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Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli

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I governi europei si dividono sulla solidarietà ai rifugiati afghani. Tra i Paesi Ue cresce il timore di nuove ondate di migranti verso l’Europa nei prossimi mesi. Mentre il dramma di Kabul nelle mani dei talebani diventa sempre più profondo.

Nelle ultime ore, l’Austria ha espresso la propria contrarietà ad accogliere rifugiati dall’Afghanistan sul territorio austriaco. “Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015. Le persone che lasciano il Paese devono essere aiutate dagli Stati vicini. L’Ue deve proteggere le frontiere esterne e contrastare la migrazione illegale e i trafficanti di esseri umani” ha scritto su Twitter il premier austriaco, Sebastian Kurz.

Per motivare la sua fermezza rispetto all’ipotesi di ospitare dei migranti afghani, Kurz sostiene di aver già fatto la propria parte: “L’Austria ha accolto 44mila afghani – ha detto – Abbiamo una delle più grandi comunità afghane pro-capite al mondo, dopo Iran, Pakistan e Svezia. Ci sono ancora forti problemi con l’integrazione e siamo quindi contrari all’aggiungere” altri rifugiati.

Intanto, l’Ue cerca di intraprendere dialoghi con altri Paesi per gestire i flussi migratori, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha avuto uno scambio di opinioni sull’Afghanistan con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.

Al termine del colloquio, Michel ha definito la situazione afghana come “una sfida comune sia per la Turchia che per l’Ue”. I due leader hanno ribadito, quindi, l’importanza di sostenere Paesi vicini per l’accoglienza dei migranti afghani, a riprova della linea dell’Ue che sembra voler riproporre accordi con altri Paesi per frenare l’arrivo dei migranti, come avvenuto già in passato con la Turchia.

“Piena comprensione sulla necessità di garantire l’uscita sicura dei cittadini, del personale locale e delle famiglie e di assicurare il sostegno agli afghani vulnerabili e alle comunità ospitanti nella regione”, ha detto Michel.

Sulla questione afghana si sono scatenate scintille, invece, tra il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e il premier sloveno, Janez Jansa, attualmente presidente di turno dell’Ue. “L’Ue non aprirà corridoi per i migranti afghani – ha scirtto Jansa sempre su Twitter – Non permetteremo che si ripeta l’errore strategico del 2015. Dobbiamo aiutare solo coloro che ci hanno sostenuto durante l’operazione Nato e quei Paesi che sorvegliano il confine esterno dell’Ue per proteggerlo completamente”.

Non si è fatta attendere a questo punto la risposta secca del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, durante un’intervista a Rainews 24 e su Twitter: “Non spetta al presidente Jansa esprimere la posizione dell’Ue sulla crisi umanitaria in Afghanistan – ha detto Sassoli – Invitiamo il presidente Jansa a discutere con le istituzioni europee per capire quali saranno i prossimi passi. In questo momento tutti i Paesi si sentono coinvolti in questa vicenda afghana e certamente uno sforzo di solidarietà deve essere compiuto”.

Sassoli ha poi sottolineato che “tutte le nostre istituzioni stanno facendo uno sforzo per cercare di individuare tutti gli elementi di solidarietà nei confronti non solo di tutti gli afghani che hanno lavorato con noi, ma anche di tutte le persone che si sentono a rischio rispetto al nuovo regime”.

A quel punto Jansa ha replicato sostenendo che i governi devono ancora esprimersi sulla situazione in Afghanistan. “Spetta agli stati membri – ha detto – decidere se vogliono avere un’altra ondata di migranti o meno, al momento non c’è stato alcun consenso, alcuna maggioranza qualificata su questo, nessuna maggioranza su nulla. E stiamo dimostrando la nostra solidarietà a coloro che hanno lavorato con noi”.

Allo stesso tempo, l’Ue cerca di chiarire la sua posizione nei confronti del regime talebano e di rassicurare coloro che negli ultimi giorni hanno avanzato critiche o dubbi sul fatto che l’Unione europea potesse in qualche modo riconoscere il regime talebano. Mentre l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Josep Borrell, aveva dichiarato, nei giorni scorsi, di dover avviare dei contatti con i talebani per gestire le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan, ma che non per questo l’Ue intende riconoscere i talebani.

Anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen è voluta tornare sul punto: “Voglio distinguere due aspetti. Abbiamo contatti operativi con i talebani, perché con loro dobbiamo ad esempio discutere come facilitare l’arrivo delle persone all’aeroporto. Ma questo è diverso e separato dalle discussioni politiche. Non ci sono discussioni politiche con i talebani e non c’è alcun riconoscimento”.

Intanto, i leader del G7 si preparano alla riunione sull’Afghanistan. Il primo ministro britannico, Boris Johnson, che presiede la riunione in video dei leader del G7 sembra intenzionato a chiedere loro di elaborare delle strategie per evitare che la situazione nel Paese peggiori ulteriormente. Secondo l’agenzia Reuters, tra le proposte, il Regno Unito premerà per delle sanzioni contro i talebani nel caso compiano violazioni dei diritti umani o cerchino di rendere l’Afghanistan un nuovo covo per i terroristi.


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