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Palazzo Chigi

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Matteo Renzi non molla e continua, come dicono in ambienti Pd, «a scherzare con il fuoco».

L’ultima uscita la affida a una newsletter inviata in mattinata ai sostenitori di Italia viva: «La cosa incredibile di questa vicenda è che privatamente tutti ci danno ragione e poi, in pubblico, in molti, prendono le distanze. Scriveva George Orwell: “Più una società si allontana dalla verità, più odierà quelli che la dicono”. Noi di Italia viva siamo affezionati a chi ha il coraggio di dire la verità, anche quando si va controcorrente».

Il clima è rovente. Palazzo Chigi non ha certo digerito l’intervista a El Paìs nella quale l’ex rottamatore non solo ha evocato la crisi ma anche ha anche tratteggiato lo schema di gioco: una nuova maggioranza, un nuovo governo, e sottointeso un nuovo presidente del Consiglio.

Una iniziativa, quella di Renzi, che ha costretto i vertici del Nazareno a fare quadrato attorno all’avvocato del popolo.

«Noi abbiamo dovuto difendere Conte controvoglia» – ammette un ministro in quota Pd – «perché è evidente che un pezzo del nostro partito ha utilizzato Renzi per indebolire il premier».

A questo punto le ipotesi sul tavolo sono due: o un Conte-ter, o un mini rimpasto con un voto di fiducia alle Camere. La prima soluzione prevederebbe le immediate dimissioni dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi. Ed è, osservano, «tecnicamente complicata perché Conte dovrebbe lasciare e non avrebbe la certezza di tornare a Palazzo Chigi. Finirebbe in fondo nella morsa di Renzi, che è una scheggia impazzita, di Di Maio e dello stesso Zingaretti».

E allora a oggi lo scenario più probabile appare quello di un mini rimpasto con la sostituzione di un paio di caselle. Insomma, di chi ha brillato meno in questo ultimo anno. Ma c’è un dettaglio di non poco conto.

Per dirla con un ex ministro democristiano che ieri mattina era seduto da Ciampini a Piazza San Lorenzo in Lucina, «Conte avrebbe una strada, come si faceva ai tempi della Prima Repubblica».

Quale? «Potrebbe far dimettere un paio di ministri. Ma quest’ultimi dovrebbe seguire il suo diktat». La situazione insomma sembra essersi ingarbugliata. Ecco perché non si esclude da più parti un ritorno anticipato alle urne. D’altro canto, una legge elettorale c’è ed è il Rosatellum.

Di più: i collegi sono già stati ridisegnati per il taglio dei parlamentari. Eppure occorre non dimenticare un altro dettaglio. «Ma siamo sicuri che i renziani seguiranno il grande Capo. Da quello che mi riferiscono molti dei suoi sarebbero assai preoccupati» giura il solito ex ministro Dc.

E c’è chi vocifera che fra lunedì e martedì Renzi potrebbe presentare il suo Recovery Plan da 209 miliardo.


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