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Beppe Grillo in versione Joker

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Quando i cataclismi provocano la fine di un’era geologica e l’inizio di un’altra prima o poi dal passato riemergono i corpi congelati e in parte decomposti dei mostri che facevano parte dell’antico panorama.

Quando va bene la loro decomposizione prosegue fino alla scomparsa o a un rimasuglio di poche ossa e quando va ancora meglio gli antichi fossili possono essere catalogati tutti nei musei. Non così accade al corpaccione dei % Stelle, sventrato, privo di testa ma anche bicipite, che in decomposizione non è ma in affannosa ricomposizione.

Madamina, il catalogo è questo: l’Italia diversamente dalla Spagna che lo ha fatto nel mese di marzo malgrado il Covid non può permettersi il lusso di andare a votare e far decidere agli elettori chi e quanto è vivo, chi e quanto è morto.

Per motivi di prudenza pandemica ma anche per una dichiarata fobia nei confronti della destra sgradita e anch’essa in rapida ricomposizione, da noi si voterà soltanto a Dio piacendo nel 2023. Ciò pone un problema di necrofilia, di morgue o autopsia, di conservazione sotto formaldeide del vecchio movimentosauro del pleistocene ultimo scorso.

Di qui l’affanno che sarebbe presto superato se i numeri delle presenze in Parlamento avessero una sia pur vaga corrispondenza con quelli delle volontà degli elettori per il potere epidemico che la decomposizione porta con sé. Si finge che il problema sia quello di due aspiranti capi, Grillo e Conte, i quali come due Pupi del teatro delle marionette se le danno di Santa ragione davanti a una platea di tifoserie che ora li incita, ora chiede la pace.

Tutto questo è assolutamente finto. Non c’è alcuna ricomposizione possibile perché non c’è mai stata una divisione reale. Il movimento contro la Repubblica democratica parlamentare creato dall’attore comico Giuseppe Grillo, a cui una condanna definitiva per un omicidio stradale impedisce di accedere a qualsiasi carica pubblica ma non gli impedisce di dettare le sue condizioni all’intera Repubblica, di modificare la Costituzione, di nominare o delegittimare governi, di quel movimento che aveva come programma quello di scoperchiare il Parlamento come una scatola di tonno, roba che neanche Mussolini il quale si limitava a voler far strame Dell’Aula sorda e grigia e luogo di bivacco per i suoi manipoli, è assolutamente un suo copyright, con l’aggiunta di un compare che attraverso un meccanismo digitale pretende di tassare i membri del Parlamento della Repubblica per fare al suo legittimo parere, cassa.

Chi può dirgli che tutto ciò non è suo?  Chi può contendergli il primato e l’imprimatur di una tale graziosa creatura? Ora tutti sappiamo qual è il problema figlio di una situazione sfuggita di controllo e che il termine “populismo” non basta a spiegare e persino a giustificare: il problema è che l’avvocato Giuseppe Conte non ha da solo la forza per strappare quel movimento al suo fondatore, benché ancora goda del consenso che si è formato intorno a lui dopo due anni di governo molto televisivi e di incalzante attualità a causa del progredire tragico dell’epidemia, del crescente numero di vittime e della strage, posti di lavoro, scuole, ristoranti alberghi.

La costante presenza di Conte nella pubblica tribuna e una riconosciuta qualità di mediatore in molte occasioni hanno fatto di lui inaspettatamente un soggetto politico con un suo proprio seguito che al momento del cambio della guardia con Mario Draghi valeva una cifra una percentuale a due cifre.

Quanto valga oggi quella percentuale non è facile dire perché l’assenza dalla scena di comando inevitabilmente abbatte insieme alla visibilità anche la memoria, sicché durando il governo Draghi come promette di durare fino alle prossime elezioni c’è il rischio che l’effetto Conte possa o svanire o ridursi ai minimi termini. Essendo come abbiamo detto la scena bloccata per mancanza di possibilità di convocazione delle urne, così come invece accaduto oltre che in Spagna anche in Israele e molti altri paesi che Covid o non Covid hanno rispettato tutte le regole della democrazia parlamentare dando la parola al popolo sovrano quando questo la chiedeva, la questione si trasforma anzi il corpaccione semi decomposto si trasforma in una bomba atomica abbandonata e tuttora innescata.

Che cosa può succedere?  È ovvio: Conte vistosi sbattere la porta in faccia da Grillo può dire in maniera esplicita di essere pronto a varare un proprio soggetto politico a spese di qualcun altro. Di chi? Si dovrebbe rispondere a spese dei 5 Stelle. Ma tutti sanno che non è esattamente così: un partito di Giuseppe Conte qualora arrivasse vivo alle prossime elezioni potrebbe dissanguare il partito democratico di Enrico Letta oltre a creare danni in altre aree.

Conte sa di non poter contare a lungo sulla permanenza e la vitalità della sua immagine politica. Anche quella è, se non una bomba a tempo, almeno un gelato al sole. Più passa il tempo, più si squaglia. Quindi ragionevolmente Conte ha fretta. E la fretta dà potere a Grillo, il quale sa di aver lo strumento con cui logorare il concorrente sottoponendolo alla doccia scozzese fra il no assoluto e il sì, forse vediamo di trovare un accordo che sarà uno stillicidio senza fine.

L’accordo è impossibile ma far finta di pensarci non costa nulla. Anzi, permette a Grillo di guadagnare tempo e farne perdere a Conte, tranquillizzando Letta e sedando il comprensibile nervosismo di Palazzo Chigi. Il Palazzo non è tanto preoccupato per le vicende interne dei 5 Stelle ma dalla ipotesi di un crollo nella maggioranza. Ma anche qui non bisogna esagerare: questo governo ha comunque la maggioranza assoluta con l’unica opposizione della disciplinata Giorgia Meloni che ha promesso di fare da piccola vedetta lombarda sugli spalti, travestita da opposizione di sua maestà. Quindi, è difficile credere che il governo Draghi tremi di fronte alle convulse decomposizioni dei 5 Stelle, ma certamente il governo ha bisogno più di stabilità che di malumori e dunque da Palazzo Chigi arriveranno sempre messaggi sedativi.

Lo scisma tuttavia non si farà: le 5 Stelle probabilmente si frammenteranno in sciamo di sassi rotanti e comete di fango oltre che di buchi neri, fermo restando che il numero degli eletti quello è e quello resta e che gli eletti dai 5 Stelle sono tacchini come tutti gli altri e hanno il terrore che arrivi Natale perché li porterebbe in pentola e dunque si preoccupano giustamente soltanto del loro futuro visto che la politica in cui forse credevano per cui sono stati eletti è fallita.

Ci troviamo quindi di fronte ad uno scenario con due quinte che mostrano la stessa realtà con due travestimenti diversi in una delle quali si fa finta che si svolga un titanico conflitto che tutti guardiamo con apprensione chiedendoci chi vincerà,  mentre la scena reale è quella di un paese che se ne frega altamente delle coliti e delle altre malattie del corpaccione perché l’economia schizza in alto, il numero delle morti schizza in basso, il valore dell’Italia sul piano internazionale è esplosivo e dunque alla fine dei conti si potrà dire con Shakespeare che è stato davvero tanto rumore per nulla.


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