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Un gasdotto

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A FRONTE di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom ha comunicato che fornirà solo il 50 per cento di quanto richiesto (con quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto a giovedì). Così recita un comunicato stampa dell’Eni. Gli operatori tecnici e il governo stanno cercando di verificare per quale motivo Mosca abbia deciso di tagliare il gas all’Italia, cercando di capire se si tratti semplicemente di un problema tecnico oppure  di «una vera e propria rappresaglia» ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante il  question time al Senato.  

L’EQUILIBRIO DELICATO DEL SISTEMA ITALIANO

«Ho passato le ultime 36 ore a monitorare i flussi di gas – ha detto Cingolani – Il taglio del 40 per cento era stato dichiarato da Gazprom sulle capacità, per fortuna il valore reale è minore. È ancora una situazione sotto controllo, vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, perché potrebbe essere una fluttuazione contingente dovuta a problemi tecnici, per mancanza di componenti a causa delle sanzioni, oppure potrebbe essere una vera e propria rappresaglia».

Il sistema italiano del gas si regge in equilibrio superando le difficoltà legate all’approvvigionamento temporaneo di metano russo. Complici anche le alte temperature, a fronte di una domanda prevista di 155 milioni di metri cubi è disponibile un’offerta di 195 milioni. Il disavanzo viene destinato in parte agli stoccaggi (23 milioni di metri cubi) e in parte alle esportazioni. A frenare sugli stoccaggi non è, infatti, la disponibilità ma il costo della materia prima, che induce gli operatori ad aspettare quotazioni del gas più convenienti.

Intanto si conferma anche oggi il sorpasso in atto da alcuni mesi delle importazioni di gas dall’Algeria su quelle dalla Russia. Secondo le previsioni commerciali indicate sul sito di Snam, da Tarvisio (Udine) è previsto un ingresso di 34,78 milioni di metri cubi di gas russo, da Mazara del Vallo (Trapani) di 64,3 milioni di metri cubi di gas algerino e da Melendugno (Lecce) di 28,4 milioni dall’Azerbaijan. Inferiori i flussi da Passo Gries (Verbania, 3,4 milioni di metri cubi) per lo stop in Germania e da Gela (8,3 milionidi metri cubi di gas libico). Determinante l’apporto dei rigassificatori di Panigaglia (La Spezia, 11,2 milioni di metri cubi), Cavarzere (Rovigo, 26,5 milioni di metri cubi) e Livorno (9,7 milioni di metri cubi), a cui si sommano 8,5 milioni di produzione nazionale.  

FRANCIA E GERMANIA NEL MIRINO DEI RUSSI

Ma non c’è solo l’Italia nel mirino di Mosca. La Francia è messa peggio: non riceve più il gas russo via gasdotto dal 15 giugno, secondo quanto ha affermato l’operatore di sistema GRTgaz, con «l’interruzione del flusso fisico tra Francia e Germania». Tuttavia, l’operatore francese ha rassicurato che le scorte sono piene al 56 per cento, rispetto al 50 per cento abituale nello stesso periodo. Negli ultimi giorni, la compagnia statale Gazprom ha ridotto notevolmente le proprie forniture nei confronti dei Paesi europei, in particolare alla Germania del 60% attraverso il gasdotto Nord Stream 1.

«Il vicecancelliere Habeck ha definito gli annunci della “stretta” di Gazprom come una decisione politica e il cancelliere condivide questo giudizio» ha detto la portavoce del Bundeskanzler, Christiane Hoffman durante la conferenza stampa di governo a Berlino. «Sulla riparazione della turbina Siemens Energy ha rilasciato una dichiarazione, e questa circostanza non giustifica una riduzione del gas di questa portata», ha aggiunto Haufe, il portavoce del ministero dell’Economia tedesco.  

L’AUMENTO DELL’IMPORT

Hanno intanto raggiunto il record di sempre le importazioni di gas naturale liquefatto in Europa nei primi 5 mesi dell’anno. È quanto rileva la piattaforma indipendente European Gas Hub che indica per il mese di aprile una media giornaliera di 16,5 miliardi di piedi cubi (0,47 miliardi di metri cubi) con punte di 19 miliardi di piedi cubi (0,54 miliardi di metri cubi).

Nel frattempo balza il prezzo del gas naturale sulla piazza di Amsterdam dopo il taglio deciso da Gazprom nei confronti delle richieste occidentali di forniture. I contratti futures sul mese di luglio segnano un rialzo del 7,75% a 134 euro al MWh. Tensioni anche a Londra, dove per singola unità termica vengono chiesti 254,67 penny, ossia il 9,01% in più rispetto a ieri. Il balzo è frutto di diverse dinamiche: dalle riduzioni di gas annunciate da Gazprom sul Nord Stream 1 e sui flussi diretti a Eni fino alla notizia che l’hub nel golfo del Texas, dal quale parte il Gnl statunitense per l’Europa, è fermo.


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