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La Lega, fu Nord, esce con le ossa rotte da questa tornata amministrativa in Calabria. La luna di miele con i calabresi è finita nel giro di sette mesi. A gennaio per gli uomini di Salvini la prima, storica, conquista della Regione. Oggi percentuali simili a quelle dell’era Bossi. Certo, le amministrative hanno un senso politico relativo dove leadership forti e classi dirigenti fattive contano più del retroterra ideologico. Ma un filo denominatore politico lo si può comunque tirare.

Il dato più evidente è quello di Reggio Calabria. Non è un mistero che Matteo Salvini puntasse molto a piazzare il vessillo del Carroccio sulla città più a Sud del Continente. Voleva fosse un ulteriore segnale della ormai avvenuta e definitiva trasformazione della Lega da movimento territoriale a partito nazionale. Ha voluto scegliere a tutti i costi lui il candidato e si è speso molto nella campagna elettorale non solo scendendo in prima persona in riva allo Stretto, ma inviando anche i suoi luogotenenti come il deputato Andrea Crippa.

Gli avversari hanno accettato alla fine la candidatura di Antonino Minicuci anche se non tutti, soprattutto dalle parti di Forza Italia, erano convinti della scelta ricaduta su un ottimo burocrate che ha mostrato grandi capacità come segretario generale del comune di Genova, ma che aveva poche aderenze in città. Il risultato finale dimostra che il tentativo di Salvini si è mostrato come una sorta di boomerang. Le urne danno una fotografia esattamente opposta alle intenzioni politiche di Salvini con Zaia che in Veneto ottiene percentuali bulgare e il Carroccio in Calabria ridotto invece a partito residuale. Un dato su tutti. A Reggio la Lega, che pure esprimeva il candidato sindaco, non è andata oltre il 5% (anche se al momento di andare in stampa lo scrutinio non era ancora terminato ma è difficile pensare ad uno stravolgimento del dato).

Certo è vero che anche il Pd nazionale aveva gettato molte fiches sul sindaco uscente Giuseppe Falcomatà. A Reggio si sono visti tutti i big non solo del partito, ma della coalizione di centrosinistra fra cui Pierluigi Bersani e tanti altri. Non solo ma dal Governo era arrivato anche una ulteriore mano con la promessa di uno stanziamento di oltre 200 milioni per cercare di rimettere in sesto le disastrate casse comunali.

Alla fine a Reggio si può dire che è finita in pareggio Falcomatà e Minicuci sono davvero in un testa a testa e l’ago della bilancia sarà Angela Marcianò che da sola è riuscita a superare il 12% e sarà decisiva al ballottaggio.

Ma la Lega ha evidenziato debolezza non solo a Reggio Calabria ma anche negli altri comuni calabresi chiamati al voto. Il caso più evidente è San Lucido, centro turistico del tirreno cosentino che ha pagato un tributo altissimo al Covid (è stata la prima zona rossa in Calabria). Qui si candidava sindaco il noto fisioterapista Luigi Novello, primo dei non eletti della Lega alle scorse regionali. Il fisioterapista che ha curato, fra gli altri, i muscoli di Kakà, è stato sconfitto dall’imprenditore Cosimo De Tommaso che fra le altre cose è originario di San Lucido ma risiede da sempre a Cosenza, quindi sotto questo aspetto la sconfitta per Novello è stata doppia. Su questo molto ha pesato la vicenda Covid e il senso di abbandono che hanno avvertito i sanlucidani da parte della Regione Calabria.

Più in generale dobbiamo dire che se il vero segreto del successo della Lega risiede nelle amministrazioni locali, in Calabria Salvini, al momento, non può appuntarsi al petto nemmeno un sindaco in nessuno dei 72 comuni calabresi nei quali si è votato. C’è solo un’eccezione: il comune di Taurianova dove il candidato leghista Roy Biasi arriva al ballottaggio contro il candidato del Pd Fabio Scionti con un ampio margine di vantaggio. A questo risultato, però, vanno aggiunte due variabili. La prima è che Taurianova è il paese che ha dato i natali a Nino Spirlì, attuale vicepresidente della giunta regionale. La seconda è che qui il centrodestra si è presentato diviso. Gli altri alleati della coalizione, difatti, sostenevano Raffaele Prestileo.

Questo sarà un tema di grande dibattito in Calabria nelle prossime settimane ovvero i rapporti fra il Carroccio e gli alleati delcentrodestra visto che c’è un Fratelli d’Italia in ascesa che chiede spazio. Se a Reggio Calabria alla fine si è trovato l’accordo unitario, non così è accaduto non solo a Taurianova ma anche in altri centri importanti come Castrovillari, alle falde del Pollino, dove la Lega non ha partecipato con il suo simbolo alla competizione oppure San Giovanni in Fiore dove la scelta è stata diversa rispetto a quella voluta dalla presidente Santelli. Purtroppo nel centro più grosso della Sila il candidato leghista non è andato oltre il 3% e rischia di non entrare nemmeno in consiglio comunale. Ancora se guardiamo all’altro capoluogo di provincia chiamato alle urne, ovvero Crotone, la Lega non è andata oltre il 4%.

Insomma dati che segnano se non la fine, una forte battuta d’arresto del progetto Lega Calabria. Del resto i numeri sono eloquenti. Alle Europee del 2019 la Lega ha ottenuto il 23%, alle regionali di gennaio scorso il 10% ieri, se guardiamo le due città principali ovvero Reggio Calabria e Crotone, si attesta attorno al 5%. Tutta materia su cui la Lega dovrà fare più di una riflessione soprattutto sul modo in cui è stato costruito il partito.


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