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Mario Draghi e Roberto Speranza in un hub vaccinale

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Evitare lo scontro e mirare all’unità. Sono queste le direttrici che intende perseguire il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della sfibrante lotta al Covid. E intende farlo sia in ambito interno, nel rapporto tra Stato e Regioni, che nel consesso internazionale, a proposito della disputa per le forniture di vaccini con il Regno Unito. Lo ha fatto capire chiaramente ieri, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi a margine del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea.

BLOCCO EXPORT

Draghi getta acqua sul fuoco alimentato nei giorni scorsi dalla possibilità che l’Unione europea bloccasse l’export di vaccini verso il Regno Unito. Questa linea dura, ha osservato, «interromperebbe la produzione del vaccino, oltre a innescare una tensione politica». Il meccanismo di sospensione serve a far rispettare i contratti alle aziende. A tal proposito ha spiegato che la Commissione Ue ha esteso il novero dei casi in cui questo blocco possa applicarsi. «Prima l’unico requisito per lo stop all’export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società. Ieri la commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità e reciprocità». Più nel dettaglio, ha precisato che «conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni», mentre la proporzionalità «riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati».

CAUTELA SU SPUTNIK V

Il primo ministro ha tuttavia invitato a dare meno enfasi al tema dei blocchi e più nella produzione dei vaccini, che rappresentano, ha ribadito, «l’unica cosa che ci farà uscire dalla pandemia e ci ridarà fiducia nel tornare a viaggiare, a costruire relazioni». Essenziale è allora proseguire, accelerandola, la campagna vaccinale. Se Draghi ha previsto provvedimenti nei confronti di medici e infermieri che non intendono vaccinarsi, il ministro della Salute, Roberto Speranza, seduto al suo fianco, ha posto l’accento sul turbo degli ultimi giorni dei vaccini effettuati e ha detto che è previsto l’arrivo di 4milioni di dosi entro fine marzo, almeno 50milioni di dosi entro il secondo trimestre e 80milioni di dosi per il terzo. Tra queste ci sarà il monodose Johnson&Johnson. Previsto per l’autunno il vaccino italiano ReiThera, ancora nessun disco verde invece per Sputnik V. «All’Ema non è stata ancora presentata una formale domanda», ha precisato Draghi, aggiungendo che l’agenzia europea del farmaco sta comunque facendo delle review ma un pronunciamento è atteso non prima di 3-4 mesi. «Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno».

SÌ SCUOLE APERTE

La prudenza di Draghi, che la prossima settimana si vaccinerà con AstraZeneca, ha spento gli entusiasmi delle Regioni che intendono approvvigionarsi autonomamente del vaccino russo. A loro ha comunque ha lanciato «un appello a collaborare»: sul fronte dei vaccini, ad esempio, rispettando il criterio di dare priorità agli anziani e ai fragili, e pure sul fronte delle aperture. Rivolgendosi ai presidenti regionali che hanno emesso ordinanze di chiusura delle scuole, ha affermato: «Le vostre scelte dovranno essere riconsiderate alla luce dell’affermazione dell’esecutivo che la scuola in presenza è obiettivo primario». Da dopo Pasqua, ha assicurato il premier, ovunque torneranno in aula i bambini di nidi e materne e gli studenti delle elementari e delle prime medie. In alcuni casi sarà possibile fare dei tamponi agli alunni, ma è da escludere un’azione estesa a tutto il territorio nazionale. Quanto al prossimo decreto, l’orientamento, al netto dei bronci all’interno della maggioranza di governo, è mantenere l’abolizione delle zone gialle ancora per tutto il mese di aprile. Sollecitato da una domanda sul fatto che il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha invitato gli italiani a prenotare le vacanze estive, Draghi ha risposto: «Sono d’accordo con lui, se potessi andare in vacanza ci andrei volentieri».

LAZIO ARANCIONE, CALABRIA ROSSA

Il futuro prossimo, tuttavia, è una Pasqua di restrizioni. Ma in attesa che scatti la zona rossa per tutta Italia (sabato 3 aprile), alcune Regione potranno passare ancora qualche giorno in arancione. Ad Abruzzo, Basilicata, Liguria, Molise, Sicilia, Sardegna, Umbria e alla Provincia Autonoma di Bolzano, si aggiunge il Lazio. Il cui passaggio è però agrodolce: avverrà martedì e non lunedì, forse per un errore nella stesura della precedente ordinanza in vigore per quindici giorni e non per due settimane. Passano in rosso Calabria, Toscana e Valle d’Aosta. Intanto, con 23.987 nuovi contagi, il tasso di positività è rimasto al 6,8%. Aumentano di 8 unità i ricoverati in terapia intensiva (3.628 totali) e di 48 quelli nei reparti ordinari (28.472 totali). I decessi sono stati 457.


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