X
<
>

La fila davanti ad una farmacia per un tampone rapido

Condividi:
1 minuto per la lettura

È passato oltre un anno e mezzo da quando i primi laboratori privati sono stati autorizzati a eseguire i tamponi. Era l’ottobre del 2020 e, con il gonfiarsi della seconda ondata, erano emerse tutte le inefficienze del sistema diagnostico pubblico. L’estensione si rese, quindi, necessaria per decongestionare ospedali e drive in e consentire ai cittadini di avere un servizio più efficiente.

Il quadro è stato completato, a inizio 2021, dall’arrivo dei test in farmacia. Si tratta, ovviamente, di tamponi a pagamento, anche perché spesso eseguiti su base volontaria. E il business è notevole, specie con l’arrivo di Omicron.

Secondo un servizio realizzato da “Di martedì” (La7) i test effettuati in Italia dal 24 dicembre a 6 gennaio sono stati 12 milioni, con un incasso per il circuito farmaceutico di 102 milioni di euro. La maggior parte dei kit utilizzati nel nostro Paese arriva da Cina e Asia in genere, con un prezzo di importazione di 0,60 cent al pezzo.

Le farmacie li acquistano, secondo Roberto Capobianco di Conflavoro, a 2,5/3 euro l’uno e li vendono al prezzo “calmierato” di 15 euro. Ancora più esosi i molecolari eseguiti nei laboratori privati che possono arrivare a costare oltre 100 euro. E non vanno dimenticati i test fai-da-te, andati a ruba durante le festività. Un po’ come sta capitando con l’antibiotico Zitromax, spesso prescritto dai medici di base come terapia adiuvante per il pazienti Covid.

In generale, per farmacie e parafarmacie, si tratta di un momento molto remunerativo. Basti guardare gli spot tv, che per la maggior parte propongono farmaci e affini.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE