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Dosi di vaccino

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La parola d’ordine in questi giorni è vaccino. La corsa ad acquisire dosi dei vaccini attualmente disponibili, in particolare il Pfizer/Biontec, il Moderna e l’Astrazeneca, è la priorità per il Governo ma anche per le Regioni Italiane senza contare l’impegno attivo che sta mettendo in campo in questo settore l’Unione Europea.

Ma il dibattito si è acceso negli ultimi tempi sulla validità dei singoli vaccini anche perché se il Covid-19 è uno (al netto delle innumerevoli varianti che stanno sorgendo nel mondo) le tecniche di vaccinazione per contrastarlo sono molte di più.

Vaccini anti Covid: I diversi approcci scientifici

Il primo passo per comprendere di cosa si sta parlando in riferimento ai vaccini e comprendere la tecnica che le case farmaceutiche stanno utilizzando per rendere immune l’essere umano da quella specifica tipologia di coronavirus che è il covid 19.

In particolare emergono allo stato attuale 4 approcci diversi:

  • I vaccini prodotti su base di Rna o Dna
  • I vaccini proteici
  • I vaccini basati sui vettori adenovirali umani
  • I vaccini basati sul virus disattivato

Vaccino RNA e DNA

Per quanto riguarda il vaccino basato su Rna o Dna, si tratta della tipologia principale adottata nel mondo occidentale e funziona attraverso l’iniezione di una sequenza di RNA che dovrebbe indurre le cellule a produrre una proteina, l’ormai celeberrima proteina Spike, simile a quella che in realtà il nostro organismo deve debellare. Una volta indotta la risposta immunitaria, dovrebbero prodursi gli anticorpi che si attiveranno anche qualora il virus dovesse essere contratto. Appartengono a questa tipologia di vaccini quelli della Pfizer/Biontech e di Moderna entrambi finanziati direttamente dagli USA e sono stati certificati con una efficacia del 95%.

In entrambi i vaccini sono necessarie due dosi per via intramuscolare per ottenere l’immunità, per il Pfizer dopo 21 giorni per Moderna 28 giorni dopo la prima. 

In entrambi i casi il vaccino non contiene il virus e, dunque, non fa ammalare, ma introduce nell’organismo solo l’informazione genetica che viene sfruttata per realizzare copie della proteina Spike. 

Il vaccino che si basa sul DNA funziona sostanzialmente allo stesso modo, ma, invece che un frammento di Rna, viene utilizzato un frammento di DNA sintetizzato in laboratorio.

Appartiene a questa tipologia il vaccino di Astrazeneca, che utilizza un vettore virale inattivato di scimpanzé, e a cui viene attribuita una efficacia del 60%.

Vaccino proteico

In questa tipologia di vaccini, una volta ottenuta in laboratorio la sequenza di RNA virale, vengono sintetizzate le sue proteine che verranno poi iniettate nell’organismo attraverso l’utilizzo di una soluzione che contiene anche altre sostanze. Attraverso questa iniezione viene attivata la risposta immunitaria e dunque la produzione degli anticorpi necessari per combattere il virus.

I vaccini basati sui vettori adenovirali umani (Vaccino Russo)

Il vaccino russo, prodotto dal Centro Gamaleya, è stato chiamato Sputnik V, ed è basato sui vettori adenovirali umani. È stato registrato dal Ministero della Salute russo l’11 agosto dello scorso anno diventando il primo vaccino ufficiale contro il covid 19. Ha manifestato un’efficacia per il 95% dopo circa 40/42 giorni dall’iniezione. Secondo gli scienziati russi, questo tipo di vaccino consentirebbe una risposta immunitaria più forte e a lungo termine.

Con lo Sputnik V, il Coronavirus “non viene iniettato” quindi non comporta il rischio di contrarre il virus, poiché il vaccino presenta solo informazioni genetiche del rivestimento proteico esterno, le cosiddette “punte” della corona. Gli effetti collaterali non sono stati gravi, ed è stato già richiesto per 1 miliardo di dosi.

I vaccini basati sul virus inattivato (Vaccini cinesi)

I vaccini cinesi contro il Covid in fase avanzata si basano sulla tecnologia del virus inattivato. A differenza delle altre sperimentazioni i cinesi hanno voluto percorrere la strada classica dei vaccini ossia l’utilizzo dello stesso virus che viene “disattivato” e inoculato nell’organismo in modo da consentire a quest’ultimo di conoscerlo e, in caso di contagio, riconoscerlo e batterlo. Si tratta di un sistema che potrebbe garantire comunque grande efficacia ma i vaccini cinesi non hanno superato ancora la terza fase, perché l’inattivazione del virus richiede tempistiche lunghe.

La stessa metodologia è stata utilizzata per i vaccini Sinovac e Sinopharm. I cinesi hanno scelto di realizzare con Sinopharm un vaccino standard, con un’efficacia di circa il 79%, facile da trasportare, avendo bisogno solo di refrigerazione ordinaria. Sembra avere un’efficacia maggiore il vaccino della Sinovac.


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