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La maggioranza gialloverde e un pezzo del paese si dividono sulla Tav ma a Sud di Napoli è come se le lancette della modernità si siano fermate a mezzo secolo fa. Tra Nord e Mezzogiorno c’è un divario crescente e la mobilità ne rappresenta il principale simbolo. 

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L’Italia dei binari racchiude il meglio e il peggio. Anche un giapponese guarderebbe con invidia al collegamento tra Bologna e Firenze, 162 treni che sfrecciano ogni giorno a oltre 300 km/h, 20 convogli in più in appena due anni. Un’offerta che non ha paragoni al mondo.

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Palermo-Trapani è una distanza simile ma l’offerta è ferma a quattro convogli e occorrono quasi 4 ore.  In confronto i cittadini di Brindisi sono dei privilegiati. Per andare a Roma dispongono di 10 treni al giorno (ma solo due Frecciargento) e dal momento che siamo tutti italiani il costo del viaggio di 3 ore è identico a quello del Roma-Milano sul Frecciarossa, oltre 100 treni al giorno. Tra Reggio Calabria e Cosenza appena 14 convogli al giorno e due ore e mezzo a un prezzo più alto rispetto ai 39 minuti per andare da Firenze e Bologna.
 
Gli italiani da Aosta a Brindisi hanno voglia di treno. L’alta velocità e la concorrenza hanno generato sviluppo economico e sociale (easyjet e Ryanair si sono arrese al potere del treno e non operano più la Roma-Milano).

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La frattura tra Nord e Sud ha assunto i contorni della discriminazione nei confronti di un terzo del Paese. E nel trasporto pendolare ormai ci sono due Italie agli antipodi. La riduzione degli investimenti pesa soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno come mostra la fotografia che ogni scatta il rapporto Pendolaria realizzato da Legambiente. Negli ultimi sei anni le regioni del Nord registrano un costante e robusto aumento dei passeggeri che utilizzano il treno. Di contro al Sud c’è un preoccupante calo (la Puglia unica eccezione) che riflette una offerta scarsa e qualitativamente mediocre. In Calabria solo 25mila persone usano il treno ogni giorno rispetto alle 32mila della Provincia di Bolzano.  In Campania nel giro di sei anni il traffico giornaliero è sceso da 467mila a 308mila passeggeri contro il mezzo milione del Lazio. In Sicilia appena 37mila passeggeri su 5 milioni di abitanti, la Lombardia ne conta 750mila con 10 milioni di residenti.
 
La componente grillina del governo con l’entusiasta ministro Danilo Toninelli promette che il rilancio dei trasporto ferroviario pendolare è tra le priorità. Ma dal Ministero mancano segnali di un vero cambiamento della politica infrastrutturale. Per il Sud è una questione vitale. Tra il 2010 e l’anno scorso il taglio dei servizi ferroviari regionali è una costante. In Molise -33,2%, in Calabria il 16% di treni in meno, -15% in Campania. In compenso la Regione guidata da Vincenzo De Luca è sul podio per l’incremento del costo dei biglietti: un aumento del 48,4% dal 2010, superata solo dalla Liguria con il 49%.
 
Gli Stati Uniti d’America sono diventati una nazione grazie soprattutto ai binari. In Italia si è scelto di condannare in partenza un pezzo del Paese.
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