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Per usare un eufemismo, potremmo affermare che l’anno solare 2021 è stato complesso per la scuola e per l’università italiana. La pandemia, iniziata nel marzo 2020, ha dispiegato e continua a dispiegare i suoi effetti. Certo, anche per quanto concerne il comparto dell’istruzione lo scenario odierno è migliore di gran lunga rispetto a quello di 365 giorni fa.

Basti pensare che all’inizio del 2021, subito dopo l’Epifania, i cancelli delle scuole superiori erano ancora chiusi ed enormi dubbi aleggiavano su quando sarebbero stati riaperti. Del resto l’incedere della seconda ondata di Covid, nell’autunno 2020, aveva spinto l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte a firmare un Dpcm che, tra le varie restrizioni, disponeva dal 5 novembre la dad per gli alunni delle superiori, nonché anche per quelli delle medie in caso di passaggio in zona rossa. Il rientro degli studenti in gennaio fu quindi scaglionato, soprattutto di quelli delle superiori: alcune Regioni optarono per l’11 gennaio, altre per il 18, altre ancora per il 25.

Ma il rientro non fu per tutti: il 16 gennaio il primo ministro firmò un altro Dpcm che prevedeva la presenza in aula tra il 50 e il 75% nelle Regioni in zona gialla o arancione; la restante percentuale collegata da remoto. Una confusione che certo non rappresentò un alleato della didattica: proprio il primo mese dell’anno giunse il grido d’allarme dell’Istituto Invalsi sui «buchi d’apprendimento» degli studenti a causa della dad.

E in gennaio e febbraio l’inverno e la diffusione dei virus sono all’apogeo, pertanto nuove chiusure – spesso dettate da fughe in avanti dei presidenti regionali – erano in agguato. Il periodo più buio in marzo, con scuole chiuse in zona rossa già dalle materne per effetto del decreto firmato dall’appena nominato presidente del Consiglio Mario Draghi. La luce in fondo al tunnel si accese il 7 aprile, con l’affievolirsi fisiologico in primavera dei contagi e le graduali riaperture. Con il suono dell’ultima campanella dell’anno scolastico, in giugno, si sperava che si chiudesse definitivamente – in forza anche della campagna vaccinale di massa – la parentesi della dad e dei cancelli delle scuole serrati. Speranza disattesa? In parte sì.

L’estate e l’approvazione del Green Pass avrebbe riservato nuovi spunti di polemica. L’obbligo di esibire il qr code per accedere in ateneo ha suscitato e continua a suscitare insofferenza in una larga fetta di alunni e docenti, i quali denunciano la natura discriminatoria (e scientificamente discutibile) di questa misura.

E le scuole? Draghi ha da sempre sottolineato che è priorità del Governo mantenerle in presenza. Così si spiega il caso del mese scorso sulla circolare dei ministeri di Istruzione e Salute che prevedeva la dad in caso di un solo positivo in classe, smentita la sera stessa dall’Esecutivo che confermava le lezioni da remoto solo a quota tre studenti positivi. Tuttavia, coi contagi che crescono, pullulano le classi chiuse in tutta Italia. La speranza è che il 2022 sarà meno complicato. Ma la speranza, come sempre, deve confrontarsi con il dato di realtà.


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