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Strade deserte in Olanda

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I Paesi Bassi verso un nuovo lockdown, ipotesi che valuta anche il Regno Unito. Austria, Germania e Francia rafforzano i controlli al confine. La variante Omicron incide sulle scelte politiche degli Stati europei.

E anche l’Italia, dopo aver optato per l’obbligo di tampone pure per i vaccinati che arrivano dall’estero, prende in considerazione ulteriori misure. È per questo che il presidente del Consiglio Mario Draghi, come ha fatto sapere ieri sera una nota di Palazzo Chigi, ha convocato per giovedì prossimo, 23 dicembre, una riunione della cabina di regia.

Tra le disposizioni che verosimilmente verranno discusse, l’estensione dell’obbligo vaccinale per altre categorie di lavoratori a contatto con il pubblico.

Intanto salgono in modo esponenziale i casi della variante Omicron del nostro Paese. Nella piattaforma ICoGen, che è coordinata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e raccoglie le segnalazioni di oltre 70 laboratori regionali, sono salite a 84 le sequenze della variante Omicron analizzate e depositate. Due giorni fa ne erano state sequenziate 55.

Le due Regioni con il maggior numero di casi sono Lombardia (33) e Campania (20). Domani il ministro della Salute, Roberto Speranza, riunirà un tavolo tecnico finalizzato proprio a esaminare la situazione dei contagi dalla variante sudafricana.

Della Omicron ha parlato anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermando che «si sta diffondendo molto più rapidamente della Delta», raddoppiando i casi in 1,5-3 giorni, anche in Paesi ad alto tasso di vaccinazioni.

Questo aspetto potrebbe indicare una prerogativa – la cui entità è da valutare – a resistere agli anticorpi offerti dal vaccino o dalla guarigione. Ad ogni modo, precisa l’Oms, «sono necessari più dati per comprendere il profilo della gravità».

A proposito di dati, l’Iss ha pubblicato il rapporto settimanale sui vaccini che integra il monitoraggio sui contagi. Il documento evidenzia che il tasso di decesso nei non vaccinati è circa otto volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro i 150 giorni (18 per 100mila) e 45 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Inoltre sottolinea che dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale «l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 73% a 35%».

Vaccino che da giovedì scorso viene somministrato anche ai bambini dai 5 agli 11 anni: le inoculazioni sono state 15mila soltanto nel primo giorno. E c’è già chi vorrebbe andare oltre, imponendo l’esibizione di Green Pass a scuola per elementari, medie e superiori. È l’appello al Governo del presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e sottoscritto anche dai colleghi Gualtieri (Roma), Sala (Milano), Manfredi (Napoli), Lepore (Bologna), Nardella (Firenze).

Nella loro missiva si legge: «Con il Green Pass nelle scuole, prevedendo come per le altre categorie vaccino o tampone, preserveremmo la scuola in presenza e con essa un diritto costituzionale, quello dello studio e dell’istruzione. Se non agiamo subito introducendo il Green Pass rischiamo di ritrovarci con le scuole chiuse a breve, con la didattica a distanza indistintamente per tutti i ragazzi».

La proposta è stata rispedita al mittente con fermezza dal sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso: «Irricevibile la proposta di alcuni sindaci, per lo più di sinistra, secondo cui i nostri bambini per potersi recare a scuola in presenza dovrebbero esibire il Green Pass oppure farsi un tampone ogni 48 ore».

Secondo l’esponente leghista è «un’idea malsana che non meriterebbe nemmeno un commento se non fosse che vede protagonisti alcuni rappresentanti delle Istituzioni». Per Sasso è «agghiacciante» l’ipotesi che un bambino non vaccinato dovrebbe rinunciare al diritto all’istruzione in presenza.


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