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Il governatore Michele Emiliano

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Lo sport del giorno pare il tiro all’Emiliano: il rivale a sinistra Scalfarotto dichiara che il decreto legge sulla doppia preferenza è la disfatta del Governatore uscente; il coro del centrodestra, formato dalle triade FdI, Forza Italia e Lega ha sparato fuori una dichiarazione di scandalizzata messa in guardia contro presunti strappi istituzionali: “In Puglia si sta giocando con le istituzioni, piegandole ad interessi di una parte politica. Per responsabilità del presidente uscente, il consiglio dei ministri si è preso la responsabilità di scrivere un provvedimento che rischia di compromettere il libero esercizio del voto in Puglia e rischia di trasformarsi in una gravissima ingerenza politico-elettorale. Il rischio evidente è quello di creare un precedente pericolosissimo e un incidente istituzionale finalizzato a far saltare le elezioni”.

STRATEGIA CONCORDATA

Tre concetti – precedente, ingerenza, incidente, coniugati ad aggettivi peggiorativi – che esplicitano la strategia concordata, giustificando, agli occhi dei disattenti, l’assalto alla diligenza governativa e velando l’obiettivo di tre forze politiche che, nelle liste elettorali in itinere, possono contare su pochissime candidature femminili. E c’è silenzio e amnesia completa sul fiume di 2.000 emendamenti che hanno impallato la votazione in Consiglio regionale, 1.946 presentati da FdI, casus belli dell’intervento governativo.

Insomma, quello che è stato definito un ‘pasticciaccio brutto’ di rissa dietro le quinte in Consiglio regionale, nella seduta fiume del 28 e 29 luglio, è sfociato, il successivo 31 luglio nel minacciato intervento di surroga, con un Consiglio dei Ministri ad hoc, con tanto di decreto legge e di nomina di un commissario ad acta, nella persona della Prefetta di Bari, Antonia Bellomo.

Con una faccia di bronzo impudica, i burattinai della mancata approvazione parlano di ‘Regione commissariata’, come se l’intervento di Conte, sostenuto dai ministri Boccia, Bellanova, Bonetti e Provenzano, fosse stato un capriccio o un golpe e non una extrema ratio per consentire alle votazioni di svolgersi sotto l’egida della democrazia paritaria.

Insomma, si gioca sulla credulità degli elettori, omettendo le informazioni sui fatti che hanno condotto il presidente Conte a procedere come ha poi fatto, compulsato anche da una sventagliata di appelli, della Commissione Regionale per le Pari Opportunità, presieduta da Patrizia del Giudice, da associazioni locali, e, sul fronte nazionale, dal network al femminile Noi Rete Donne, coordinato da Marisa Rodano e da Daniela Carlà.

COME UN FILM GIALLO

Eppure, la diffida del premier per il Consiglio regionale pugliese data 3 luglio e i consiglieri hanno continuato a ciurlare nel manico, trasformando l’ultima riunione di questa consiliatura in una specie di film giallo alla Hitchcock.

Il decreto legge del Governo ha solo pochi giorni per essere trasformato in legge dello Stato da Camera e Senato. Poi il Parlamento va in ferie perlomeno fino a metà settembre (è la sempiterna polemica di ogni anno). Intanto, ieri dopo la indizione delle elezioni a firma di Emiliano, liste, campagna elettorale e schede dovranno procedere come se fosse legge… anche perché i 60 giorni di vigenza scadranno intorno il 30 settembre e le elezioni si terranno il 20 e il 21.

OPPOSIZIONE SCATENATA

Il cammino affinché esso si trasformi in legge è lungo, insidioso e il tempo troppo poco. Siamo in presenza di un’opposizione che ha foreste di pelo sullo stomaco ed è già partita lancia in resta.

