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Giuseppe Conte

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GameStop crisi. Non nel senso che è finita (è l’auspicio, non ancora l’epilogo) quanto metafora di una bolla che cresce a dispetto della realtà, e poi scoppia. Magari ustionando chi la maneggia. Per intenderci. Restiamo nel campo dei videogiochi. Avete presente quel reticolo di raggi laser che negli spy movies è invisibile a occhio nudo ma che la sapiente macchina da presa squaderna a beneficio degli spettatori?

Quella che il protagonista deve superare con una sequela di acrobazie e contorsionismi per evitare di toccarne anche uno solo pena l’urlo degli allarmi? Bene, il tavolo programmatico avviato dal presidente esploratore Roberto Fico è di quel genere. Ed è complicato comprendere quale sarà il responso che il numero uno di Montecitorio consegnerà oggi nelle mani del capo dello Stato: se gli farà vedere una mano bruciacchiata, una pergamena di buoni propositi o la soluzione del puzzle.

Vediamo. Il primo raggio laser lo spara il M5S. Che nel giro di poche ore si è dovuto rimangiare il vae victis all’indirizzo di Matteo Renzi piegandosi alla necessità di riannodare i fili di una possibile intesa di maggioranza per non precipitare nel gorgo di soluzioni larghe intese o, dio non voglia, di urne subito. E che proprio per questo, dopo aver tanto ceduto, non può capitolare sul punto principale: la permanenza di Giuseppe Conte a palazzo Chigi.

Idem con patate per il Pd. Anche il Nazareno ha dovuto rinfoderare in tutta fretta l’anatema contro il suo ex segretario, che da inaffidabile assoluto è ridiventato interlocutore obbligato. Come? Le elezioni? Grazie, meglio di no: Zinga lo spiegherà a Orlando che lo spiegherà a Bettini. O il contrario, non inutile sottilizzare. Tuttavia anche qui va bene ingoiare rospi ma quello dell’avvocato del popolo davvero no, c’è un limite a tutto. Assolutamente Conte deve restare premier, evitando così che da disoccupato (ancorché nobile) si metta a disegnare i contorni della sua lista elettorale che tanto male farebbe al Pd e ai fratelli-coltelli Cinquestelle. In fondo tutti gli dicono che è il nuovo Prodi: e non era forse l’ex presidente dell’Iri a sillabare competition is competition?

Per non parlare del raggio laser di Renzi, ultimo – così dicono – nel gradimento degli italiani ma sicuramente primo nella capacità manovriera. Il già sindaco di Firenze sa che questa è l’occasione della vita. Se lascia Conte sulla sua poltrona, poi non ci sarà accordo programmatico che tenga: il vincitore finale sarà il giurista di Vulturara Appula. Che non solo potrà vantare di essere rimasto in sella, poco importa se ultra ammaccato. Ma soprattutto a giochi chiusi potrà modificate a suo piacimento il programma di legislatura o addirittura metterlo in un cassetto. Renzi lo sa benissimo e vede quel finale come un incubo: infatti se il premier produce bizze poi lui che fa, un’altra crisi di governo? Per cui il senatore di Rignano capisce benissimo che tutto quello che può ottenere lo deve ottenere ADESSO, in maiuscolo come ha scritto nella e-news. Il resto è fuffa mediatica. Solo che davvero stiamo parlando di una acrobazia senza rete, di quelle che se cadi ti rompi l’osso del collo. Si tratta di un all-in: vero, altroché, non un videogioco.

Andiamo avanti. Vogliamo forse non calcolare il raggio laser dei Volenterosi-Costruttori-Responsabili? Dire a Tabacci che la lista dei ministri non contempla né lui né altri del drappello a cui tanto l’Italia (e Casalino) devono? A chi tocca l’ingrato compito, chi si fa avanti?

Non finisce qui. Perché poi c’è non il raggio bensì la spada laser di Fico stesso. Che non solo esplora appianando e smussando gli angoli puntuti degli ex e ora nuovamente alleati, ma riesce nel miracolo di farli convergere in mezza giornata o giù di lì su provvedimenti su cui per mesi e mesi si sono scazzottati. E poi una volta sparsa la grazia divina sui suoi devoti interlocutori, consegna tutto nella mani di Giuseppi con la stessa invocazione dei tifosi napoletani (tanto ci capiamo, vero Roberto?) verso il simbolo della loro squadra: Ciuccio fa’ tu. Sicuro che finisce così?

Un attimo, un attimo. Altro che raggio, altro che spada. C’è il super spadone laser di Conte medesimo da considerare. Per ora resta nascosto sotto il tavolo ma basta un attimo che è lì a mo’ di minaccia. Fate, fate sul programma, sul fine legislatura, sul Recovery plan, sull’elezione del nuovo capo dello Stato. Per chi lo avesse dimenticato c’è il particolare dell’articolo 95 della Costituzione. Che non fa cenno ad esploratori di alcun genere ma spiega invece con cristallina chiarezza che “Il presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile”. Lui, il premier. Non altri. Perciò qualunque accordo, o “linea generale di indirizzo” che fa più fine, si sottoscriva poi sarà il presidente con incarico pieno a dover definire le intese con i partner di maggioranza. E se domani o giovedì al massimo Mattarella risceglie Giuseppi, tocca a lui rifare il giro. Chiaro?

Per ultimo c’è il raggio ultra strong, quello del Quirinale. Che non ha battuto ciglio sugli sforzi programmatici dell’Esploratore, in qualche misura sostenendone il percorso. Per salvaguardare l’Incaricato che verrà (sempre Conte, no?) ma anche in qualche misura circoscrivendone l’autonomia. Quasi che poi quella figura dovesse solo ed unicamente attenersi a intese messe a punto da altri. Un Esecutore, insomma. Quello che un’era politica fa, nel 2018, ad urne chiuse e patto stipulato, Di Maio e Salvini volevano che Conte fosse. Come è finita, lo sappiamo.

Come? I contenuti del programma? Quali contenuti, scusate. Per quelli serve una Bicamerale e forse più d’una. I renziani vogliono dare la presidenza all’opposizione. Un modo elegante per escludere il bis di D’Alema.


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