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La crisi economica scatenata dalla pandemia si è abbattuta come uno tsunami sull’occupazione, specie nel Meridione. A pagarne le conseguenze – secondo l’ultima audizione di Svimez presso la Commissione bilancio della Camera – sono soprattutto i giovani e le donne. «L’occupazione giovanile – spiega l’associazione – si è ridotta nei primi tre trimestri del 2020 del 4,8%, più del doppio del calo totale dell’occupazione». L’impatto è stato ancora più pesante nelle regioni del Mezzogiorno, dove i giovani lavoratori sono calati del 7,1%.

Quanto alle donne, lo Svimez ricorda che «già prima della pandemia l’occupazione femminile soffriva di una situazione di svantaggio relativo soprattutto nelle regioni meridionali». La situazione è peggiorata con il Covid, che «ha cancellato in un trimestre oltre il 50% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 ed il 2019 riportando il tasso d’occupazione delle donne a poco più di un punto sopra i livelli del 2008». Questo a livello nazionale. Al Sud «l’occupazione femminile persa nella media dei primi tre trimestri 2020 è superiore a quella creata negli undici anni precedenti (-94 mila unità a fronte di +89 mila tra il 2008 ed il 2019) e il tasso di occupazione rimane intorno ai livelli del 2008 (32% nel terzo trimestre), tra i più bassi a livello europeo».

Eppure il Mezzogiorno continua a essere una straordinaria occasione di rilancio per l’Italia. «La destinazione al Meridione del 50% dei fondi di Next Generation Eu per investimenti – ha detto il direttore generale di Svimez, Luca Bianchi – avrebbe l’effetto di incrementare la crescita del Pil meridionale, dall’8,1 all’11,6% (e di attivare un ulteriore incremento di circa 100 mila posti di lavoro) ma inoltre determinerebbe una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale di circa un punto percentuale». Puntare sul Sud, in sostanza, «attiva più crescita nell’area ma soprattutto accelera la crescita nel Paese».

Il presidente di Svimez, Adriano Giannola, ha invece parlato del rischio che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr) si «risolva in uno scatolone di progetti senza una chiara linea strategica». Pertanto «o si rimette in moto il Mezzogiorno come motore aggiuntivo al motore ansimante dell’economia del Paese o il Pnnr rischia di essere un contenitore di progetti con impatti non chiariti e risultati in termini di crescita che potrebbero risultare deludenti».

La linea di condotta proposta da Svimez è di «ridurre le disuguaglianze» e assicurare la coesione sociale. La priorità – ha sottolineato Giannola – è «costruire un sistema logistico produttivo che faccia del Sud il perno dell’innovazione strategica europea».


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