulivo di varietà Leccino e Favolosa.


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