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Luigi Sbarra, segretario Generale della Cisl

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di LUIGI SBARRA*

“Il lavoro è il valore fondativo della nostra Repubblica”: questo è il tema centrale che abbiamo scelto per questo Primo Maggio, a 75 anni della promulgazione della Carta Costituzionale. Non è solo una giornata di lotta e mobilitazione per il riconoscimento di diritti, di tutele e garanzie fondamentali in tutto il mondo. E’ un momento di grande partecipazione collettiva, un ritrovarsi in quel patto intergenerazionale che si rinnova tra lavoratori, pensionati ed i giovani nel nostro paese. Il lavoro è il valore fondativo della nostra Repubblica: è il filo conduttore che abbiamo scelto per questo Primo Maggio, dedicato alla celebrazione dei 75 anni della Carta Costituzionale. E’ solo dall’attuazione dei valori che la ispirano e dall’applicazione dei principi che la animano che potremo ottenere riforme capaci di rimettere al centro la persona e, con essa, il lavoro, la giustizia sociale e l’unità del Paese. A Potenza, luogo in cui si incrociano tante criticità e potenzialità del Paese, ribadiremo che bisogna colmare il divario nord-sud e rimuovere le disuguaglianze geografiche, di genere, generazionali. Ed anche il tradizionale “Concertone”‘ di piazza San Giovanni sarà un grande momento di partecipazione dei giovani, perché la musica ha questa grande forza universale di unire le generazioni, anche sul tema della dignità del lavoro e della persona, dei grandi valori della libertà, democrazia, pace, alla base della nostra Costituzione.

Come ha giustamente più volte sottolineato il Presidente Mattarella, “la Costituzione non va solo letta, va vissuta e difesa nei suoi valori e principi, soprattutto verso le nuove generazioni”. Dobbiamo impegnarci ad applicare quei principi, ad incrementare il lavoro nei suoi aspetti qualitativi e quantitativi, a garantire stabilità occupazionale soprattutto a giovani e donne. E’ necessario dare un percorso partecipato all’attuazione del PNRR e delle altre risorse nazionali ed europee che abbiamo a disposizione per il sud. Bisogna assumere i tecnici che servono a trasformare le risorse in cantieri, colmare le lacune infrastrutturali, ambientali, nei servizi, nella sanità, nella pubblica amministrazione. L’unica politica che finora ha dato buoni risultati nel Mezzogiorno è stata quella degli incentivi fiscali, insieme a minori oneri sul lavoro ed un salario più flessibile, per rendere convenienti gli investimenti e favorire le assunzioni a tempo indeterminato. E’ la strada che avevamo praticato con successo nei primi anni novanta proprio in Basilicata con gli accordi sindacali alla Fiat di Melfi, ma che avevamo replicato a Gioia Tauro, Avellino, Pomigliano, Bari, Catania ed altre realtà industriali del Mezzogiorno.

Negli ultimi venti anni non si è più fatto nulla: da una parte per la disattenzione e la mancanza di una scelta concertativa dei governi nazionali; dall’altra, per il prevalere di un clima non partecipativo tra imprese e sindacato. Dobbiamo tornare al negoziato, in uno scambio autonomo con pari assunzione di responsabilità di tutte le parti. Bisogna incentivare fortemente le assunzioni a tempo indeterminato, sostenere l’apprendistato, valutare anche di far costare di più i contratti a termine di breve durata per alimentare un fondo di solidarietà dedicato alla previdenza dei giovani. Vanno aumentate le risorse contro la povertà, assicurati adeguati sostegni con le nuove misure per le famiglie. Per gli occupabili bisogna collegare lo strumento che sostituirà il Reddito di cittadinanza a un efficace network di politiche attive ed a forti interventi di formazione e riqualificazione. Occorre rimuovere ogni impedimento che frena la piena realizzazione della persona attraverso una nuova stagione di corresponsabilità sociale, che passa anche dalla piena attuazione dell’Articolo 46 sulla partecipazione dei lavoratori alle decisioni, agli utili e all’organizzazione delle imprese.

E’ indispensabile che il Governo riconosca il valore del dialogo sociale per affrontare con equità i nodi delle riforme e le priorità della piattaforma sindacale. La nostra mobilitazione unitaria già avviata che andrà avanti con le iniziative programmate nelle prossime settimane serve a questo, ed esclusivamente su questo giudicheremo il governo. Nessuno sconto. Senza il pieno coinvolgimento e la partecipazione del mondo del lavoro non si va da nessuna parte. Il problema dell’inflazione va affrontato con una vera politica dei redditi, adeguando salari e pensioni al costo della vita, rinnovando tutti i contratti scaduti, fermando l’enorme speculazione che si registra sui prezzi dei beni di prima necessità e sulle tariffe. Vogliamo un sistema fiscale realmente redistributivo che salvaguardi il principio costituzionale di progressività: non basta operare sul cuneo fiscale, serve una riforma complessiva.

Bisogna poi riavviare i tavoli sulla riforma delle pensioni e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e far emergere il lavoro nero e sommerso, assumere come priorità la sicurezza e la tutela della salute. Più lavoro stabile e sicuro, più tutele, più salario: questo è il messaggio che rinnoveremo oggi da Potenza, da tante piazze italiane, in questo Primo Maggio. Tocca al Governo e alle forze politiche saperle raccogliere, per costruire insieme come declina la nostra Costituzione un paese più giusto, più solidale, fondato sui valori del lavoro.

*Segretario Generale Cisl


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