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Il premier Draghi, sullo sfondo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel

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Le parole di Mario Draghi hanno terremotato la diplomazia sull’asse Ankara Roma. Che sia ricomponibile è probabile, ma non sicuro. Con il trascorrere delle ore i dardi della vendetta cadono sempre di più sul presidente Michel, accusato di non avere ceduto il posto in poltrona alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. L’Europa sta con Mario Draghi che ha denunciato il presidente turco, Erdogan di essere un “dittatore”.

Il presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber, ha detto con chiarezza, e senza giri di parole, che il premier italiano “ha ragione” perché la Turchia “si è allontanata dallo Stato di diritto, dalla democrazia e dalle libertà fondamentali nell’ultimo decennio”.

Emma Bonino, ex commissario europeo, definisce il “sofa-gate” un incidente che non ha nulla a che vedere con la mancanza di sedie, tantomeno con il galateo. Per Garcia Perez, capogruppo dei socialisti, non è stato un errore di protocollo, ma Michel ora deve andare in Parlamento e chieda scusa.

EUROPA IN SUBBUGLIO

L’immagine di due leader, Erdogan e Michel che vengono inseguiti dalla von der Leyen illustra la catena dello scontro. Fino ad arrivare a giovedì sera, quando il premier Draghi, pur affrontando la questione vaccini, sbotta, proclamando la solidarietà totale alla donna che è capo dell’Europa.

Le parole del presidente del Consiglio mettono in subbuglio l’Europa. È uno scontro diplomatico in piena regola. In tarda serata viene convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani.

Nel faccia a faccia con il capo della diplomazia turca, Cavusoglu, Gaiani avverte il disappunto turco. Le parole sotto accusa riguardano una seconda parte del discorso: “Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio”.

Se Draghi è stato chiaro, nelle accuse alla Turchia, Cavusoglu, lo è altrettanto contro l’Italia. “Condanniamo – dice il capo della diplomazia turca – con forza, le affermazioni senza controllo del primo ministro italiano, nominato, Mario Draghi, sul nostro presidente eletto”.

Da notare la sottile ironia sul presidente eletto che a parere di Ankara è superiore al presidente nominato, ma dal Parlamento. In ogni caso, Erdogan non è rimasto solo contro Draghi. Anche il vice-presidente turco, Fuar Oktay si è scagliato contro di lui. “Se il primo ministro Draghi vuole vedere cosa è una dittatura, deve guardare alla storia recente del suo Paese e lo vedrà molto chiaramente”.

La Turchia non è ancora un Paese stabile. Migliaia di donne sono scese in piazza a protestare per l’abbandono della Convenzione di Istanbul, primo trattato vincolante per prevenire e combattere la violenza sulle donne. Ieri si è dimesso il ministro delle Finanze e genero di Erdogan, due giorni dopo il cambio alla presidenza della Banca Centrale Turca per il crollo della lira.

Ankara non digerisce di essere accusata di “masochismo protocollare” da parte di Erdogan. In pratica di aver lasciato in disparte, seduta su un divanetto, la von der Leyen a tutto vantaggio del concorrente diretto, Michel. Ed il refrain di Ankara di avere rispettato il protocollo è continua. Il ministro Cavasoglu ha ripetuto anche che gli staff delle due squadre, si sono incontrati prima della visita e le loro richieste, “sono state soddisfatte”.

LETTA INCONTRA CRIMI

Anche a tavola c’era un’apparecchiata per 5 persone , con due poltrone d’onore di fronte, una per Michel, l’altra per Erdogan. La sedia più piccola , naturalmente, era per von der Leyen. Ma qualcuno se n’è accorto. Ricostruzioni che lasciano molti interrogativi.

Ma la Turchia è davvero un Paese senza democrazia? Intanto, c’è stato un colloquio a quattrocchi, fra Letta e Crimi dal quale è emersa la volontà di collaborare, come è già successo durante il governo Conte 2. La prima cosa affrontata riguarda la risposta sanitaria ed in particolare il proseguimento della campagna vaccinale.


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