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Roberto Fico

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La crisi si incarta, salta l’esplorazione di Roberto Fico. È incaricato di formare un nuovo governo istituzionale Mario Draghi, ex governatore della Bce. I buoni propositi dei partiti si sciolgono a metà pomeriggio nella sala della Lupa di Montecitorio. E tutto si sbriciola di fronte alle mancate intese su nomi e contenuti ai tavoli del programma. Scambio di accuse tra gli ex alleati con Italia Viva che arriva allo strappo finale.

Il presidente Mattarella è preoccupato e parla subito, a tarda sera, quando Roma è sprofondata nel buio della notte. Fa un appello, dai toni drammatici quando, nel cortile del Quirinale, è raggiunto da Fico che gli comunica il fallimento della missione. Esclude di andare al voto per molteplici motivi, primo fra tutti l’emergenza pandemica che richiede, come afferma, un “governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l’attività ridotta al minimo”.

Anche perché, sottolinea, “un governo di attività ridotta non può fare il Recovery” che scade ad Aprile. E fa un appello a tutte le forze politiche di “dare fiducia a un governo di alto profilo”, assicura: “Conto di conferire al più presto l’incarico per formare un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili”.

Nasce insomma un governo istituzionale con alla guida Mario Draghi, economista ed ex presidente della Bce. Personaggio che molti Paesi invidiano. Viene convocato per oggi al Quirinale, alle 12. E’ questa la strada alternativa possibile alla quale fa riferimento Mattarella all’inizio del discorso. “Dare vita a un nuovo governo adeguato a fronteggiare le emergenze sanitarie, sociali, economica e finanziaria o le immediate elezioni anticipate”. Non può nascere un esecutivo dalla vecchia maggioranza.

Ma la rottura, provocata da Renzi, è accaduta su un variegato elenco di elementi, come scrive Renzi, in pratica su un totonomine, poi ci sono il ministro della Giustizia, Bonafede, sul Mes (che doveva essere accantonato), scuola, Arcuri che molti vorrebbero fuori, sui vaccini, sull’Alta velocità, Anpal, Reddito di cittadinanza. Divide anche il tema della giustizia. Andrea Orlando propone un “Lodo” sulla prescrizione. Ma i renziani di Italia Viva dicono subito di no. E sulla rottura finale, Renzi accusa: “Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato”.

Il momento è difficile per il Movimento 5 stelle. Se ne vanno tre parlamentari tra cui Emilio Carelli. Le trattative si interrompono mentre si propongono due ministeri di peso per Italia Viva: Infrastrutture e Sviluppo economico. Quindi le ipotesi che circolano indicano Orlando e Bonafede che andrebbe ad occupare la poltrona di Di Maio. Renzi dice no al tandem dei vice, Orlando e Bonafede. Pare che il senatore abbia esclamato: “A queste condizioni non ci sto”.

Un clima nervoso, fin dal mattino, quando l’occhio dei delegati fissava l’ora dell’orologio, pensando che lo scorrere del tempo aiutasse a una ricomposizione delle posizioni. Invece, nulla di tutto questo. E il Conte 2 è sempre rimasto appeso a un filo, anzi ai veti contro i veti. All’ora di pranzo una riunione con i capigruppo, Boschi e Faraone per informare deputati e senatori che c’erano pochissime aperture al tavolo della maggioranza. La Boschi si è affannata a spiegare che lei il ministro l’ha già fatto e che pertanto è un’esperienza, per lei, da abbandonare. Ma altre fonti giallorosse sostengono il contrario: ovvero, che Italia Viva insiste sul nome dell’ex responsabile delle Riforme. Ed altri aggiungono che a spendersi sulla Boschi è stato lo stesso Matteo Renzi.

A sparigliare le carte, c’è stato il tavolo delle trattative, le cui redini sono state prese direttamente dal leader di Italia Viva. Il quale ha precisato di essere l’unico interlocutore (ma questo lo si sapeva da tempo, chi muove nell’ombra). Ha indicato Orlando, vice segretario del Pd, come possibile vice premier ma la soluzione non sarebbe per nulla gradita dai 5Stelle i quali boccerebbero anche l’ipotesi di affiancargli un esponente Pentastellato.

Un M5s pigliatutto, viene descritto. Che non molla una poltrona, neppure sull’Azzolina o su Bonafede, anche se quest’ultimo non vorrebbe proseguire il suo cammino a via Arenula. Ma la trattativa va avanti tra stop and go continui. Renzi ha voluto garantire ai suoi che non si andrà al voto, che neppure il Quirinale lo vuole. Mentre il Pd avrebbe assicurato a Italia Viva due dicasteri di peso. Malgrado ciò, finora non si sono fatti passi avanti “su nessun contenuto, fino all’ultimo proveremo a vedere, se c’è disponibilità a una mediazione”.

La narrazione di Renzi è tutta al negativo. “Non stanno concedendo nulla, Italia Viva è favorevole a un accordo ma gli altri partiti non accettano nessuna mediazione sui temi grossi, e non vogliono neppure mettere nulla per iscritto. Ma questa versione in nero non è andata giù al Partito Democratico il quale, attraverso Andrea Orlando, ha replicato così: “Renzi dice che sulla giustizia siamo allo zero assoluto. Probabilmente sono stato invitato a un’altra riunione…Apertura su riforma penitenziaria, modifica della prescrizione, intercettazioni. Non sprechiamo questa possibilità….”.


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