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La saga del nuovo concorso Rai per giornalisti si arricchisce d’un nuovo episodio. Dopo le voci di un possibile annullamento per mancanza di fondi, arrivate prima dell’estate, nelle caselle di posta elettronica degli oltre 3mila partecipanti è giunta la fatidica e tanta attesa mail. Il concorso si fa: sabato 10 ottobre, presso la Fiera di Roma.

COSA DICE LA LEGGE

La data scelta ha fatto alzare più di un sopracciglio. Secondo la legge 101/89, “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane”, firmata nel 1987 dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi e la presidente UCEI Tullia Zevi, non è possibile svolgere prove concorsuali né di sabato, né in coincidenza di eventuali festività religiose ebraiche: “Il 10 ottobre non solo è shabbat, ma è anche la festa della Torà, una doppia festa – afferma l’ex Capo della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici al Quotidiano del Sud – Quindi il concorso non si può fare, ancor di più se di un ente pubblico. È un errore. Stanno precludendo la selezione a chi professa la religione ebraica. Non c’è scampo”.

RIPOSO SABBATICO

All’articolo 4, comma 3, la suddetta legge recita: “Nel fissare il diario di prove di concorso le autorità competenti terranno conto dell’esigenza del rispetto del riposo sabbatico”. Nell’articolo successivo sono elencate le festività a cui si applicano le disposizioni relative al riposo sabbatico. Tra queste quella della Simhat Torà, la Festa della Legge.

“Immagino che l’Azienda abbia sbagliato in buona fede. Nelle intese tra lo Stato Italiano e la Comunità Ebraica Italiana, è vietata ogni attività di concorso pubblico il sabato e durante le festività ebraiche. E la Rai non è certo privata. Il canone non lo pago a Mediaset. Il CdA è nominato dalla politica”.

Pacifici prosegue: “Se un ebreo osservante volesse partecipare a quel concorso, sapendo che è di sabato, non potrebbe. Perché è vietato utilizzare mezzi tipo l’automobile o qualsiasi mezzo a motore, è vietato scrivere e persino apporre una x, come credo sia in questo caso. Potrebbero esserci dei ricorsi, visto che, organizzando un concorso in quella data, praticamente mi impedisci di parteciparvi”.

Tra i rischi in cui l’Azienda può incorrere, nel caso di un ricorso da parte di un ebreo osservante, secondo Pacifici c’è “che il concorso venga annullato. Parlo per esperienza personale. Se un ebreo, o un ebreo osservante, non potesse parteciparvi per i motivi che ho elencato, non c’è dubbio che c’è il rischio che il concorso salti”.
Riguardo la stretta osservanza della legge 101/89 da parte della Pubblica Amministrazione, Pacifici puntualizza che persino le ultime referendarie sono state prorogate di lunedì, proprio per rispettare il Capodanno ebraico che cadeva di sabato e domenica. “Ricordo che un ex presidente del Consiglio, un amico, di cui non farò il nome, mi chiamò di sera per chiedermi informazioni riguardo il nostro calendario festivo, per delle elezioni da svolgersi”, rammenta l’ex capo della Comunità Ebraica romana.
In merito alle festività annuali ricorrenti, la religione ebraica segue il calendario lunare. Per questo motivo ogni anno, in Gazzetta Ufficiale, viene pubblicato l’elenco delle feste religiose ebraiche, come memorandum per l’organizzazione di elezioni e persino concorsi pubblici, come previsto dall’articolo 4 della Craxi/Zevi.

RICORSI POSSIBILI

La Rai, d’altra parte, ha sempre rivendicato il suo essere una società privata. D’interesse e partecipazione pubblica, vero, ma comunque privata. Pacifici conferma come per i privati non vi siano i medesimi obblighi di una selezione pubblica ma: “Il buon senso dice che se c’è qualche ebreo osservante a cui fosse impedita la partecipazione, la Rai dovrebbe rifare il concorso. Questo è un dato acquisito a cui molti stanno attenti. Sono convinto della totale buona fede ma, se qualcuno l’ha fatto notare e loro alzano le spalle, si assumono un bel rischio”, sostiene Pacifici.

SECONDA DATA

Sarebbe possibile, per la Rai, utilizzare una seconda data per permettere a eventuali concorrenti ebrei osservanti di svolgere il concorso? “E come potrebbero? – conclude Pacifici – non possono mica presentare loro un quiz diverso da quello degli altri. Mi sembra inverosimile. Nemmeno l’esame di maturità si svolge di sabato, figuriamoci un concorso pubblico”. D’altronde la legge suddetta si è già applicata anche ad enti privati. E se, come toppa, si pensasse di organizzare una prova integrativa, si porrebbe il problema di forzare l’obbligo dell’anonimato, in quanto si rivelerebbe l’identità religiosa dei partecipanti.


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