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«Finora non è stato possibile organizzare una visita al confine polacco. Stiamo ancora aspettando la conferma da parte delle autorità polacche perché l’accesso al confine possa essere permesso. Continuiamo a sottolineare l’importanza di questa visita».

Così un portavoce della Commissione europea commenta al Quotidiano del Sud sulla situazione dei migranti al confine tra la Polonia e la Bielorussia.

Ma l’Ue ha reagito in qualche modo ai violenti respingimenti della polizia polacca? Qual è la posizione della Commissione UE sulla gestione dei confini da parte delle autorità polacche fino ad ora?

«La situazione alla frontiera polacca rimane difficile. L’Unione europea respinge fermamente i tentativi di strumentalizzare le persone per scopi politici e sta lavorando a stretto contatto con le autorità polacche per sostenerle in questo complesso compito. Una gestione ordinata e ferma delle frontiere nel pieno rispetto della legge europea sull’asilo e dei diritti fondamentali dei migranti è l’unico modo efficace e umano per gestire questa situazione. Siamo in stretto contatto con le autorità polacche, a livello politico e tecnico. Per darvi un esempio, il direttore della direzione generale per gli Affari interni della Commissione è stato in Polonia il 21-22 ottobre. Ha incontrato le autorità polacche e i rappresentanti delle Ong polacche specializzate in diritti umani e migrazione. Durante l’incontro con le autorità polacche, le discussioni si sono concentrate sulla situazione al confine con la Bielorussia, compresa la gestione delle frontiere e gli aspetti umanitari, il diritto d’asilo e la lotta ai trafficanti. Entrambi le parti hanno concordato sulla necessità di continuare le discussioni. Questo include le discussioni sulla conformità della legge polacca sull’asilo con le regole dell’Ue. Le discussioni sulla situazione al confine e sulle aree di potenziale sostegno dell’Ue continuano».

Conferma che la Commissione Ue non permetterà l’uso di fondi Ue per costruire barriere ai confini? Non c’è mai stato nessun caso di utilizzo di fondi europei per questo scopo?

«È una posizione di lunga data quella della Commissione europea che sostiene che il filo spinato e i muri non sono finanziati dal bilancio dell’Ue. La Commissione non ha mai finanziato muri o recinzioni. Dovremmo ricordare l’importanza storica di aver abbattuto i muri e le recinzioni che dividevano il continente europeo. La missione dell’Unione europea è di costruire un’Europa che sviluppi ulteriormente i diritti fondamentali, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo stato di diritto. La Commissione, sostenuta dalle agenzie dell’Unione, sostiene attivamente soluzioni sofisticate e a lungo termine per la gestione e la sorveglianza delle frontiere, in linea con i valori europei e il diritto europeo, attraverso l’impiego di notevoli risorse finanziarie e umane. Questo è il motivo fondamentale per cui scegliamo di concentrare il nostro sostegno finanziario non sulle infrastrutture di base, ma su soluzioni di gestione integrata delle frontiere che garantiscano che gli attraversamenti irregolari delle frontiere non passino inosservati, e che si colleghino a un sistema di gestione della migrazione e di asilo efficace e rapido. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare sempre i fondi dell’Ue dove hanno il più alto valore aggiunto, e in linea con i nostri valori e diritti fondamentali. Nell’ultimo ciclo di finanziamento (2014-2020) un totale di 2,8 miliardi di euro è stato assegnato agli Stati membri per progetti di gestione delle frontiere a lungo termine e per l’assistenza di emergenza. In questo periodo di finanziamento (2021-2027), la Commissione assegnerà 6,4 miliardi di euro agli Stati membri per la gestione delle frontiere. I fondi Ue sostengono sistemi integrati di gestione delle frontiere, infrastrutture, attrezzature e personale».

Quali sono i prossimi passi che la Commissione Ue farà per affrontare questa situazione?

«La Commissione sta valutando con l’Onu e le sue agenzie specializzate come prevenire lo scoppio di una crisi umanitaria e assistere il rimpatrio sicuro delle persone nei loro Paesi d’origine. L’Ue ha anche stanziato 700mila euro in assistenza umanitaria per le persone vulnerabili bloccate al confine. Le agenzie Ue Frontex e Easo sono pronte ad assistere la Polonia nella gestione delle frontiere, nelle registrazioni e nelle richieste di asilo. Spetta alla Polonia richiedere la loro presenza al confine e noi la incoraggiamo a farlo. Quando c’è un bisogno urgente e immediato, la Commissione può anche fornire assistenza finanziaria di emergenza. L’Ue sta anche mobilitando i suoi strumenti di politica estera per fare pressione sul regime di Lukashenko per fermare le sue azioni aggressive. I ministri degli Esteri dell’Ue nella riunione del 15 novembre hanno deciso di ampliare la portata delle sanzioni per affrontare coloro che sono coinvolti e contribuiscono alle attività del regime di Lukashenko che facilitano l’attraversamento illegale del confine esterno dell’Unione. Questo include la lista nera di compagnie aeree, agenzie di viaggio e altri intermediari che sono attivi nel traffico di esseri umani. Inoltre, sono in corso azioni diplomatiche nei Paesi da cui le persone volano verso la Bielorussia. Il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, ha visitato gli Emirati Arabi Uniti l’11 novembre, il Libano il 12 novembre e l’Iraq il 15 novembre. Tutti e 3 i Paesi si sono impegnati ad affrontare la questione congiuntamente e hanno messo in atto misure per fermare la strumentalizzazione dei viaggi verso Minsk».


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