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Narendra Modi

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Fino a qualche settimana fa esportava vaccini e progettava, con la Francia, la più grande centrale atomica del mondo: ora l’India è l’epicentro della pandemia da Covid e di una tragedia immane.

Una situazione drammatica, totalmente fuori controllo, con le autorità costrette persino a bruciare i cadaveri per strada. Nella capitale New Delhi muore per coronavirus una persona ogni 4 minuti. Ogni 24 ore viene abbattuto un record negativo dopo l’altro record: tremila morti e 350 mila contagi al giorno, oltre 17 milioni i contagiati, 193mila le vittime totali. Ma in un Paese di circa 1,4 miliardi di abitanti sono già numeri superati mentre scriviamo. Scene da un altro mondo, che invadono anche i social europei e spaventano. A provocare una brusca impennata dei contagi in un Paese che fino a poche settimane fa sembrava resistere è stata proprio la variante indiana, la cui diffusione è stata favorita in maniera esponenziale da grandi raduni religiosi hindu, come il tradizionale Kumbh Mela nel Gange, e i meeting politici di una campagna elettorale che coinvolge 180 milioni di persone in cinque stati.

A oggi non si sa ancora molto su questa mutazione ma l’allerta è massima. Nonostante gli scienziati non siano ancora riusciti a stabilire se sia più contagiosa, più letale o più resistente ai vaccini, la tripla mutazione del coronavirus preoccupa proprio per l’elevatissimo numero di positivi registrati in India negli ultimi giorni. In Europa, la variante indiana è stata rilevata in Gran Bretagna, Belgio, Germania e in Italia, la prima in provincia di Firenze e da ieri anche nel vicentino con due pazienti. In tutto sono un centinaio i casi in Europa. Nel mondo, invece, circa mille. L’allarme ha investito oltre che l’Europa anche gli Stati Uniti che si sono dichiarati pronti ad aiutare con urgenza il Paese asiatico.

Eppure proprio l’India sembrava all’avanguardia nella lotta al virus e aveva ingaggiato con la Cina una sorta di guerra dei vaccini per affermare la propria influenza in Asia e anche oltre. Grazie alla sua straordinaria capacità di produrre vaccini e a una licenza per produrre la formulazione di AstraZeneca, l’India si era lanciata a donare all’estero quasi 60 milioni di dosi. Le casse dei vaccini arrivano nelle capitali straniere con il messaggio: “Dono del popolo e del governo dell’India”. I produttori indiani, tra cui il Serum Institute, sfornavano circa 2,5 milioni di dosi di vaccino anti-covid al giorno, conferendo a Delhi ampi margini per gesti di munificenza che in realtà erano diretti a contrastare la Cina. Pechino aveva dichiarato di volere inviare i suoi vaccini sotto forma di aiuti a 69 paesi e in altri 28 già li vende nel quadro di accordi che potrebbero costituire un’entratura per le sue aziende farmaceutiche in regioni di solito dominate da produttori di statunitensi, tra cui il Medio Oriente e l’America Latina.

A spingere l’India nella battaglia dei vaccini è stato il leader nazionalista Narendra Modi, un iper-nazionalista che si è particolarmente distinto per sue politiche marcate dall’estremismo religioso e anti-musulmano, in particolare contro la popolazione del Kashmir. A incoraggiarlo con ardore su questa strada, proprio per contrastare Pechino, sono stati gli americani. Per marcare stretta la Cina anche sulla pandemia, gli Usa mei mesi scorsi hanno dato vita a un partenariato con Giappone, Australia e India – il cosiddetto gruppo Quad – che aveva presentato un piano per espandere ulteriormente la capacità produttiva indiana con la prospettiva di distribuire i vaccini nell’Asia sudorientale e in altre aree al centro di contese geopolitiche con Pechino. Il programma indiano di “maitri” (amicizia) del vaccino nei mesi scorsi è stato incessantemente lodato dai media nazionali, fino ad arrivare al disastro attuale.

Adesso Narendra Modi, candidato a diventare forse il leader più stupido della storia indiana recente, è costretto a chiedere aiuto agli Usa e all’Europa per vaccinare la sua popolazione. Anthony Fauci, consigliere di Biden, ha reso noto che l’America sta valutando di inviare parte del surplus di dosi AstraZeneca: si tratta di circa 30 milioni di fiale alle quali non è stato dato il via libera da parte delle autorità federali. Inoltre il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jack Sullivan, ha assicurato che “stiamo lavorando 24 ore su 24 per distribuire più rifornimenti e supporto ai nostri amici e partner in India mentre combattono coraggiosamente questa pandemia”. Sullivan ha promesso l’invio immediato di componenti fondamentali per la produzione di vaccini la cui esportazione era stata bloccata, mandando in tilt le fabbriche indiane di sieri.

Una vicenda allucinante: prima gli americani hanno spinto gli indiani a fare concorrenza ai cinesi inviando in giro per l’Asia milioni di vaccini e adesso, di fronte alle nuove micidiali varianti, gli Stati Uniti sono costretti ad aiutare quel fesso di Narendra Modi travolto dal dramma, dai contagi e dai morti. E come sta rimediando Modi al disastro che ha contribuito a creare? Imponendo una stretta censura sui media e i social network per oscurare le critiche al suo governo. E poi dicono che questa è la più grande democrazia del mondo…


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