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Benvenute al Sud. Con le sue 12mila980 iscritte ai corsi di laurea STEM su un totale di 29mila251 iscritti a corsi scientifici è l’Università Federico II di Napoli l’ateneo con la maggior popolazione di future laureate in materie scientifiche e tecnologiche al Mezzogiorno. Ed anche quello, fra i più grandi a livello nazionale, ad aver raggiunto il miglior equilibrio di genere nei corsi scientifici, con il 44% rosa sul totale iscritti ai corsi di laurea STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Come la Federico II, anche l’Unical, su 10mila71 iscritti STEM, ha il 42% di studentesse, lo stesso gender gap della Statale di Milano, su un totale di 11mila738 iscritti STEM, analogo in percentuale a quello della Sapienza di Roma (41%).

Al Politecnico di Torino, che con 31mila711 iscritti STEM ha ordini di grandezza simili alla Federico II, la percentuale rosa STEM è invece il 28%, meno di una ragazza su tre studenti, come accade anche a Bologna e Padova. Sul gender gap nelle materie scientifiche, il Sud e il Nord giocano ad armi pari, con lo stesso numero di atenei – cinque – già in equilibrio di genere in ambito STEM, ovvero almeno al 50%, sebbene con valori assoluti differenti. La media italiana è pari al 37%. Significa che su 100 iscritti ai corsi di laurea scientifici, 37 sono donne e 63 maschi. Un trend che da anni si tenta di invertire.

L’Osservatorio Talents Venture, società di consulenza specializzata nello sviluppo di soluzioni a sostegno dell’istruzione terziaria, ha stilato una lista degli atenei più virtuosi nel ridurre il divario di genere nelle materie scientifiche, basandosi sull’incidenza del gap e non sui valori assoluti degli iscritti/e STEM nell’anno accademico 2019-2020, quando ancora il Covid-19 non aveva inciso sulle scelte di mobilità studentesca.

Il gender gap nelle materie STEM è un problema su due livelli, come spiega il fondatore e CEO di Talents Venture, Piergiorgio Bianchi. “Oltre ad incoraggiare le giovani – che sono il 57% della popolazione universitaria – a iscriversi alle facoltà scientifiche, bisogna incentivarne la scelta verso quei corsi che sono quasi esclusivamente di appannaggio maschile”.

Soltanto il 14% delle iscritte STEM sceglie corsi ICT e solo il 29% Ingegneria. La maggioranza rosa si rivolge alle Scienze Naturali, con le Biotecnologie in testa alle preferenze. Accade ad esempio al San Raffaele di Milano, in testa agli atenei virtuosi, che con soli 228 iscritti STEM totali, è l’università con il 78% di iscritte STEM, per via dei corsi rispettivamente di Ricerca Biotecnologica in Medicina, triennale, e Biotechnology And Medical Biology, magistrale.

Anche l’Università di Teramo, con il 67% di iscritte STEM su un totale di 624, l’Università di Catanzaro, con il 59% di donne su un totale di 1024 iscritti STEM e l’Università di Foggia, con il 55% di donne su 427 iscritti STEM si classificano fra gli atenei più virtuosi per la riduzione del gender gap. Nella lista figurano altre università con ottimi risultati, sebbene con un peso della componente femminile STEM ancor più significativa in valore assoluto.

È il caso dell’Università di Ferrara, che ha il 55% di iscritte STEM su un totale di 8mila660 iscritti scientifici e dell’ateneo del Piemonte Orientale, 58% su 4065 iscritti STEM. Altri casi virtuosi, per il gender gap, sono il Campus Biomedico di Roma, al 61% di “quota rosa” STEM, e le università di Urbino, della Tuscia e Milano Cattolica, che con gli atenei di Sassari e del Sannio sono già in perfetto equilibrio di genere.


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