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La conferenza stampa di Giuseppe Conte all'esterno di Palazzo Chigi

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L’affanno di Giuseppe Conte e di Enrico Letta – candidati alle suppletive della Camera dei deputati per approdare finalmente in parlamento – più che rafforzare la diarchia post-comunista (visto che rappresentano, entrambi, la leadership del soviet altrimenti detto sistema) dilaga nella patafisica. Magari a Siena, grazie al MPS, Letta vince. Ma a Roma-Primavalle, sul buon Conte, grava l’agguato del contrappasso: il banchetto zeppo di microfoni da cui parlò uscendo da palazzo Chigi è perfetto, infatti, per diventare una bancarella generosa di prezzemolo e cicorino (a mazzi). Perché così finirà. Al mercato. Con Goffredo Bettini a fargli da garzone.


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