L’Esecutivo dovrà assicurarsi di essere in maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, senza cadere in tranelli e assicurandosi innanzitutto la lealtà dei propri esponenti. Una grande mano al raggiungimento dell’obiettivo potrà darlo proprio l’Intergruppo Donne della Camera, presieduto da Laura Boldrini – sono in 75 di tutti i Gruppi in Parlamento, salvo, ça va sans dire, la Lega e purtroppo non c’è un network omologo al Senato -.

Alla riapertura in settembre (si pensa a metà settembre), le schede elettorali in Puglia saranno già bell’e stampate, col doppio rigo; la commissaria ad acta Antonia Bellomo, Prefetta di Bari avrà esercitato i propri compiti istituzionali e una sconfitta postuma del Governo alla Camera avrebbe effetti dirompenti, tali da determinare conseguenze inimmaginabili. Se invece il testo non sarà portato in Aula decadrà, anche se una settimana dopo le votazioni, (invalidando le elezioni stesse?). Tutti scenari inquietanti, a cui vanno ad aggiungersi altri elementi di disturbo.

Perché la composizione delle liste in Puglia si trova ora ingrippata dal recepimento sin dal 2015 della legge nazionale che prevede la percentuale del 40 per cento della presenza in lista del sesso meno rappresentato, con tanto di sanzione per il partito o la lista civica inadempiente. Sanzioni e non inammissibilità delle liste, come chiedono i puristi spuntati improvvisamente come funghi.

In virtù di questa prescrizione, si presume che negli ultimi giorni si aprirà una caccia grossa alla candidata, per rendere presentabili le liste stesse, con la legitima suspicione che qualcuna possa essere inserita per ‘far numero’, visto che sul numero pieno di 50 in lista, almeno 20 dovrebbero essere esponenti femminili.
A fronte di tutta questo bailamme, qualcuno ha cacciato dal cilindro anche l’ipotesi dello slittamento delle elezioni regionali in Puglia (idea magari non peregrina, visto che il decreto decade appunto dieci giorni dopo il loro svolgimento).

Conte ieri a Cerignola ha respinto recisamente questa ipotesi: “Assolutamente non mi consta – ha risposto a chi lo paventava – Certo, non sarebbe giustificato. Noi abbiamo fatto un intervento tempestivo: abbiamo fatto una lettera il 3 luglio, poi una diffida e siamo stati costretti a intervenire. C’è tutta la possibilità di svolgere con regolarità le elezioni programmate”. 

VERSO LE REGIONALI

E ha continuato: “D’ora in poi il Governo non tollererà più che non ci sia la doppia preferenza – ha aggiunto – Ci saranno le condizioni per andare a votare. Abbiamo fatto un decreto legge perché venga rispettato un principio. Abbiamo lasciato alla autonomia regionale di provvedere, purtroppo non abbiamo avuto segnali in questo senso anzi, a un certo punto c’è stata una chiara dichiarazione di presa d’atto che non c’era la possibilità di arrivare alla affermazione del principio e l’abbiamo affermato noi con legge nazionale”.
Intanto, l’ultimo atto: ieri Emiliano ha fatto eco a Conte: “Ho firmato oggi i decreti che danno formalmente l’avvio alla consultazione elettorale per il rinnovo dei componenti del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta della Puglia. Le elezioni regionali si terranno nei giorni 20 e 21 settembre 2020. Andremo al voto con la facoltà di esprimere la doppia preferenza di genere, tanto attesa nella nostra regione”. Ipse dixit.

OCCHI SULLA CALABRIA

Un campanello d’allarme suona, finora inascoltato, per un’altra Regione del Sud dove vi è una situazione fotocopia, pur se da poco si è votato, ovvero la Calabria. Mai dire mai, però.

Le consiliature quinquennali sono più l’eccezione che la regola. Sarebbe il caso che il Consiglio Regionale calabrese, oltretutto con una Giunta guidata da una presidente, si desse una svegliata, prima di farsi cadere in testa anche un tetto istituzionale, visto che gli manca il pilastro fondante della democrazia paritaria. 


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