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Gianfranco Battisti

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Le Ferrovie dello Stato accelerano gli investimenti destinati al Sud. Il piano svelato dal vertice dell’azienda alla presenza del premier Giuseppe Conte e dei ministri Giovanni Tria e Danilo Toninelli rappresenta una parziale svolta rispetto agli ultimi decenni. Tra quest’anno e il 2023 il Gruppo Ferrovie dello Stato realizzerà investimenti in infrastrutture al Sud per 16 miliardi di euro. Una cifra pari al 38% del totale di 42 miliardi destinato a interventi infrastrutturali su strade (Anas) e binari (Rfi). Senza dubbio un segnale di cambiamento positivo considerando che tra il 2002 e il 2016 gli investimenti ferroviari al Sud sono stati appena il 19% del totale.

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«Andiamo a sbloccare 1.600 cantieri nei prossimi due anni tra Anas e Rfi – ha sottolineato il numero uno delle Fs Gianfranco Battisti – con risorse aggiuntive per 4 miliardi» e «al Sud sono destinati 16 miliardi di euro nell’arco del piano. Per noi il Mezzogiorno è molto importante. L’obiettivo fondamentale del nostro piano è lo sviluppo sociale del Paese».

SOPRA LE ASPETTATIVE

La maggiore attenzione nei confronti di un pezzo importante dell’Italia è evidente. Destinando al Sud il 38% degli investimenti in infrastrutture, le Ferrovie fanno di più rispetto ai nuovi obblighi normativi introdotti con la Legge di Bilancio che prevede di destinare al Mezzogiorno almeno il 34% della spesa in conto capitale pubblica e delle partecipate. Ma per recuperare la frattura tra Nord e Sud in tema di mobilità, soprattutto ferroviaria, serve ben altro. Gli investimenti annunciati non bastano a colmare nel medio periodo il profondo gap tra le due Italie in termini di dotazione infrastrutturale. Si tratta comunque di un primo passo, un’inversione di rotta anche se timida nell’ampiezza dell’intervento.

ANCORA MOLTO DA FARE

La rete ad alta velocità rimane lo specchio di un’Italia ferroviaria a due velocità. Su 1.350 Km di binari in esercizio per i treni veloci quelli al Sud sono appena il 13,3%. La realizzazione di collegamenti fondamentali come l’agognata Napoli-Bari nella migliore delle ipotesi verrà completata dopo il 2026. Il piano delle Ferrovie considera fondamentali le opere strategiche con un impatto considerevole sull’avanzamento dei progetti ferroviari quali Terzo Valico, Brennero, Brescia – Verona – Padova, Napoli – Bari e Palermo – Catania – Messina. Sui progetti stradali il focus nel Mezzogiorno riguarda l’A2 Autostrada del Mediterraneo, la Strada Statale Jonica e l’A19 Palermo-Catania. In totale il piano delle FS prevede investimenti per 58 miliardi di euro nel periodo del piano. Per le infrastrutture saranno mobilitati 42 miliardi di euro, 12 miliardi per nuovi treni, 2 miliardi per metro e 2 miliardi per le altre tecnologie.

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Le Fs indicano che il piano rappresenta un impegno record, un valore mai così alto, che conferma il Gruppo quale primo investitore in Italia, con punte fino a 13 miliardi all’anno (+75% contro i 7,5 miliardi del 2018). Uno sforzo, sostenuto per il 24% con risorse di Gruppo, che potrà contribuire alla crescita dell’Italia con la creazione di un indotto per 120mila posti di lavoro l’anno, 15mila assunzioni dirette in 5 anni e un contributo annuo all’aumento del Pil fra lo 0,7 e lo 0,9%. I ricavi raggiungeranno nel 2023 i 16,9 miliardi, l’Ebitda 3,3 miliardi e l’utile netto arriverà a 800 milioni. Altri due miliardi arriveranno da Green Bond, per il resto delle coperture saranno chiamate in causa le regioni. Questione che solleva più di qualche punto interrogativo. Il Gruppo FS ha «un ruolo di perno essenziale per quanto riguarda il sistema del trasporto del paese e un ruolo fondamentale nel sistema dello sviluppo del paese» ha sottolineato il premier Giuseppe Conte.

I RISULTATI ATTESI

Il piano industriale darà un contributo all’aumento del Pil fino allo 0,9% l’anno soprattutto per l’effetto leva degli investimenti. Le FS stimano un aumento dei passeggeri di 90 milioni l’anno, di cui circa 20 milioni turisti con un impatto positivo per l’ambiente. Le Fs calcolano 400mila auto in meno e un abbattimento delle emissioni di CO2 di 600mila tonnellate Nel piano c’è anche il tema della puntualità dei treni che il gruppo guidato da Battisti ha inserito tra le priorità.

«È il nostro biglietto da visita. Investiremo 5,5 miliardi per migliorarla” ha aggiunto l’Ad ricordando che l’Autorità dei Trasporti ha richiamato il gruppo per l’eccessivo numero di ritardi accumulati nel corso del 2018: “Da gennaio ad oggi la puntualità è migliorata di 17 punti percentuali rispetto all’anno scorso».

Nel piano delle Ferrovie non c’è il dossier Alitalia. «siamo ancora nella fase negoziale. Non ci sono novità”, ha detto Battisti. «Abbiamo avuto proroga fino al 15 giugno – ha aggiunto – nel caso dovessimo portare a buon fine operazione l’assorbiremo nel Piano industriale ma nei sui pilastri fondamentali non cambierebbe molto».


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