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Silvio Berlusconi

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Un’altra mossa strategica di Silvio Berlusconi, al pari di quella che gli ha fatto esprimere sì allo scostamento di Bilancio, rischia di far saltare Forza Italia: il centralino della sede è esploso, le capigruppo, Annamaria Bernini e Mariastella Gelmini si sono sottratte a qualsiasi confronto con i parlamentari, in attesa di precisi indirizzi politici. La riforma del Mes, che ha appena avuto l’ok dell’Eurogruppo, ma è stata fatta bersaglio di critiche dai grillini, approderà in Parlamento il prossimo 9 dicembre. Tuttavia non sarà votata da Forza Italia. Nel frattempo plaudono sia Matteo Salvini che Fratelli d’Italia. Ravvisate dal Cavaliere almeno due fragilità: “Non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità, approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia; inoltre, non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo. Le decisioni sull’utilizzo dei fondi verranno prese a maggioranza dagli Stati, il che vuole dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Secondo: Il fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un computo puramente notarile”. E termina così: “Purtroppo sono state ignorate le nostre proposte per una indispensabile riforma del Mes”.

Il paradosso politico è un altro. Che con questa linea Berlusconi si trova fianco a fianco ai grillini come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Il ministro degli Esteri ha detto che la riforma è tutt’altro che entusiasmante, a me sembra peggiorativa. E noi il salva-Stati non lo useremo perché c’è il movimento 5Stelle. Non ci sono i numeri in Parlamento per sbloccarlo. È un dibattito che non esiste, il Mes non si usa”. Di Battista non ha perso occasione per attaccare i Dem: “No al Mes – ha detto – perché è obsoleto come Berlusconi, ma il Pd ha la sindrome della nostalgia”. Come Di Maio, anche “Dibba” giudica negativamente la riforma ”Il maquillage non basterà, chi insiste è il vero antieuropeista”.

Dopo un anno di attesa dall’inizio dell’emergenza Covid-19, la riforma del Mes (meccanismo europeo di stabilità) è divenuta realtà. I ministri dell’economia della Eurozona hanno dato l’ok definitivo alla modifica del Trattato che ridisegna gli aiuti tradizionali del Mes (ma non riguarda la linea dedicata alla pandemia, nata a marzo) con l’obiettivo di prevenire le crisi, anziché curarle, con programmi di correzione che hanno scalfito la sua fama nel mondo. Il tema del Mes continua ad agitare governo e maggioranza. Anche i renziani di Italia Viva sono contro Conte. E manifestano rabbia per le parole espresse dal premier (poi smentite) circa un rimpasto promesso e non fatto. Ora minacciano di fare ostruzionismo.

Perfino il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha chiesto modifiche, in particolare quella che riguarda le banche. Ma la maggioranza è alle prese, dal tardo pomeriggio di ieri, con coprifuochi e chiusure di bar e ristoranti. Il coprifuoco resta alle 22 anche a Natale e Capodanno. Chiuderanno alle 18 bar e ristoranti. Tutte le Regioni dovrebbero diventare gialle entro le festività. Ma persiste il braccio di ferro tra il ministro Francesco Boccia e le Regioni. Il sistema a zone resterà in vigore, ma non ci sarà alcun allentamento nel periodo delle festività, il nuovo dpcm dovrebbe durare fino a domenica 10 gennaio. L’impressione è che il governo non intende fare alcun dietrofront, né di concedere deroghe particolari.

Dal ministro Roberto Speranza è arrivato un appello affinché venga mantenuto “rigore e prudenza per non vanificare i primi risultati che stiamo vedendo”. Boccia ha chiesto di “evitare gli spostamenti tra Regioni e mantenere il limite delle ore 22 per la circolazione, sono due punti centrali del modello di sicurezza che stiamo costruendo”. L’obiezione sollevata da molti sull’ipotesi di chiudere gli hotel a Natale nelle aree dello sci, ha trovato anche premier Conte d’accordo. Sulla riapertura delle scuole, prevista per il 14 dicembre, Conte avrebbe sondato la maggioranza, ma si è rimesso alla valutazione dei capigruppo. La bozza del decreto sarà inviata domani alle Regioni per un ultimo esame, poi ci sarà un passaggio parlamentare.


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