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Attilio Fontana

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L’ipotesi di un rimpasto di giunta sembra definitivamente tramontata in Lombardia, ma nei corridoi politici le manovre non sono finite. Le ultime mosse del leader della Lega Matteo Salvini e alcune voci di corridoio indicano che i leghisti sono tutt’altro che paralizzati.

L’idea presa in considerazione sarebbe quella di un’uscita di Attilio Fontana dalla scena politica. Un passo indietro mediato da una situazione personale come un aggravamento delle condizioni fisiche. In questa chiave andrebbe letto l’annuncio del governatore lombardo di una decina di giorni fa: Fontana ha dichiarato pubblicamente di aver bisogno di qualche giorno di riposo. “Il mio fisico mi ha avvertito” ha comunicato alle agenzie. Si sarebbe trattato di un acuirsi di diverticolite, male di cui soffre da tempo. Ma il malore non ha convinto tutti perché lo stesso giorno dell’annuncio il governatore firmava l’ennesima ordinanza sulle mascherine anti Covid19.

Sarebbe stato in realtà un passo difensivo, ricostruiscono alcuni fonti interne alla maggioranza di governo in Lombardia: in questo momento Fontana è sotto scacco sia per i mille limiti della gestione dell’emergenza, ma lo è ancora di più per la storia delle commesse di camici all’azienda di famiglia e per i suoi 5 milioni di euro in Svizzera. Soldi regolari, ereditati, ma che lui ha provato a usare per risarcire il cognato dopo che quest’ultimo aveva trasformato in donazione un ordine da 513mila euro per la Regione.

Prima che si chiarisca ogni dettaglio, potrebbe rimanere sotto una luce negativa per anni, invece con un tracollo fisico l’interesse per lui di media e magistratura scemerebbe. Sarebbe un’uscita morbida per uno che si è caricato sulle spalle quattro mesi che hanno distrutto psicologicamente ed economicamente la Lombardia. Se invece il fuoco contro di lui dovesse attenuarsi, potrà sempre dire che aveva solo bisogno di staccare qualche giorno per le fatiche dell’emergenza Covid19.

Ma a corroborare la teoria che si sia preparata una via d’uscita per Fontana c’è anche un altro evento politicamente rilevante per la Lombardia: Roberto Di Stefano è passato da Forza Italia alla Lega, raggiungendo la moglie Silvia Sardone. La coppia che si va a saldare dopo aver compiuto lo stesso percorso ha numeri da record: lei oggi è eurodeputata leghista, ma alle ultime regionali aveva preso 11mila preferenze.

Proprio la mancanza di riconoscimento per questo risultato ha portato Sardone a cambiare bandiera. Di Stefano però non è da meno, perché per il centro destra lombardo è l’uomo che ha conquistato la ex Stalingrado d’Italia, Sesto San Giovanni. Dopo decenni di dominio incontrastato della sinistra, Di Stefano ha sconfitto gli avversari in una loro storica roccaforte con un programma orientato molto a destra.

Il suo passaggio non sembra casuale in questo momento: sarebbe infatti lui il nome scelto per sostituire Fontana in caso si debba andare ad elezioni prima del previsto. Oppure anche per il futuro. Il nome lo conoscono tutti, soprattutto fuori Milano perché è lì che ha lavorato negli anni: lui e la moglie non si sono mai pestati i piedi, lei puntava su Milano, lui sull’hinterland. Oggi è un nome conosciuto, ma allo stesso tempo nuovo e per la sua provenienza può piacere anche ai moderati. La moglie poi può aiutarlo anche dentro le mura del capoluogo dove è notissima. Insomma, Di Stefano sembra un volto su cui si possono puntare le carte di una legislatura che dovrebbe proporsi come nuova sotto diversi aspetti.

Se resterà fantapolitica o no, lo dirà il tempo. Intanto l’ingresso del sindaco di Sesto è servito anche a ridare energia a una Lega lombarda sfiancata dall’assalto di magistrati e opposizioni nelle settimane post Covid. La stessa idea che Fontana possa ritirarsi non stupisce nessuno nei bar della politica milanese, anche perché il governatore non è amatissimo dagli stessi leghisti. Quindi non sarebbero in tanti a stracciarsi le vesti se decidesse di farsi da parte.

Il problema infatti è proprio lui: con un presidente indagato tutta la giunta è sotto scacco, l’intera Amministrazione. Ecco perché l’ipotesi di un rimpasto è sfumata. L’attenzione è proprio sul vertice della Lombardia, quindi finché non cade lui, non cade nessuno. E per risolvere il problema Fontana ecco l’ipotesi malore e l’idea per il nome del successore. La Lega inoltre si libererebbe di un peso politico: tutti gli errori o i problemi potrebbero essere imputati a una “legislatura d’emergenza” che magari lo stesso Carroccio avrebbe contribuito a concludere.

E il governatore avrebbe un’uscita di scena singolarmente simile a quella di Umberto Bossi. L’ex capo del Carroccio si era ritirato in un angolo per curarsi meglio dopo la caduta del suo cerchio magico e le inchieste sui soldi della Lega. Una storia che potrebbe ripetersi. Tutto dipende da come si evolveranno gli avvenimenti nelle prossime settimane, per ora per Fontana c’è ancora una speranza di restare governatore.


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