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Il dottor Massimo Ciccozzi

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LA PARTITA dei rischi per la salute umana dopo l’incontro con il Sars-Cov2, è al buio. Chi vive la movida, incurante del rischio contagio da Covid-19, affolla le strade senza rispettare le regole del distanziamento, ingaggia una sfida col virus, deve sapere questo. Dopo mesi di studio sul nuovo coronavirus «siamo certi soltanto di una cosa. Non sappiamo quali conseguenze permanenti lascerà sull’organismo delle persone contagiate, compresi i giovani. Lo sapremo soltanto fra qualche anno. La risposta del sistema immunitario è ancora un’enigma. Ai giovani dico: non abbassate la guardia e trascorrete le vacanze nel nostro Paese. Il beneficio sarà doppio: sottrarsi al rischio contagio, più forte all’estero, preservando la propria salute, ma anche aiutare il turismo e l’economia della nostra splendida Italia».

Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare e Direttore dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, lo scienziato che per primo con il suo gruppo di ricerca ha individuato le mutazioni del Sars-Cov-2 in Cina, Usa e Europa, ammette: «Speravamo che con l’estate il virus facesse il salto di specie e andasse in qualche altro animale e sparisse. Così non è andata, perché il virus è molto contagioso. Dobbiamo conviverci. Il vaccino è importante, così come le regole da rispettare».

La percentuale di under 18 contagiati è salita, fra giugno e luglio, al 13,2% e il 55,2% dei positivi è nella fascia d’ età 19-50, con l’età mediana che è scesa sotto i 40 anni. Che cosa sta succedendo?

«L’età mediana è scesa esattamente a 39 anni e l’attenzione si è allentata per via delle vacanze. I giovani si sono rilassati, non percepiscono più la contagiosità del virus, la pericolosità, mentre sono in vacanza. Il virus, però, non ha una stagionalità, non distingue l’età e il sesso, è estremamente contagioso e dove può infettare infetta. Se si va nelle discoteche senza il distanziamento, si va all’estero senza tanti accorgimenti, si sposa perfino la tesi assurda che il virus non esiste e non può nuocerci, il risultato è questo».

Quindi colpa della movida e dei viaggi all’estero?

«Non solo. Ci sono anche i rave party dove è obbligatorio andare senza mascherina e aggregarsi infrangendo le regole, pensando che il virus sia soltanto frutto di terrorismo politico. A queste persone direi di parlare con i parenti delle vittime del Covid-19, o con quanti sono usciti per miracolo dalla terapia intensiva, perché di questo si tratta. Non capisco questi comportamenti, ma vedo invece che i giovani vanno all’estero, nelle discoteche di Spagna, Francia, Grecia che sono più “allegre”, mentre l’Italia in questo momento è il Paese più virtuoso. Basti pensare al Belgio, che ha un quarto della nostra popolazione e ha 800 infetti. Inviterei i nostri giovani e chi va in vacanza a fare una cosa.

Cosa?

In Italia abbiamo dei posti meravigliosi, abbiamo le isole più belle al mondo, dall’arcipelago toscano andando verso Sud, alle spiagge caraibiche della Sardegna, alle coste meravigliose del Mezzogiorno. Chiedo: perché andare in Spagna, Grecia, a Corfù o a Malta ad infettarsi? Per complicarsi la vita? Fate le vostre vacanze in Italia. Fra l’altro, facendo circolare i nostri soldi qui, facciamo del bene a noi stessi e al nostro Paese. E poi, il virus c’è. Al drive – in del Campus Bio-medico, dove vediamo una realtà di quartiere, a Roma, abbiamo avuto in un giorno 22 infetti, di cui soltanto uno sintomatico, gli altri tutti asintomatici. Questo dimostra anche che il contact – tracing funziona. Le persone sanno che se hanno avuto contatti con una persona che poi è risultata positiva, si devono dichiarare, e lo fanno. Così si riesce a “prendere” gli asintomatici.

Gli esperti non hanno contribuito a convincere che il contagio per i giovani è in forma lieve o asintomatica?

«È vero che i giovani prendono il virus in forma più lieve, però dovrebbero riflettere sul fatto che sono dei diffusori, e che se vanno a casa e infettano i genitori o i nonni, il problema diventa più grave. Il monito è proprio questo: ragazzi, non dovere pensare solo alla vostra salute, ma alla salute di chi incontrate in famiglia».

