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Maria Cristina Pisani, presidente Cng

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SULLE politiche giovanili è ora di cambiare passo. E visione. Soprattutto a fronte della pandemia, occorre usare al meglio il Recovery Plan.

“Lo studio condotto dal Consiglio Nazionale Giovani insieme alla Fondazione Bruno Visentini (FBV) mostra che le risorse previste per gli interventi in favore dei giovani under 35, come obiettivo trasversale nella proposta del PNRR, presentata dal Governo uscente il 22 gennaio scorso, ammontano a 4,53 miliardi di euro per i prossimi sei anni: soltanto il 2% del totale su oltre 200 miliardi di euro complessivi. Questo Paese non guarda al futuro”.

Non fa sconti, Maria Cristina Pisani, 30 anni, laurea in Giurisprudenza alla Luiss, napoletana di nascita, ma cresciuta in Basilicata, presidente del Consiglio Nazionale Giovani (CNG).

Grande conoscenza delle politiche giovanili, un cursus honoris di altissimo livello anche in ambito internazionale – dal 2016 è vicepresidente dell’Association Femmes Europe Meridionale (AFEM), che riunisce le associazioni dei paesi meridionali dell’Unione europea, già rappresentante del Governo italiano nelle riunioni dello United Nations Economic and Social Council Youth Forum (Ecosoc) e attiva nel North South Centre del Consiglio d’Europa per la cooperazione giovanile nell’area euromediterranea, Pisani ha come mantra l’obbiettivo del CNG: “contribuire perché le politiche e le istanze del mondo giovanile siano centrali nella programmazione di rilancio dell’Italia”.

Magari, “affidandole ad un ministero ad hoc”. E impegnandosi per una legge quadro. Durante l’audizione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che l’organo consultivo del Governo ha avuto il 2 febbraio scorso alle Commissioni riunite Bilancio e Affari Sociali della Camera dei Deputati, grazie alla collaborazione con il professor Luciano Monti della Luiss, Condirettore Scientifico della FBV, sono stati illustrati dati inequivocabili sull’urgenza di un nuovo approccio alle politiche giovanili. “La pandemia, come hanno mostrato i dati Istat – con il tasso di disoccupazione giovanile al 29,7% nel 2020 – ha avuto un impatto asimmetrico e molto più ingente su giovani e donne. E lo avrà sulle generazioni future” – afferma la Presidente CNG. “Al Sud le difficoltà sono triplicate, per l’atavica assenza di infrastrutture, di opportunità e di interventi di coesione sociale, che alimenta il divario”.

Pisani racconta del grande lavoro fatto con il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, “perché i giovani del Mezzogiorno possano scegliere dove formarsi, acquisire competenze e lavorare, con l’attenzione al ruolo del Terzo Settore che ha dato risultati incoraggianti, come accade in Francia da oltre vent’anni”. Occuparsi in modo strutturato della nostra Next Generation, ridurre il numero elevatissimo dei Neet, gli scoraggiati che non studiano e non lavorano, introdurre criteri di valutazione per l’impatto delle misure adottate ex ante, ed ex post, è necessario – prosegue Pisani. Una richiesta, la valutazione dell’impatto, che risale al suo intervento agli Stati generali.

Le fa eco Luciano Monti: “La stessa Commissione chiede oggi un allineamento del PNRR, dopo aver vagliato, lo scorso 22 gennaio, le nuove linee guida, che prevedono, fra le sei missioni del Next Generation EU (NGEU), un pilastro ad hoc denominato “Politiche per la prossima generazione – bambini e giovani” – compresa l’istruzione e le competenze. Sul sito della FBV tutti possono leggere le nuove Linee guida che abbiamo tradotto”.

Impatto della pandemia e allargamento del divario generazionale, “non soltanto fra Nord e Sud, ma anche fra centri e periferie”, sono le sfide che l’Italia è chiamata a vincere per i suoi giovani e per il futuro sostenibile del Paese – aggiungono Pisani e Monti. Sfide che non potranno essere affrontate con provvedimenti isolati, disseminati trasversalmente nelle Missioni 4 – Istruzione e Ricerca – e 5 – Inclusione e Coesione – del PNRR, difficili da valutare nell’impatto. Occorre inoltre allinearsi all’Agenda 2030.

“La Francia ha già previsto un pilastro per i giovani e le politiche intergenerazionali da oltre 6 miliardi di euro con 20 progetti, anche se ha meno fondi” – dicono. Per la solidarietà intergenerazionale, i fondi a debito del NGEU graveranno sui giovani. E anche l’impatto devastante della pandemia sul profilo formativo si misurerà nel mismatch nel mondo del lavoro.

“Abbiamo valutato che ogni anno di formazione in più dei giovani, vale un punto di Pil. Dobbiamo tuttavia sapere di chi parliamo quando diciamo “giovani”. Sono gli under 35 o gli under 40?” – si chiede la presidente Pisani, mentre una ricerca del CNG punta a capire chi è la generazione post – pandemia. Rimboccarsi le maniche è la parola d’ordine. Il professor Monti ha già un’idea, per il nuovo pilastro “Giovani” del PNRR, con l’occhio al Mezzogiorno.

“Con una parte dei fondi per la defiscalizzazione per i nuovi assunti, pari a 4,5 miliardi e mezzo, potremmo immaginare sgravi maggiori per i ragazzi del Sud, rispetto a quelli del Centro – Nord, riducendo così lo spread generazionale. Avremmo in tal modo convogliato anche risorse aggiuntive a quelle previste in partenza”.


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