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LA pandemia non blocca il Programma Erasmus+. È forse la resilienza di tanti docenti e studenti quella che ha sospinto le circa settecento candidature, pervenute da tutto lo Stivale, per partecipare ad Erasmus+ VET (Vocational Education and Training), l’ambito istruzione e formazione professionale del Programma europeo per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport 2014-2020, finalizzato a promuovere l’innovazione dei sistemi educativi e formativi attraverso la mobilità transnazionale di studenti e professionisti della formazione e lo sviluppo e scambio di pratiche innovative. Ai tempi del Covid 19 le domande sono addirittura aumentate, rispetto allo scorso anno, e la conferma che uno studente su tre, al termine del periodo di mobilità all’estero, ha trovato lavoro nei paesi ospitanti, senza dubbio è stata una leva importante.

Certo è che l’aumento del 28% delle candidature per i Partenariati Strategici in ambito istruzione e formazione, iniziative che mettono in sinergia organismi formativi e mondo del lavoro, con ben 247 proposte progettuali pervenute, da una parte, e le ulteriori 425 candidature per la mobilità oltreconfine, in crescita del 5%, esprimono “la voglia di guardare avanti, di progettare il futuro, di sviluppare progetti di cooperazione transnazionale, nonostante l’emergenza sanitaria e la quarantena che ha imposto limiti alla mobilità fisica – ha sottolineato il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda. “La pandemia non ha dunque spento la voglia di nuove esperienze formative: l’Europa rimane per le nuove generazioni un terreno fertile di opportunità ed occasioni”. Nell’ambito di Erasmus+, l’INAPP è l’Agenzia Nazionale responsabile delle azioni decentrate dell’ambito istruzione e formazione professionale.

In particolare, l’ambito Vocational Education and Training consente a studenti dei percorsi di formazione professionale e neodiplomati o neoqualificati, tra i 16 e i 20 anni, di realizzare un’esperienza di apprendimento work-based in Europa, di durata compresa tra le 2 settimane e i 12 mesi. Sebbene Erasmus+ VET sia destinato alle persone – studenti, tirocinanti, apprendisti, docenti, formatori e, più in generale, professionisti dell’istruzione e formazione – la candidatura non può essere presentata da un singolo partecipante. Può essere inviata, viceversa, da organizzazioni, scuole, enti di formazione e, in generale, organismi attivi in ambito IFP interessati ad ottenere un finanziamento per una delle Azioni decentrate del Programma in ambito VET – Partenariati strategici o Mobilità individuale a fini di apprendimento. Quest’anno, dei 247 progetti di Partenariato strategico proposti, 207 sono finalizzati all’innovazione dei sistemi formativi e 40 allo scambio di esperienze e know-how, a livello europeo, tra organismi della formazione. Per quanto concerne le esperienze di mobilità transnazionale, Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Portogallo e Spagna sono le mete più ambite dal 64% dei potenziali partecipanti.

E se fra le regioni spiccano, nel pugno di quelle più attive nell’invio di candidature nel 2020 il Lazio (72), l’Emilia-Romagna (64), la Campania e la Lombardia (ciascuna rispettivamente con 59 candidature), oltre alla Toscana (57) e al Veneto (53), la voglia di ripartenza è tuttavia diffusa sull’intero territorio nazionale. Per quanto riguarda il Sud, le candidature presentate nel 2020 sono a quota 38 per la Puglia, seguita dalla Calabria con 36 candidature, dalla Sicilia con 35 candidature, senza dimenticare le 20 iniziative della Basilicata e le 19 della Sardegna. La regione, se così si può dire, meno rappresentata è il Molise con 6 candidature Erasmus+ presentate nel 2020. Il significativo investimento dei Paesi Membri e della Commissione Europea nel Programma ha portato la dotazione finanziaria Erasmus+ per l’ambito istruzione e formazione professionale destinata all’Italia ad aumentare rispetto al 2019: circa 56 milioni di euro contro i 54 dell’anno precedente. Di questi, la magna pars, ovvero più di 45 milioni, saranno destinati alla mobilità transnazionale a fini di apprendimento, mentre oltre 10 milioni andranno ai partenariati strategici. La speranza è che, una volta assegnati i finanziamenti alle iniziative progettuali, i giovani ed i professionisti della formazione possano realizzare l’esperienza formativa all’estero.

L’emergenza sanitaria generata dalla pandemia del Sars-Cov-2 ha indotto contraccolpi per i progetti in corso, toccando circa 25.000 giovani in mobilità. Sono stati interrotte circa 200 esperienze di mobilità, con rientro anticipato in Italia, mentre circa 100 partecipanti hanno deciso di proseguire il tirocinio all’estero, prevalentemente a Malta. Per Fadda, “Erasmus si conferma un’esperienza che potenzia le cosiddette soft skills, ossia le capacità comunicative, relazionali, di adattamento a vivere e lavorare in ambienti multiculturali”. Uno studente su tre, ha aggiunto, “dopo il periodo di formazione ha trovato lavoro nei paesi ospitanti. Sette ragazzi su 10 ritengono di averne tratto beneficio, oltre il 99% conclude il tirocinio e il 98% consiglierebbe l’esperienza ad altri”. Tuttavia, resta il nodo della ripartenza:” Bisogna capire bene come e quando ripartiranno le mobilità Erasmus”. Spicca il fatto che Erasmus+ ora più che mai può offrire un aiuto concreto alla crescita e/o all’inserimento professionale dei tanti giovani per i quali è stato concepito. Nel periodo 2014-2019 sono state finanziate ben 61.925 mobilità individuali. E dall’inizio del Programma Erasmus+ ad oggi sono stati 4.182 i progetti presentati per l’ambito VET, 2.636 per la Mobilità individuale a fini di apprendimento e 1.546 per i partenariati strategici.


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