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Peter Piot

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Sono parole che faranno discutere e che, certamente, suscitano forte inquietudine soprattutto in chi ha immaginato che la pandemia di coronavirus, almeno in Italia, possa essere indirizzata verso la fine.

Secondo Peter Piot, il virologo che ha contribuito a scoprire il virus dell’ebola e certamente uno tra i massimi virologi a livello mondiale, infatti, la pandemia di coronavirus Covid-19 è semplicemente appena cominciata. Ma questo non significa che si replicherà il copione di questa prima metà del 2020. La seconda ondata, infatti, potrebbe avere caratteristiche molto differenti dalla prima.

Piot ha rilasciato le sue dichiarazioni in una intervista al quotidiano spagnolo El Pais, in cui, da direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine nel Regno Unito e consigliere speciale della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha anche raccontato la sua esperienza personale con il coronavirus visto che è risultato positivo, oggi, comunque, è tra i guariti dal contagio. 

«Ora so che cosa è non solo per averlo studiato, ma anche per averlo conosciuto dall’interno ammalandomi», ha rivelato ricordando i momenti del contagio.

Piot ha spiegato che essere stato malato di covid-19 gli ha offerto «una prospettiva molto diversa e utile, che mi ha dato molte motivazioni in più per combatterlo anche da scienziato»

Per cominciare Piot si schiera dalla parte di coloro che ritengono che i numeri reali del contagio siano molto superiori a quelli ufficiali «credo – ha dichiarato – che siamo realisticamente vicini ai 20 milioni di contagi in tutto il mondo e che anche i morti siano molti più di quelli segnalati. Quella del coronavirus, come dell’Hiv, è un’epidemia silenziosa ma è anche molto di più, la più grande crisi sociale in tempo di pace».

Premesso ciò, poi, Piot mette tutti in guardia: «Se pensiamo all’Europa, praticamente tutti i paesi sono riusciti a contenere la diffusione del virus. Stanno tornando in pista e i governi stanno rivedendo alcune misure. Ma ora dobbiamo prepararci per la cosiddetta seconda ondata. Spero non sia uno tsunami, ma qualcosa di più simile ai focolai che già stiamo registrando nei mattatoi in Germania o in locali notturni in Corea. Nel Regno Unito continuiamo ad avere focolai in alcune case di cura. La verità è che siamo solo all’inizio di questa pandemia. Finché ci sono persone soggette a infezione, il virus sarà sempre un pericolo perché ha bisogno delle nostre cellule per riprodursi».

Quello che ora serve è «trovare un vaccino a breve termine» perché «farebbe la differenza. In molto dicono che sarà pronto già a ottobre, ma è più probabile che lo sia nel 2021. Di certo questo potrebbe davvero aiutare a tenere sotto controllo l’epidemia».


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