Negli asintomatici, la carica virale è uguale a quella di un sintomatico?

«No, è leggermente più bassa, ma il virus si può trasmettere anche se la carica è inferiore».

Senza i posti distanziati, è sicuro prendere l’aereo? E il treno?

«Treni, metropolitane, mezzi pubblici: li ho presi tutti. I posti sono distanziati e sono sicuri. L’aereo non lo prendo, non è sicuro. Se non si indossa una mascherina FFp2, che è appannaggio degli operatori sanitari, la mascherina chirurgica non protegge chi la indossa, protegge chi sta accanto. In questo periodo l’aereo sarebbe ampiamente da evitare, come, ripeto, meglio evitare di andare in Spagna, Malta, Grecia e Corfù. Il problema da sottolineare ai giovani è un altro».

Quale?

«Non conosciamo quali saranno le conseguenze del contagio sull’organismo a distanza di anni. Danneggerà i polmoni, lascerà una TBC o un’asma cronica? Non lo sappiano. Questo virus ha dei recettori ovunque: va nei reni, nel cuore, nel sistema nervoso. Fra cinque anni cosa farà a un ragazzo di vent’anni che fa attività sportiva? Non lo sappiamo. Il vero enigma è la risposta immunitaria».

Il dubbio vale anche se preso in forma lieve?

«Certamente. Nessuno può dire se ci saranno dei risvolti di cronicizzazione da qualche parte. Il fatto che per un mese uno non senta né odore, né sapore, significa che il virus ha oltrepassato la barriera ematoencefalica e come tanti altri virus è andato nel cervello a disturbare qualcosa. Oggi non sappiamo se lascerà effetti tra un anno o due. Occorre evitare in tutti i modi di ammalarsi».

Che cosa accadrà con la riapertura della scuola? Ha più senso fare tamponi a tutto il personale o è preferibile fare test rapidi?

«Credo che vadano bene entrambe le opzioni. Poiché bisogna iniziare la scuola, da epidemiologo dico che poiché non so che cosa il docente o l’allievo hanno fatto durante l’estate, faccio il tampone molecolare a tutti gli insegnanti, a tutto il personale delle scuole e, a campione, agli alunni. Il test sierologico dice se si è avuto contatto con il virus, il tampone molecolare, che viene effettuato col prelievo naso-faringeo, è la certezza di avere o non avere, nel momento in cui si fa, il virus. Questo andrebbe fatto prima di iniziare la scuola? Esattamente, andrebbe fatto nelle 72 ore precedenti, prima dell’inizio. Chiaramente la scuola deve essere strutturata in modo tale da mantenere le distanze fra gli alunni».

I banchi con le rotelle?

«Mi sembrano un’assurdità. I ragazzi così si avvicinano fra loro. Bisogna mettere i banchi a distanza, in aule da 15 alunni, cambiando un po’ le regole. Sono cose necessarie, fino a che questo virus non andrà via, o non sarà controllato da un vaccino. Non abbiamo una terapia».

Vaccini, a che punto siamo?

«Il vaccino della Reithera che stanno sperimentando allo Spallanzani, dove è iniziata la fase 1 è un buon vaccino, basato su un vettore adenovirale. Lo stesso vale per il vaccino sviluppato dall’Università di Oxford con l’IRBM di Pomezia, dove però hanno già iniziato la fase 3. E in fase tre è anche il vaccino di Moderna, di Anthony Fauci, che è un’espressione di Rna messaggero agglomerato in particelle lipidiche, una sorta di piccole bombette di grasso che fanno un po’ da cavallo di Troia. Sono i tre vaccini a cui credo fermamente, mentre non credo al vaccino russo, privo di una prova scientifica».

Renderebbe obbligatorio il vaccino?

«Lo renderei obbligatorio per persone che sono a rischio e per le persone over 60 – 65, o che hanno comorbilità. Consiglierei tuttavia di fare, nell’attesa, il vaccino antinfluenzale e pneumococco, in modo da consentire al medico di fare una diagnosi differenziale, nel caso tornasse a diffondersi il contagio».


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